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La mattina seguente mi sveglio tardi, visto che è domenica. Mi sveglio felice, anche se non dovrei. La felicità di questa mattina dipende da Samuel, ma so che non dovrebbe essere così. Dovrei tenerlo lontano. Ma è talmente difficile.
Con lui riesco a sentirmi bene, riesco a sentirmi me stessa. Non ho paura di essere giudicata dagli altri perché sono stata giudicata da tutti per tutto questo tempo, però ho paura di dire a lui cosa ho passato e di essere giudicata da lui. Ci tengo a cosa pensa di me e se solo sapesse, cambierebbe completamente idea su di me. So che tutti dicono che la colpa di ciò che è accaduto non è mia, però io sento che è così.
Mi faccio coraggio e mi alzo dal letto. Mi dirigo verso la cucina, ma non vedo mia madre. Vado in camera sua pensando che sia lì.
"Mamma, sei svegl-
Mi blocco immediatamente vedendo la sua figura riversa a terra. Entro subito nel panico.
Mi avvicino e inizio a scuoterla.
"Mamma, svegliati! Mamma" urlo
Non risponde.
Prendo il cellulare e chiamo immediatamente un'ambulanza.
In questo momento penso solo che potrei perderla.
Per sempre.
Non voglio perdere anche lei.
Non posso.
Dopo qualche minuto sento le sirene dell'ambulanza fuori casa mia.
Corro verso la porta, li faccio entrare, e dopo avermi fatto qualche domanda sull'accaduto portano subito mia madre dentro l'ambulanza e partono immediatamente.
Io rimango davanti casa imbambolata. Non so come arrivare all'ospedale. Non so cosa fare.
Così faccio la prima cosa che mi passa per la testa: corro verso casa di Samuel e suono.
È lui ad aprirmi.
"Emma, che succede?"
"Puoi... ti prego puoi portarmi all'ospedale?"
"Che succede? Ho sentito le sirene, ma non pensavo fosse a casa tua"
"Mia madre... ti prego andiamo"
Cerco di trattenere le lacrime, ma è così difficile.
Corriamo verso il motorino e partiamo a tutta velocità.
Dopo una decina di minuti arriviamo all'ospedale.
Entriamo come delle furie e chiedo subito informazioni su mia madre.
Mi dicono che si trova al terzo piano.
Non prendo neanche l'ascensore.
Corro sulle scale e non so neanche se Samuel è dietro di me per quanto sono spaventata.
Arrivo al terzo piano e fermo subito il primo infermiere che vedo.
"Mi scusi, hanno portato qui mia madre poco fa. Dov'è? Come sta?"
"Stanno facendo degli accertamenti. Ha ingerito un quantità enorme di antidepressivi."
"Starà bene?" Chiedo come le lacrime agli occhi
"Lo sapremo tra poco. Potete aspettare lì" dice indicando delle sedie
Mi butto su una sedia con le mani sul viso e inizio a piangere. Non riesco più a trattenermi. Ad essere forte.
Voleva morire.
Antidepressivi.
Non pensavo che sarebbe arrivata a tanto.
Spero che stia bene.
Se dovesse lasciarmi, non potrei accettarlo.
Anche se negli ultimi tempi non è più la stessa, non mi parla e non mi dimostra più affetto, non voglio che le succeda nulla.
Deve restare con me e deve tornare quella di prima.
La aiuterò a tornare quella di prima.
Mi sto rendono conto di non aver lottato abbastanza per lei.
Di non averla aiutata abbastanza.
Mi sveglio dai miei pensieri solo quando sento il braccio di Samuel sulle mie spalle.
"Andrà tutto bene" mi sussurra
E io lo spero.

La mia cittàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora