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Innanzitutto volevo invitarvi a leggere la mia nuova storia: "Tra miliardi di persone"
Detto ciò, buona lettura! ❤

SAMUEL'S POV

Emma è appena andata via da casa mia, e mi sento un idiota.
Avrei dovuto dirle le verità e invece gliel'ho tenuto nascosto ed ho fatto tutto alle sue spalle.
Ho sbagliato, ne sono consapevole. Potevo farle male e potevo farne anche a sua madre.
Quando ho mandato quella lettera a sua nonna, non ho pensato alle conseguenze, ho agito d'istinto.
E, si sa, a volte agire senza pensare è sbagliato. Io ho sbagliato e lo so.
Per questo devo rimediare, devo trovare un modo per risolvere questa situazione, soprattutto perché oggi è il compleanno di Emma e l'ho già rovinato abbastanza.
Volevo fosse un giorno perfetto e invece ho incasinato tutto, come sempre.
Sono sicuro che se ora andassi a casa sua, non mi aprirebbe mai, quindi inizio a chiamarla al cellulare nella speranza che mi risponda.
Il cellulare squilla a vuoto per ben dieci minuti, non ha intenzione di rispondermi.
La capisco, però deve ascoltarmi. L'ho fatto per lei, solo per lei. Per farla stare meglio, per liberarla da un peso più grande di lei.

Devo fare qualcosa per risolvere la situazione.

EMMA'S POV

"Ciao." Saluto mia nonna, appena varca la porta.
"Ciao, Emma." Si avvicina a me, e con una scatto mi abbraccia.
Mi è mancato questo abbraccio, l'abbraccio di una nonna.
Il suo corpo è scosso dai singhiozzi, mentre continua a chiedermi di perdonarla.
"Ho sbagliato, Emma. Non avrei dovuto comportarmi così, sono stata insensibile."
Le accarezzo la schiena per cercare di calmarla, ha una certa età e non vorrei si sentisse male per questo.
Mi separo dal suo abbraccio e la invito a sedersi sul divano.
"Ne parliamo con calma, nonna."
Un sorriso sorge spontaneo dalle sue labbra.
"Ho desiderato sentirmi chiamare così da te per tutti questi anni." Si asciuga una lacrima che stava scendendo sulla sua guancia. "Mi sei mancata."
Mia madre fa il suo ingresso nel salotto.
"Ciao, Diana." Sussurra a testa bassa mia madre.
Mia nonna si alza immediatamente dal divano, la raggiunge e la stringe in un abbraccio.
"Non posso credere a quello che ti ha fatto." Sussurra mia nonna.
Mia madre non ricambia subito l'abbraccio, poi però si lascia andare e le lacrime scendono lente sulle sue guance.
"Ho aspettato questo momento per anni." Dice in un sussurro mia madre. "Pensavo non sarebbe mai arrivato."
Si separano dall'abbraccio e vengono entrambe a sedersi sul divano accanto a me.
Mia nonna stringe la mia mano e quella di mia madre. Sorride, ma i suoi sono tristi. Si vede che si sente in colpa, che le dispiace.
"Non avrei dovuto accusarvi di... di quello che è accaduto. Mio figlio era... era..." si blocca, scoppiando in lacrime.
"Non preoccuparti... non potevi saperlo. Tu lo hai sempre visto quando stava bene." Stringo di più la sua mano nella mia. "Non lo hai mai visto quando era in quelle condizioni."
"Non posso credere a quello che vi ha fatto, non ci riesco." Piange ancora.
"Nemmeno noi lo pensavamo capace di una cosa simile. Era mio marito e lo amavo più di ogni altra cosa, poi..." sussurra mia madre fra le lacrime.
"Vi prometto che da questo momento in poi, vi starò vicino e non vi lascerò più sole." Sorride mia nonna. "Mai più."
Le lacrime ora rigano anche le mie guance. "Grazie nonna."
"Emma, credo che dovresti ringraziare qualcun'altro per questo." Afferma sicura mia madre.
Lo so che intende Samuel, e forse ha ragione, dovrei scusarmi.
Mi alzo immediatamente dal divano e mi precipito alla porta. "Torno subito." Grido.
"Fai quello che devi, Emma." Grida mia madre di rimando.
Apro la porta e dietro di essa c'è Samuel, che cammina avanti e indietro. Quando mi nota, un sorriso compare sul suo volto.
Mi avvicino a lui e punto i miei occhi nei suoi, azzurri come il mare.
"Scusa." Diciamo all'unisono.
"Sono stato un idiota, Em. Non avrei dovuto mentirti."
Lo blocco subito. "Non scusarti, hai fatto quello che io non ho mai avuto il coraggio di fare." Poso una mano sul suo petto. "Quindi grazie Samuel, senza di te ora non avrei mia nonna qui con me."
"L'ho fatto solo per te, piccola. Per renderti felice, per farti stare bene." Sorride, mentre con le nocche sfiora la mia guancia.
"Ora lo so." Intreccio le braccia intorno al suo collo. "Ti amo."
Unisco le nostre labbra in un bacio dolce, il mio cuore fa una capriola e le gambe mi tremano.
Mi chiedo se queste sensazioni le proverò sempre con lui.
Mi chiedo se ogni nostro bacio, sia come se fosse il primo.
Mi chiedo se sia possibile amare così tanto una persona.
"Ti amo." Soffia sulle mie labbra, prima di riappropriarsi della mia bocca. Ancora le mani ai miei fianchi e mi spinge più vicina a sé.
"Non dubitare mai più delle mie azioni." Dice in un sussurro.
"Non lo farò, te lo prometto." Con una mano accarezzo i suoi ricci.
"Vieni, ti presento mia nonna."

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