La mattina seguente mi sveglio con la stessa consapevolezza del giorno prima: devo tenerlo lontano.
Quindi devo cercare di evitarlo in ogni modo. Esco di casa in ritardo per non incontrarlo in strada e mi dirigo verso scuola. Direi più che corro verso scuola. Non c'è traccia di Samuel, quindi mi tranquillizzo.
Faccio lo stesso anche il giorno dopo. Penso a lui durante la noiosissima lezione di storia di oggi. Penso a come mi capisce. Penso a come mi osserva. E penso che ha sicuramente capito cosa sto facendo. Per una volta, però, devo pensare a me. Samuel potrebbe annullare le mie difese e distruggermi. Non posso fidarmi di lui, non posso soffire ancora. Anche se sento verso di lui qualcosa che non ho mai sentito per nessuno. Lui è diverso. Di lui potrei innamorarmi. Però io dell'amore ho paura.
Constato che finalmente oggi è sabato e domani, domenica, posso rintanarmi in casa e non rischio di vederlo.
"Ehi, Em. Ci sei stasera?" Sussurra Federica, svegliandomi dai miei pensieri.
"Stasera?"
"Non hai letto i messaggi?" Sospira
"Direi di no" rispondo con un sorriso
"Sempre la solita. C'è una serata al The club, il locale che ti piace tanto"
"Mi piaceva. Non verrò" ripenso a come ci siamo divertite in quel locale e ora non posso andarci. Non sono più la stessa.
"Avanti, Em. Non puoi stare sempre chiusa in casa. Quest'estate ti ho concesso di farlo, ma ora basta. Non hai neanche mai messo piede al mare e so che tu lo adori."
"Non posso, lo sai." Le rispondo
La campanella interrompe la nostra conversazione e segna la fine delle cinque estenuanti ore di scuola.
"Non ti riconosco più. La mia migliore amica non è questa e tu lo sai" ha le lacrime agli occhi mentre dice questa frase e si allontana da me. Lo so quanto male le sto facendo. Lo so che lei soffre quanto me. Ma non ce la faccio. Sento le lacrime salire anche ai miei occhi mentre mi alzo ed esco dall'aula.
La sera arriva in fretta e sto facendo una pazzia. Una cosa che non dovrei assolutamente fare, però le parole di Federica mi hanno toccato dentro.
Mi sto vestendo per andare a quella stupida festa, per dimostrarle che la sua migliore amica è ancora qui da qualche parte. E tornerà. Pian piano, ma tornerà.
Per fortuna il luogo della festa è vicino casa mia, visto che devo andarci a piedi.
Arrivo dopo una decina di minuti. Ed è inutile dire che ho paura di entrare. Sono davanti alla porta del locale da ben venti minuti e ancora non ho la forza di entrarci.
"Em, sei davvero tu?" Federica e tutte le mie migliori amiche mi fissano con la bocca aperta. Non pensavano che sarei venuta.
Faccio un sorriso e dopo poco me le ritrovo tutte appiccicate ad abbracciarmi.
"Ti vogliamo bene e sai che non sei costretta a farlo" mi sussurra Camille all'orecchio.
"Scusami per quello che ti ho detto oggi" sussurra invece Federica
"Non preoccuparti, è la verità" le rispondo "Vi voglio bene anch'io"
Ci separiamo dall'abbraccio e in lontananza noto due occhi azzurri fissarmi intensamente.
Samuel.
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La mia città
RomanceEmma è all'ultimo anno di liceo, nella città che odia più di tutto. Questa città le ha portato via ciò che aveva di più caro. Questa città l'ha portata a non fidarsi di nessuno, se non delle uniche persone che le sono rimaste accanto, le sue miglio...