eight.

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«È buonissima questa carne!» esclama James infilandosi la forchetta in bocca, annuisco e lui gusta il sapore di quel pezzo di carne come se non ne avesse mai mangiato uno.
«Prenderei dell'insalata, la vuoi?» chiedo poi io, lui mi guarda spalancando gli occhi e scoppiando a ridere. Inarco le sopracciglia, non capendo.
«Come scusa?»
«Con tutta questa bontà tu prendi l'insalata?» chiede incredulo, annuisco timidamente, non vedo dove sia il problema.
«Dai lasciati andare, e lascia andare la linea, prendi qualcosa di succulento tra queste cose.» mi indica il menù e sorrido. Lo afferro tra le mani e poi sbuffo, chiamo il cameriere e lui si avvicina a noi.
«Prendo una porzione di cotoletta, con patatine, grazie.»
James mi fa l'occhiolino e poi ride allegramente.
«Così mi piaci Ve.» arriva anche la mia ordinazione e mangiamo.
«Come va al lavoro?» d'un tratto il respiro si blocca, alzo lo sguardo verso James.
«Mh bene sì, mi trovo bene.» gli dico e lui annuisce. Sì mi trovo decisamente bene lì, e ammetto che mi manca anche Bradley, non vedo l'ora di tornare al lavoro e di passare un po' di tempo con lui. Per il resto io e Ashton siamo grandi amici, e nonostante qualche battibecchio in passato, ora abbiamo rimosso tutto.
«Mi fa piacere.» fa l'occhiolino e il cameriere di prima si avvicina a noi.
«Volete ordinare un dolce ragazzi?» ci chiede cordialmente e ci passa il volantino con sopra i dolci.
Lo scruto attentamente e poi scelgo.
«Una cheesecake ai frutti di bosco.» dico, siamo a New York, e la cheesecake è d'obbligo. La fanno buonissima, ma anche in Italia non è male, ho avuto modo di assaggiarla diverse volte.
«Due.» James prende il mio stesso dolce e il cameriere riprende i menù prima di ringraziarci e sparire in cucina.
Dopo pochi minuti ci portano le nostre ordinazioni e mangiamo la nostra torta.
Finita la nostra cena ci alziamo e ci dirigiamo verso la cassa per pagare.
James paga anche per me e lo fulmino con lo sguardo. Usciamo dal negozio e incrocio le braccia sotto al seno.
«James non dovevi! Avrei pagato tranquillamente io la mia cena.»
Lui mi fa l'occhiolino e mi sorride.
«Ma va, è stato un piacere.» afferra la mia mano e camminiamo per le luminose strade di New York in questo modo. Le nostre spalle che si sfiorano mentre camminiamo uno accanto all'altro. Le nostre mani incrociate, che per nessuna ragione al mondo si scoglieranno.
Ad un certo punto si ferma, io faccio lo stesso. Si gira completamente verso di me e mi afferra delicatamente le guance. Ho capito le sue intenzioni.
Poggia le sue labbra sulle mie e io ricambio il bacio. Sposto le mani sulle sue guance e chiudo gli occhi.
«Era da troppo che volevo farlo.» esclama poi sorridendo. Gli sorrido anche io. Non capisco ma qualcosa nella mia testa mi impedisce di pensare lucidamente, non so a cosa io stia pensando, ho solamente un pensiero fisso, un piccolo "vuoto" in testa.
Sarà dovuto a quel magnifico libro che ho finito di leggere poche ore fa.
Le labbra di James sono morbide, e un po' fredde a causa del vento gelido che tira, ma non sono come quelle di Bradley, quelle del riccio hanno un qualcosa di diverso. Ma che pensieri faccio! Mi riprendo e torno su James, il quale sta sorridendo in imbarazzo.
«Veronica...umh...volevo chiederti se vorresti...ecco...» lo blocco.
«James ti prego non balbettare, mi fai venire ansia.» ridacchio appena e lui fa lo stesso. Prende un respiro profondo.
«Vorresti essere la mia fidanzata?» dice tutto d'un fiato, con gli occhi chiusi. Sorrido. Prendo la sua mano e poi faccio incrociare le nostre dita.
Lo voglio? Guardo un attimo James prima di rispondere, un ammasso di capelli ricci, un'adorabile fossetta sulla guancia, e per finire quegli occhi marroni così belli. Ma aspetta, ricci? Occhi marroni? Scuoto la testa risvegliandomi da questo stato di trance in cui mi trovo.
Il volto di James diventa più cupo, triste.
«N-non vuoi?» sussurra poi.
«No! Hai frainteso, solo che non lo so, devo pensarci, sono confusa in questo momento e... ti prego di scusarmi.» dico diventando completamente rossa in volto e poi inizio a correre, casa mia è dietro l'angolo fortunatamente.
«Veronica!» sento urlare da lontano ma non mi fermo, ho fatto una cavolata, finendo per fare la figura di una stupida. Entro in casa e porto una mano sul petto, per placare il fiatone dovuto dalla corsa. Mi passo una mano tra i capelli, agitata, fortunatamente Perrie già dorme, così vado diretta in camera mia. Mi siedo sul letto e fisso il vuoto. Perchè ho avuto quella reazione? Potevo semplicemente dire di sì.
Certo, James mi piace, è dolce, carino, spiritoso, ma c'è quell'ultimo tassello che mi impedisce di completare il puzzle.
Sono confusa più che mai. Mi metto sotto le coperte e do lo stop ai miei pensieri.

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«Buongiorno.» mi siedo in cucina e saluto la mia migliore amica, che mi guarda male. Mette a posto il sugo e incrocia le braccia al petto.
«Sono già le undici e mezza Veve, tra un po' mangiamo e ti svegli ora?! Comunque» fa una piccola pausa, poi riprende a parlare «James è passato di qui prima, mi ha raccontato cos'è successo. Tutto bene?»
«Ti prego di non farmi la ramanzina, credimi sono più indecisa di quando a sedici anni passai venti minuti online per scegliere se prendere o meno il parterre per il concerto dei One Direction.» sorrido a questa metafora, ricordando quando all'epoca l'unico mio problema era solo scegliere il luogo del concerto dei miei cantanti preferiti.
«Sì ma Veve, fai attenzione. Perchè voglio ricordarti che quella volta, aspettasti talmente tanto un esito da quella tua indecisione che i biglietti terminarono.» il sorriso mi muore in volto e guardo la mia amica in modo malinconico, già, ero così indecisa che quando decisi cosa fare, mi uscì la scritta 'sold out', ma questi sono dettagli.
Non si può certamente essere troppo fortunate nella vita.
«Quello che voglio dirti è di fare mente locale al più presto, perchè se lo fai aspettare troppo, lui se ne andrà, stanco di aspettare troppo a lungo.» mi dice e annuisco. Lei si avvicina e mi stringe in un abbraccio di conforto.
«E so che non è facile, ma pensa alle conseguenze, potrebbe andarci di mezzo la tua felicità. Se è ciò che vuoi, fallo, non pensarci troppo, se invece non lo vuoi, diglielo, in modo carino ovviamente, e potrete rimanere amici.» è questo il punto forte di Perrie, il conforto alle altre persone, è sempre stata brava con le parole e infatti è sempre riuscita a consolarmi e a farmi, diciamo, riprendere la retta via.
Annuisco.
Se solo capisse però qual è il problema principale.
«Perrie non ti sono stata del tutto sincera riguardo Bradley.» dico poi, lei mi guarda, invitandomi a continuare.
«Bhe ecco, la scorsa notte, Bradley insomma... mi ha baciata. E sì ti prego non incominciare con 'non è reale, bla bla bla'.» spalanca gli occhi.
«Io, umh, non so cosa dire veramente.» mi siedo poi sul divano, mettendomi le mani tra i capelli.
«Perrie io non capisco, sono così confusa. Vorrei soltanto capirci qualcosa di più. Solo che lui è sempre lì, con i suoi riccioli e il suo sorriso dolce, pronto a parlarmi e a stare con me in ogni momento e non lo so io tengo a lui, reale o no che sia, però non capisco più niente da quasi un mese a questa parte. Vorrei soltanto chiudere gli occhi e non pensare più a niente.» sto sparando cose a raffica e non mi sono nemmeno resa conto di aver iniziato a piangere. Perrie scuote la testa e subito si fionda tra le mie braccia. Mi lascia dei bacini sulla fronte e mi asciuga le lacrime.
«Amore, davvero, ti starò sempre vicina e ti aiuterò, te lo prometto.» mi sussurra all'orecchio. La mia testa si posa sulla sua spalla e cerco di controllare le lacrime.
«Domani vieni al museo con me?» le chiedo poi, un lampo mi attraversa la mente.
«Certo, ma perchè?» chiede confusa, afferra la mia mano.
«Voglio farti conoscere Bradley.» dico decisa.

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Bonjour!
Spero vi piaccia questa storia :')
Lasciate magari qualche commento o qualche voto, per farmi capire che comunque ci siete.
Ho già scritto tutto lo schemino della storia ahah, e sinceramente non vedo l'ora di farvi leggere la fine lel, metterò un capitolo o due ogni giorno poi ovviamente la continuazione dipenderà da voi, e dai risultati di questa storia.
Bacini, bacetti.
-fede

Il ritratto di Bradley Will Simpson. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora