Quarta puntata [4/5]

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In effetti era vero, perché ogni letto era a una piazza e mezza, ma era il concetto ad averla lasciata basita. Lei e lui nello stesso letto, a contatto, a dormire come... come due persone che non erano loro.

Mio Dio, era Carter, la persona su cui aveva fantasticato in ogni modo, anche in quelli meno casti; e in quel momento le stava offrendo di dividere lo stesso materasso per toglierla dai guai.

Si ritrovò ad accettare con un sì strozzato in gola.

Si cambiarono in camera, Jade nascosta dietro le ante dell'armadio, poi aspettò che Carter si infilasse sotto le coperte. Le fece cenno di stendersi nella porzione libera e così fece.

Quella notte non avrebbe fatto nessuna treccia: non aveva intenzione di muoversi e, inoltre, doveva credere di mettere più barriere possibili tra lei e Carter, e i capelli – in quel momento – sembravano uno strato in più oltre ai vestiti, potevano celare il rossore delle guance. Sperò con tutta se stessa che attenuassero anche il tepore imbarazzato che emanava e il battito frenetico del suo cuore che aveva iniziato ad accelerare nel momento in cui si era stesa vicino a lui, dandogli le spalle.

«'Notte» mormorò incerta mentre si copriva.

«Mi piacciono i tuoi capelli» disse Carter facendo scorrere le dita tra essi, pettinandoli in una silenziosa ninna nanna. Peccato che il gesto e le sue stesse parole ebbero il potere di far agitare Jade, che spalancò gli occhi, in difficoltà, quando si era costretta a chiuderli per addormentarsi il prima possibile.

«Ho un debole per i capelli, ma per i tuoi in particolare.»

Lo sentì avvicinare tutto il corpo al suo, percependo la posizione sul fianco destro che li accomunava, e sentì distintamente l'inspirare di Carter tra essi, alla base del collo. Pregò ogni Dio esistente al mondo che non avesse sentito il brivido che le aveva provocato.

Jade non riusciva a parlare.

«Penso che siano la parte che più attira gli sguardi e che più ti definisca, in un certo senso.» E, nel dirlo, sentì la mano di lui raccoglierli dove prima aveva la faccia per poi farla scorrere fino alle punte e fermarsi con lentezza. «Te li invidio davvero tanto.»

Si sentì bruciare di umiliazione, perché era stata notata da Carter, ma per via dei suoi capelli. Non c'era un tratto del suo corpo che gli piaceva o, ancor meglio, del suo carattere. No, i capelli, una specie di accessorio, il dettaglio di una persona che non era così proprio e nemmeno immutabile come lo sguardo, il sorriso o un gesto.

Lei l'aveva colpito per i capelli lunghi, questo era quanto.

Sentì la mano che li aveva raccolti nel palmo muoversi per farli attorcigliare attorno a essa, facendo sentire a Jade la tensione che iniziava a percorrerli.

«È come se fossimo legati da questa somiglianza.» Dopo averlo detto glieli tirò per rimarcare il concetto e sussurrare ogni altra cosa che gli sarebbe passata per la mente di lì a poco, perché con quel gesto le aveva fatto piegare la testa all'indietro tanto che aveva parlato vicino al suo orecchio, tra i capelli ramati.

Era un gesto erotico che si divertiva a mettere in pratica durante il sesso, ma in un simile contesto era fatto solo per stuzzicarla. Trovava la situazione eccitante per quanto non voluta: Jade era pur sempre una ragazza più giovane di lui e di bell'aspetto e, seppur non volesse portarsela a letto, era divertente vivacizzare quel momento così ambiguo e promiscuo.

Aveva una donna nel suo letto dopo tempo, aveva voglia di giocare un po' anche se non era lì per soddisfare i suoi bisogni, perché non voleva fosse Jade a fare ciò.

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