Reunion [1/7]

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Giugno

«Detesto essere qua.» Jade si sedette a peso morto sul divano del piccolo camerino. Guardò l'altro e non le piacque dividere quello spazio con lui, soprattutto quel giorno. La stanza era diventata claustrofobica. «È strano, innaturale. Non ho voglia di spifferare ai quattro venti i dettagli delle mia vita privata.»

Come se non li avessero saputi già. Certo, non conoscevano i particolari, ma appena avevano iniziato a mettere piede fuori di casa dopo il ritorno dalla Giamaica, tutti avevano saputo chi lei fosse, cosa facesse e perché fosse con Carter Madden.

Era così infastidita che non capiva perché li avessero forniti di un camerino privato, non potevano mettere le coppie tutte in una stanza e permettere che si parlassero prima dell'incontro, giusto per rompere il ghiaccio?

Jade spesso desiderava tornare al periodo del programma, e tutti sapevano quanto poco le fosse piaciuto. Non avrebbe mai rinnegato la sua permanenza lì, ma non era stato uno dei periodi più facili della sua vita, soprattutto se si prendeva in considerazione il rapporto con Carter.

«Un po' tardi, dato che hai partecipato a un programma per trovare l'anima gemella, non credi?» Carter si girò verso di lei con la domanda retorica e piena di sarcasmo sulle labbra. Era stanco, dato che era appena atterrato a Los Angeles, e Jade non gli rendeva le cose più semplici. Anche a lui non andava di divulgare i fatti propri, ma prendere parte a un programma che ti seguiva ventiquattro ore al giorno per due mesi e mezzo non ti lasciava molta riservatezza, c'era un prezzo da pagare per quello che si era trovato alla fine del percorso, che si trattasse di amore o di soldi.

Jade doveva rilassarsi ed essere se stessa, senza la tensione del momento e tutto sarebbe andato bene.

Era quello il segreto di ogni cosa.

«Penso abbiano avuto abbastanza. Soprattutto dopo quello che è successo.» Non che fosse accaduto realmente qualcosa, ma Jade non aveva mai digerito l'incursione nella sua vita e discapito della riservatezza a cui era abituata. Non perché trovasse sbagliato la curiosità del mondo nei confronti suoi o di Carter, visto che era la persona con cui aveva stretto più rapporti nel programma, ma per il modo in cui i media strumentalizzavano i fatti per mostrare le cose come preferivano loro. Non era facile farsele scorrere addosso, nemmeno a mesi di distanza dal periodo in cui c'era qualcosa da seguire.

«Per la gente non è mai abbastanza, se no non ci sarebbero i paparazzi e i siti di gossip. Pensavo che l'avessi capito, ormai.» Carter era abituato, ma comprendeva che per lei non fosse così, e apprezzava il fatto che per Jade non diventasse mai normale. Gli era piaciuto che avesse voluto condurre un profilo basso e non volesse rimanere coinvolta con la popolarità, i giornalisti o qualsiasi persona che tentasse di sfruttarla per trarne guadagno.

Jade fece una smorfia, poi alzò gli occhi al cielo.

Forse quell'atteggiamento era esagerato. Doveva ricordarsi chi era, cosa provava e come le piaceva agire.

«Senti, per prima... io volevo dirti che mi...» Non concluse la frase perché la porta del camerino si aprì di colpo, senza preavviso.

«O mio Dio! Siete qua. E tutti interi.» Haylee entrò come una furia e abbracciò prima Carter, nei pressi della porta, e poi Jade, seduta sul divano, contro la parete di fondo. «Non me l'aspettavo, ero convinta che vi sareste ammazzati prima del tempo.»

Scherzava, ma non del tutto. Erano così tesi che non faticava a immaginarli sempre in bilico su un equilibrio precario. D'altronde erano in buona compagnia.

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