Epilogo

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Il capitolo sarà scritto in terza persona, in modo da fare capire entrambi i punti di vista senza il bisogno di specificarli e cambiarli nel corso della storia. Buona lettura!

Un forte rumore, come metallico, si espande per tutta la casa, Bradley si tappa le orecchie, per non sentirlo.
Poi si sente un forte tonfo, dalla porta compare una persona, completamente incappucciata, e il ragazzo non riesce a capire bene di chi si tratti.

«Ti sono mancato eh Simpson? Ricordi qual'era l'ultima cosa che ti dissi?»

Il riccio spalanca gli occhi, non poteva crederci, il suo ritorno significava solamente una cosa, guai in vista.
Ricordava perfettamente cosa gli disse l'ultima volta che lo vide.
Il suo cuore comincia a battere a ritmi molto più veloci, il misterioso uomo incappucciato si avvicina, in modo da essere più visibile, ma Bradley aveva già capito di chi si trattava, Harold.
«Non posso crederci.» sussurra Veronica, fissa il telefono davanti a sè, ignorando le lacrime che scendono dai suoi occhi e che le offuscano la vista.
«Ti accompagno a casa?» chiede gentilmente Luke, quel ragazzo avrebbe tanto voluto prendere Veronica e stringerla a sè. Non provava nulla per lei, la conosceva da poco tempo, voleva essergli amico, e soprattutto voleva starle vicino in questo brutto momento. La mora annuisce.
Il sole stava tramontando, e comunque sia sarebbe dovuta tornare a casa.
Prima di lasciarla rientrare in casa, Luke la stringe in un forte abbraccio, lei appoggia la testa sul suo petto.
«Grazie.» sospira. Luke sorride.
«Avevi bisogno di un abbraccio.»
«No, grazie per l'intera giornata, purtroppo non si è conclusa nel migliore dei modi, ma è stato bello.» il biondo sorride.
«E anche grazie per l'abbraccio, ne avevo veramente bisogno.» i due si sorridono, poi Veronica rientra in casa, dove ad aspettarla c'è la sua migliore amica, sdraiata sul divano a dormire.
Veronica si accorge di lei e si abbassa alla sua altezza lentamente.
«Pez, vai in camera tua, qui stai scomoda.» le sussurra, Perrie spalanca gli occhi e si alza di soprassalto.
«Ehi ehi sono io.» la tranquillizza Veronica, la bionda si porta una mano sul cuore mentre scoppia a ridere.
«Non sussurrare mai più mentre dormo, pensavo mi volessero uccidere.» anche Veronica scoppia a ridere a sentire le parole della sua amica.
Chiude la porta di casa e poi si dirige in camera sua, prendendo il pigiama.
Lo infila e si siede sul divano, dove Perrie era rimasta seduta.
«Hai già mangiato?» chiede a Perrie, lei scuote la testa.
«Penso di essermi addormentata per le sei.» guarda l'orologio. Sono passate due ore.
«Comunque sia, cosa preparo?» chiede Veronica. Perrie si alza, dirigendosi in cucina.
«Che cosa vuoi da me?!» esclama Bradley, alzando di parecchio il tono di voce.
«Punirti.» Harold fa un passo in avanti, ogni passo che fa verso Bradley, equivale ad un passo indietro da parte del riccio, che al momento è parecchio spaventato.
«Non ho fatto niente.» esclama ancora. Ma Harold sa, ha seguito attentamente la sua storia.
«Se mi rapisci mi troveranno, Veronica verrà a cercarmi.»
«Veronica? La stessa Veronica che hai lasciato e alla quale hai detto di non amarla più? Non penso verrebbe a salvarti, lei ti odia, ti sei comportato da stronzo.»
«Io la amo.» sussurra Bradley, i suoi respiri si fanno più lenti, sta per piangere. Ma Harold non interessa, non ha intenzione di compiacerlo, ha solamente il compito di punirlo.
«Perchè ti comporti così Harold? Eh? Cosa vuoi da me? Sai là fuori quanta gente cattiva c'è da punire? Perché proprio me?» si porta una mani tra i capelli, scompigliandoli, Harold sorride amaramente.
«Ho iniziato con te, e devo finire con te. È il mio dovere, devo portare a termine il mio compito.» si rigira tra mani uno strano oggetto, sembra un'arma, ma Bradley non riesce a capire di che si tratti.
«Sei malato.» dice poi Bradley.
Harold ride, solo ora si può notare come il suo sguardo sia mutato, sembra diabolico.
«Ed ora Bradley, ricordami cosa ti dissi come ultimo avvertimento, quella notte, so che te lo ricordi.» il moro non parla, non riesce ad emettere alcun suono, un brivido gli percorre tutta la schiena, stringe i pugni, guardando Harold.
Si ricorda perfettamente quella frase, da quel giorno non ha più lasciato la sua mente.
"Alla prossima cavolata attento, o rischierai di rimanere chiuso in questo quadro per sempre."
«Non ho fatto niente! Non puoi chiudermi di nuovo nel quadro.» urla Bradley, cerca di apparire duro ma in realtà in quel momento ha molta paura. Harold ride.
«Io posso fare tutto, decido io.» il riccio si passa una mano tra i capelli, tirandoli leggermente.
«Ti sei comportato come la persona che ho rinchiuso nel quadro anni fa. Pensavamo tutti che tu fossi cambiato, evidentemente sbagliavamo. Sei sempre il solito ragazzino incapace di trattare bene una persona a lui cara.»
«Non è vero! Io sono cambiato...» sussurra Bradley.
«Chiama Veronica avanti, dille quello che provi, veramente, per lei, e salutala, perchè sarà l'ultima volta che la sentirai.» Harold lo mette alla prova, Bradley scuote leggermente la testa.
«Chiamala e basta!» urla.
Bradley prende il suo telefono e lo porta all'orecchio, mette giù prima che possa rispondere.
«Segreteria telefonica, le lascio un messaggio per dirle di richiamarmi.» Harold alza le spalle. Bradley tira un sospiro.
«Bradley mi ha scritto.» Veronica, seduta sul divano, prende velocemente il suo telefono e legge il messaggio.
«Devo andare da lui.» Perrie spalanca gli occhi e la fulmina con lo sguardo.
«È in pericolo.»
«Non pensi sia semplicemente una scusa? Non può prima dirti di non amarti più e poi chiamarti solo quando ha bisogno di qualcosa, andiamo Veronica, non cascarci di nuovo.» le due amiche si guardano.
«Mi ama ancora, ed ora devo andare da lui.» si alza e prende la sua giacca, Perrie non la guarda uscire, si comporta così per il suo bene, non vuole che la sua migliore amica soffra di nuovo.
Bradley anziché scriverle di richiamarla, le ha scritto di correre a casa sua a 'salvarlo'. Quando la mora arriva vicino alla porta di casa Simpson sente all'interno degli urli, guarda dalla porta finestra e nota Bradley davanti ad un uomo tutto incappucciato.
«Pronto polizia? Salve sono Veronica Evans, il mio fidanzato è in pericolo, c'è un pazzo in casa sua e mi sembra armato.» chiama la polizia e da loro tutte le informazioni per raggiungere casa di Bradley. «Fate presto vi prego!» attacca e prende un respiro profondo, entra in casa e Harold si gira di scatto verso l'ingresso di casa.
«E lei cosa ci fa qua?!» urla, si avvicina a Bradley e il ragazzo indietteggia, finendo con le spalle contro il muro, i battiti del suo cuore si fanno sempre più veloci.
Veronica osserva la scena spaventata, poi dalla porta d'ingresso entra un agente di polizia.
«Fermo dove sei!» urla.
«La tua fidanzata è proprio ingenua. Non solo la tratti male, per di più la chiami di venire da te e chiamare la polizia, e te come un cagnolino esegui i suoi comandi.» ride Harold, Bradley posa il suo sguardo sulla ragazza, è sempre così bella.
Gli occhi di Veronica vanno sul ragazzo. Lo odiava, ma al tempo stesso lo amava, dio se lo amava.
Harold si gira, dando le spalle a Bradley e lancia uno strano oggetto addosso al poliziotto, il quale sparisce in pochi minuti. Veronica spalanca gli occhi, indietreggiando.
«Ed ora basta con le stronzate. Dì addio alla tua amata Bradley.» Harold tira fuori dal suo cappotto una pistola, la punta contro Bradley.
Veronica senza pensarci corre e si posiziona in mezzo a Bradley e Harold, quest'ultimo alza gli occhi al cielo.
«Smettetela con questa scenetta romantica da film, io sparo ad entrambi.»
«Veronica, per favore, allontanati.»
«Non posso lasciarti morire.»
«Perchè non lo rinchiudi nel quadro? Perchè ucciderlo?» urla Veronica, le lacrime che ha cercato di trattenere oramai stanno cadendo lungo le sue guance.
«E rischiare che possa uscire ancora e fare del male ad altra gente? No grazie, è meglio farla finita subito.» punta ancora la pistola davanti a Bradley, Veronica si è allontanata.
Harold sta per premere il grilletto, senza pensarci due volte Veronica si lancia contro Bradley, il rumore di uno sparo si espande per tutta la casa.
«Veronica! Veronica!» la ragazza sente una voce chiamarla, è una voce ovattata, non capisce bene da chi arriva però. Pensa di essere morta.
«Veronica.» adesso la voce si fa più chiara, è una voce da donna.
Lei non si gira e continua a guardare davanti a sè.
«Veronica, devi uscire.» un'infermiera entra nella sua stanza, si avvicina a lei e posa una mano sulla sua spalla.
La ragazza continua a guardare fuori dalla finestra, osservando gli altri ragazzi girare per il giardino del grande manicomio.
C'è chi sta correndo, chi sta giocando a palla contro il muro, chi invece è semplicemente steso sotto un albero.
«Veronica, sei chiusa qui dentro da due giorni, devi un po' uscire all'aria aperta.» la dottoressa si avvicina a lei.
Ma il suo sguardo rimane fisso fuori dalla finestra, è in questo manicomio da due anni ormai, ed ogni giorno è sempre più difficile del precedente.
Ogni giorno si sveglia, si mette alla finestra e pensa.
Essere chiusa lì dentro le crea molti pensieri. A volte, al suo risveglio, immagina di poter uscire da lì, vorrebbe andare a visitare qualche museo, vorrebbe poter vedere i suoi famigliari, vorrebbe conoscere qualche ragazzo, innamorarsi, invece non può.
Il motivo del perché sia lì?
Un forte disturbo ossessivo compulsivo, un disturbo per cui tendi ad immaginare cose al punto tale da crederle reali. All'inizio i suoi genitori pensavano fosse una cosa normale, tutti facciamo sogni ad occhi aperti, solo successivamente capirono che quello di Veronica non era solo un sogno, era molto più grave, non riusciva più a capire cosa fosse vero e cosa no, ha avuto molte ricadute, alcune crisi. Così i suoi genitori hanno deciso di portarla qui, in modo tale da riprendersi.
«Su andiamo.» la donna dai capelli dorati la prende di peso, ma il suo sguardo è fisso su quel ragazzo riccio sdraiato sull'erba, con un album da disegno in mano, è davvero bello, lo ha sempre pensato da quando è rinchiusa qua dentro.

The end.

ALOHA
ebbene , anche questa storia è giunta al termine, spero vi sia piaciuto il finale, anche se forse non è come lo immaginavate.
Ho sempre fatto finire le mie storie con un lieto fine, ma forse per Bradley e Veronica non esiste una fine. Potete immaginarla come volete, magari scende nel cortile del manicomio e conosce il ragazzo riccio, e si innamora.
O magari tutta la storia rimane frutto della sua immaginazione.
Inventatelo voi il finale :')
Detto ciò niente, non togliete la storia dalla biblioteca perché a breve dovrei pubblicare i ringraziamenti.
Grazie per aver letto "Il ritratto di Bradley Will Simpson".
Vi voglio bene.
-fede

Il ritratto di Bradley Will Simpson. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora