«Ciao, grazie per il passaggio.» lascio un bacio sulle labbra a James ed esco dalla macchina.
«Chiamami appena hai finito ok?» mi dice poi e io annuisco. Lo saluto nuovamente ed entro nel museo.
«Ashton! Sono arrivata!» urlo, in modo che il biondo mi senta. Lo vedo spuntare dal bar e mi viene incontro. Lo stringo in un abbraccio e prendo il mio grembiule verde. Lui inizia il turno un'ora prima di me, per questo ogni volta che arrivo qui lo trovo già dietro al bancone.
Servo i clienti e per tutto il tempo il mio sguardo va oltre il bar, dove si trovano i quadri e la frase di Isabella mi torna alla mente: 'Come sarebbe a dire Bradley è tornato?!' Magari non parla dello stesso Bradley di cui parlo io, anche perchè se così fosse ci sarebbe qualcosa di parecchio strano.
Che è reale ormai l'ho constatato, e Perrie e Ashton anche. Ma poi tornato da dove, da chi, non capisco.
I clienti vanno via e Ashton chiude il portone del museo. Io ancora con lo sguardo fisso sul bancone e i gomiti con le mani a sorreggere la testa.
«Un cappuccino grazie!» esclama poi qualcuno, sussulto e quasi salto dalla sedia. Il riccio mi sta guardando con un sorriso, gli sorrido anche io e poi vedo tornare Ashton.
«Tutto bene?» mi sussurra quest'ultimo. Annuisco, anche se in realtà non va tutto bene. Continuo a pensare alla frase della fidanzata di mio fratello, cercando di darmi una risposta adatta, peccato però che non riesco a trovarla.
Ashton prende posto vicino a me e afferra il suo telefono. Bradley ancora di fronte a noi.
«Bhe? State qua a non fare niente?» ci richiama Bradley. Ashton alza gli occhi al cielo e gli indica il telefono, come a dire al momento sto facendo qualcosa. Alzo lo sguardo verso di lui, che mi sta guardando di già.
«Vieni di là? Ho bisogno di parlarti di una cosa.» mi chiede subito dopo, guardo Ash e gli sorrido, tolgo il grembiule e seguo Bradley.
«Anche io ti devo dire una cosa.» afferro le maniche della mia felpa incominciando a giocherellarci. Non so come chiederlo, nè tantomeno so cosa dire esattamente.
Gli faccio cenno di iniziare lui e così fa.
«Ieri sono uscito dal museo, riesco ad uscire. Ciò vuol dire che da adesso potrò andare in qualsiasi posto in qualsiasi momento.» spiega lui felice. Annuisco, forse un po' nervosa. Il suo sorriso si spegne però quando vede il mio volto.
«Ehi, va tutto bene?»
«Sisi, sono solamente un po' pensierosa oggi, tutto qui.» spiego e alzo le spalle. Lui mi prende per mano, ma non lo respingo.
«E cosa hai fatto quando sei uscito?» chiedo titubante, sinceramente ho paura di sapere cosa ha fatto. Ho paura che possa confermare le mie ipotesi di ieri.
«Sono andato a casa mia.» spalanco gli occhi e lo incito a continuare. Sul suo viso cade una lacrima, che si affretta ad asciugare. Ma ormai l'ho vista.
«Solo che i miei genitori non hanno reagito bene, anzi hanno iniziato a dare di matto, e il mio adorato cane, ha iniziato ad abbaiare contro di me. Mi sono sentito male in quel momento, mia mamma mi guardava scandalizzata, senza emettere parola. Mio papà lo stesso. Ho provato ad avvicinarmi a loro ma si sono allontanati. Poi ho chiesto di mia sorella, e mi hanno detto che non era a casa, ma era ad una cena. Li ho salutati, dicendo loro quanto mi fossero mancati. Sembrava non ne volessero sapere niente. Mia mamma pensava che fossi sparito per sempre, mio papà pensava fossi morto. Non so spiegarlo Veronica, cosa è successo.» tremo alle sue parole e lo guardo scandalizzata. Mi dispiace che i genitori abbiano reagito in quel modo, ma d'altronde penso proprio sia normale. Insomma, tecnicamente Bradley dovrebbe essere morto, o almeno credo, anche se non penso. Ma se l'hanno visto vuol dire che è reale, e che non è mai morto. Lo guardo ancora, lui si avvicina a me e involontariamente indietreggio.
«No ti prego Veronica, non ti allontanare anche tu, non avere paura di me. Sono Bradley, non ti farei mai del male. Sono qui, vivo, con una strana storia da capire, ti prego dammi la mano.» mi afferra entrambe le mani e non capisco perché ma non smettono di tremare neanche per un secondo. Il suo busto si avvicina sempre di più a me e appoggio la testa nell'incavo del suo collo. Lui mi stringe in un abbraccio e allaccia le braccia dietro la mia schiena. Senza rendermene conto noto che delle lacrime stanno scendendo dai miei occhi, mi asciugo subito senza farmi vedere, ma Bradley, forse per via dei miei singhiozzi, se ne accorge.
Non so nemmeno io perché sto piangendo, forse per il racconto di Bradley con la sua famiglia, o per il fatto che questa situazione mi sta facendo letteralmente impazzire.
«Non piangere ti prego.» mi accarezza la guancia e mi ritraggo, tutto ciò è sbagliato, io sono fidanzata, non dovrei stare così avvinghiata a lui. Lui sembra scosso da questo mio gesto, ma poi si ricompone, e si siede su una poltroncina.
«Posso raccontarti una cosa molto importante? Che non ho mai detto a nessuno?» mi chiede poi, annuisco e vado a sedermi accanto a lui.
Prende un respiro profondo e inizia a raccontare.
«Premetto che sembrerà una cosa strana, surreale, ma ti prego di farmi finire» annuisco e lui sorride, poi continua «È iniziato tutto un giorno di aprile, stavo tranquillamente camminando per tornare a casa mia, dopo una sessione di prove con la mia band, non lo eravamo ancora ufficialmente, ma ogni tanto sperimentavamo qualcosa di interessante. Stavo camminando, con la mia chitarra in mano, quando un uomo vestito tutto di nero mi trascinò con lui su un camion. Non mi legarono, non mi tapparono la bocca, niente di tutto questo. Mi fecero scendere in un capanno, 'l'uomo nero' si sedette di fronte a me. ''Sono Harold, sei qui perchè ti ho osservato molto ultimamente. Sei sempre stato scorbutico, trattavi le ragazze come se fossero tue bambole. E ho, anzi abbiamo, deciso di punirti.'' Tirò fuori dalla tasca una specie di dischetto, sembrava una grossa moneta, se la rigirava continuamente tra le mani guardandomi.
''Verrai chiuso in un quadro, e potrai uscire da esso solo ed esclusivamente la notte, quando nessuno sarà presente nel museo. E verrai liberato solamente quando imparerai a trattare bene le persone che ti stanno intorno, verrai liberato quando arriverà qualcuno che crederà in te, nella tua vita, nella tua esistenza. Fin quando non riuscirai a provare dei sentimenti veri verso qualcuno, dei sentimenti che non siano odio e rancore." Sono rinchiuso lì dentro da molto, ma ora riesco ad uscire, vuol dire che sono stato liberato, o almeno penso, e spero, e penso sia dovuto a te. Solo a te.» finisce di parlare e ha quasi il fiatone. Non so cosa dire, ho la bocca spalancata, non riesco ad emettere un suono. L'idea che Bradley prima fosse così non l'avrei mai presa in considerazione.
«E i tuoi genitori? Cosa hanno detto di questa tua assenza? Se ne sono accorti?» chiedo poi.
«Questo Harold, ha detto che non avrebbe detto niente di quello che mi era successo ai miei genitori, ma che avrebbe semplicemente fatto girare la notizia della mia sparizione.» spiega e molte cose all'interno di questo suo racconto mi sembrano strane. Annuisco comunque. Tutto ciò è parecchio strano, come sempre ormai. È da quasi un mese che conosco Bradley e che ci passo le giornate insieme, ma mai avrei immaginato una cosa del genere, mai e poi mai. E poi questo Harold, chi è, cosa vuole.
«Ma se sei ancora qua, in questo museo, vuol dire che sei ancora bloccato qui. Altrimenti non esisterebbe più un tuo quadro, o cose simili.» gli chiedo, ne so meno di zero su questa situazione ambigua.
«Bhe, in effetti...» guarda alle sue spalle, e il suo quadro è ancora lì, appeso al muro.
«Posso chiederti perché prima eri scontroso e perennemente arrabbiato?» lui scuote la testa.
«Magari un'altra volta.» mi sorride ed io annuisco, effettivamente va bene così, significa molto quello che mi ha detto prima. Aspetterò il tempo debito.
«Solo un'ultima cosa» annuisce e fa cenno di continuare «tua sorella si chiama Isabella?» lui spalanca di poco la bocca.
«Sì e tu come lo sai?»
«È la fidanzata di mio fratello, e ieri era a cena da me, e l'ho sentita parlare al telefono con tua mamma.» dico e lui rabbrividisce.---
aloha,
Spero vi piaccia questo capitolo, a me piace molto sinceramente!
Fatemelo sapere nei commenti, ci tengo molto. Buona giornata :)
-fede
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Il ritratto di Bradley Will Simpson.
Fiksi Penggemar«Regola fondamentale per lavorare qui: non dare confidenza a nessuno. Assolutamente a nessuno. Ciò che potresti vedere potrebbe lasciarti leggermente scossa, ma vedrai che ci farai l'abitudine.» *la trama è stata inventata da me, vi prego di non cop...