Mi sveglio al suono della sveglia, pronta per un'altra giornata di scuola. Mi stropiccio gli occhi, cercando di darmi una svegliata. Mi alzo dal letto. Entro in bagno e cerco di rendermi presentabile con un po' di trucco. Torno in camera mia e indosso i soliti jeans con una maglietta semplice.
Mi precipito di sotto per consolarmi con una tazza enorme di caffè. Mia madre oggi non è in cucina. Suppongo che oggi sia una delle sue giornate buie. E mi sento triste. Mi sento mancare. Sento il vuoto dentro. E l'odio per la persona che ha fatto questo a mia madre.
Sono davanti al cancello di scuola e aspetto le mie amiche e il loro entusiasmo. Vedo in lontananza Samuel, il ragazzo dagli occhi azzurri. Mi passa accanto e non mi degna di uno sguardo. Forse anche lui odia questa scuola quanto me.
"Em, pronta per stasera?" sento urlare
Camille. Chi altro poteva essere.
Insieme a lei Cristina, Serena e Vanessa. Chissà dov'è finita Federica. Ora sono tutte accanto a me.
"Prontissima" rispondo con una nota di ironia
"Oh lo immagino"
Cristina. Come mi conosce. Ha compreso la mia ironia.
"Avanti ci divertiremo. Poi pensa che sei con noi. Non pensare al resto" afferma Vanessa
"Ci proverò" dico con un sorriso
"Serena, tu verrai?" chiede Camille
"Sì, però Federico verrà con noi. Vi dispiace?" afferma a disagio
Lo immaginavo. E' così da quando si sono messi insieme, ma a me non dà fastidio.
Le rispondiamo tutte di no, perché alla fine ce lo aspettavamo.
"Ragazze, scusate il ritardo. Mia madre ha avuto un problema con la macchina." Dice Federica con il fiato corto, deve aver corso
"Avanti, entriamo"
***
La giornata di scuola passa in modo molto lento e noioso. Ho incrociato di nuovo il ragazzo dagli occhi azzurri e mi ha guardata. Ed è stato strano. Strano bello.
La sera arriva in fretta ed è già ora di prepararsi per la festa. Io odio le feste. Però glielo devo alle mie amiche. E' la prima festa a cui vado dopo tantissimo tempo. Non mi sento pronta e ho paura. Ma glielo devo. Loro mi hanno aiutata.
Decido di indossare un semplice vestito nero, un po' aderente e degli stivali. Non metterò mai un paio di tacchi per andare a ballare. Anzi non metterò mai un paio di tacchi in nessuna occasione.
Vado in salotto per salutare mia madre dato che è già ora di andare. Le mie amiche sono fuori ad aspettarmi.
"Mamma, io vado"
Mi guarda per un attimo e poi si volta senza darmi una risposta. Sento gli occhi pizzicarmi. Non devo piangere. Non posso più permettermelo.
Esco di casa senza dire altro e faccio un finto sorriso alle mie amiche. Sicuramente hanno capito che qualcosa non va, ma so che non faranno domande.
Il viaggio in macchina dura poco ed è già ora di entrare nel locale. E non sono pronta. Però lo faccio. Per loro.
Entriamo nel locale e ci buttiamo subito in pista. Cerco di lasciarmi andare, anche se è difficile. Sento gli occhi delle persone della mia scuola addosso. Ho bisogno di aria.
"Vado un secondo al bagno" urlo a Federica per farmi sentire
"Ti accompagno?"
"Non preoccuparti" le sorrido
STAI LEGGENDO
La mia città
RomanceEmma è all'ultimo anno di liceo, nella città che odia più di tutto. Questa città le ha portato via ciò che aveva di più caro. Questa città l'ha portata a non fidarsi di nessuno, se non delle uniche persone che le sono rimaste accanto, le sue miglio...