Settima puntata [4/5]

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Jade spalancò gli occhi già grandi, e così fecero gli altri presenti. Perché tra tutti proprio lei?

Sapeva che era una questione di fiducia, ma era la prima volta che si affidava a Jade in modo così esplicito e totalizzante, e la fece sentire spaesata.

Annuì senza ricorrere alla voce, ancora con l'espressione spaurita, per il terrore che tutto potesse finire.

Carter le porse una mano e lei la prese, per essere poi guidata verso il bagno.

Leighton fece una battuta a Jade seguita poi a ruota da Scott, cosa che la fece ridere di cuore, e Carter si rabbuiò un poco, aumentando la velocità con cui attraversarono la casa fino al piano superiore.

C'era qualcosa di strano nel sorriso di Jade che lo rendeva imperfetto ma unico, tanto che durante il tragitto si ritrovò a guardarla di soppiatto nel tentativo di non essere visto.

Jade stessa non era perfetta, ma il suo modo di sorridere aveva un qualcosa di rassicurante che riusciva a mettere a proprio agio senza che la gente se ne accorgesse, ed era così anche per lui, si sentiva capito con un solo gesto. Era una bella sensazione.

Il suono che emetteva – composto ma comunque cristallino, tanto che arrivava più a fondo di quanto Jade pensasse – era una musica che Carter non era in grado di riprodurre, era una melodia così intima a cui non sarebbe riuscito a dar voce, nonostante l'avesse cercata per una vita intera; la musicalità che aveva sempre in testa e che non riusciva mai a tradurre con uno strumento.

Si era rabbuiato perché ancora una volta non era stato lui il fautore di quel gesto così rigenerante e liberatorio per Jade, lui riusciva solo a farla piangere, a deluderla e a farla preoccupare.

Ascoltare per l'ennesima volta la risata di Jade gli aveva aperto gli occhi: l'aveva sentita ridere tante volte, ma a suscitarla non era mai stato lui, quasi sempre Scott. La constatazione lo tramortì. Voleva essere anche lui partecipe di quella felicità, far parte delle cose positive di lei come Jade faceva parte delle proprie, non voleva essere uno qualsiasi per lei.

Arrivarono in bagno dove, turbato, armeggiò con il rasoio elettrico e poi si sedette sulla tazza per permetterle di lavorare su di sé nel miglior modo possibile. Forse non la faceva ridere, ma era stato felice di proporle una simile cosa, Jade avrebbe capito fino a che punto si fidava di lei, che gli si mise davanti per iniziare ad accorciare la barba con difficoltà perché aveva sempre i capelli davanti agli occhi.

Esasperata, porse la macchinetta a Carter e prese il laccio dei capelli che portava al polso per farsi uno chignon sulla testa. Libera da ogni intralcio riprese il rasoio e iniziò il proprio lavoro con attenzione e timore mentre lei e Carter parlavano di ogni argomento che passasse loro per la mente, quasi fossero rintanati nel loro posto segreto al limitare del giardino.

Era bello passare il tempo così, in due, senza preoccuparsi di essere sempre all'altezza. Era tutto spontaneo e non si sentivano giudicati. Carter si sentiva soltanto un uomo e Jade solo una ragazza, non il cantante e la fan, oppure gli amici. Era un clima rilassato che li spingeva con i visi vicini mentre si scambiavano pareri e battute.

«Finalmente si vede il bel visino che tenevi nascosto lì sotto» disse Jade, soddisfatta del proprio lavoro dato che sembrava uniforme e ben fatto. Poi si accorse di ciò che aveva detto e si mise una mano sulla bocca spalancata per la gaffe. Era arrossita quasi fosse stato un segreto inconfessabile.

Carter la guardò con un sopracciglio alzato e un'espressione sfrontata. Sapeva di essere bello, ma sentirselo dire da una persona così parca in fatto di complimenti come Jade era una bella soddisfazione.

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