SAMUEL'S POV
Questa mattina mi sveglio che sono le dieci passate, visto che è domenica. Sono disteso sul letto e i miei pensieri vanno subito alla ragazza dagli occhi nocciola, ai suoi capelli color miele che ondeggiano nell'aria ad ogni passo, alla sua figura esile.
Sono passati precisamente sei giorni da quando io ed Emma abbiamo discusso. Non ci parliamo da all'ora.
Ammetto di averla evitata. Mi ha fatto infuriare sapere cosa pensasse di me.
Pensava davvero che fossi andato a letto con Tatiana.
Pensava che Tatiana mi avesse raccontato la sua storia.
Pensava che io l'avrei ascoltata da quella ragazza e non da lei. L'unica da cui voglio sentirla.
Ancora non ci credo. Mi ha detto di fidarsi di me. Mi ha detto che avrebbe provato ad aprirsi. Invece l'unica cosa che ha fatto è stata chiudersi a riccio e pensare male di me.
Non sono quello che pensa lei e lei dovrebbe saperlo.
Mi sono aperto più con lei che con chiunque altro.
Le ho raccontato di mia madre.
Della mia sofferenza.
E lei mi ha voltato le spalle.
Ha pensato che fossi come le persone che le hanno fatto del male.
Si sbaglia.
Farle del male è l'ultima cosa che voglio.
Lei invece mi ha fatto male. Male davvero.
Credevo che potesse finalmente aprirsi con me.
Aveva detto di volermi portare in un posto. Un posto che ora non vedrò mai.
Ci siamo visti quasi tutti i giorni a scuola, ma ogni volta che ci scontravamo io giravo lo sguardo o semplicemente cambiavo strada.
Soffrivo nel farlo, ma lei mi ha fatto molto più male pensando quelle cose di me.
Ho visto che ha tentato più volte di avvicinarsi a me, poi cambiava idea e tornava indietro. Forse perché la fulminavo con lo sguardo ogni volta.
Mi manca. Devo ammetterlo.
Voglio solamente che torni da me con le idee più chiare.
Voglio che capisca che io non sono come tutti gli altri.
Non sono Tatiana. Non sono chi le ha fatto del male.
Perciò mi sono stupito per le cose che ha detto. Pensavo mi avesse capito. E invece mi sbagliavo.
Oltre che a scuola, non l'ho mai vista. Era sempre in casa. Probabilmente ad aiutare sua madre. Ho visto che è tornata a casa.
Una parte di me freme dalla voglia di aiutarla, di non abbandonarla in questo momento.
L'altra però mi ricorda le sue parole e freme di rabbia.
Rabbia che mi ha accompagnato per tutta la settimana.
Decido di smettere di pensarla. Oggi è domenica, quindi sono libero di riposarmi. Scosto la tenda e il sole arriva dritto nei miei occhi. È una bellissima giornata.
Così decido di andare a correre al parco. Indosso dei pantaloncini ed una maglietta a maniche corte, infilo le cuffie nelle orecchie ed esco di casa.
La mia corsa dura per circa un'ora, poi decido di rientrare.
Quando finalmente arrivo a casa, infilo la chiave nella toppa ed apro la porta.
Appena entro vedo mio padre seduto sul divano con... Emma. Mi blocco con la mano ancora poggiata sulla maniglia della porta e sbarro gli occhi. Dovrò sembrare pazzo, ma sono realmente stupito.
Cosa diavolo ci fa qui?Spazio autrice 🐼
Sorpresinaaa!
Ho deciso di scrivere la storia anche dalla parte di Samuel.
Che ne pensate?
Fatemi sapere.
Votate e commentate 🌟🌟🌟
😘😘😘
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La mia città
RomanceEmma è all'ultimo anno di liceo, nella città che odia più di tutto. Questa città le ha portato via ciò che aveva di più caro. Questa città l'ha portata a non fidarsi di nessuno, se non delle uniche persone che le sono rimaste accanto, le sue miglio...