Il resto della settimana passa in fretta. L'ho passato in compagnia delle mie amiche e di Samuel. Soprattutto ho aiutato mia madre. Abbiamo avuto una seduta insieme dalla psicologa, voleva parlare anche con me per capire meglio quello che era capitato. È stato abbastanza difficile, ma l'ho fatto per mia madre. Per lei andrei contro tutto e tutti. Lei farebbe lo stesso per me.
Con Samuel sta andando tutto bene, siamo usciti qualche volta e abbiamo studiato insieme. Non abbiamo più parlato di Anna, credo sia acqua passata. Sono stata anche con le mie amiche, che hanno continuato a tartassarmi di domande su Samuel, ovviamente. Sono felici per me, anche se hanno paura che possa soffrire ancora. Infatti lanciano sempre sguardi omicidi a Samuel. Dicono che serve per fargli capire che non deve farmi stare male.È già arrivato il sabato. Questa sera andrò ad una festa, in un locale. Si prevede che ci sarà moltissima gente. Non ne sono entusiasta, però ho deciso di andarci. Anche perché le mie amiche mi ci avrebbero trascinata comunque. Non potevo oppormi. Poi ci sarà anche Samuel.
Sto fissando l'armadio da ben un'ora e non idea di cosa cavolo indossare.
Ho svuotato l'armadio e mi fa tutto schifo. Faccio un urlo isterico che fa correre mia madre in camera mia.
"Che succede?" Chiede preoccupata.
"Devo andare ad una stupida festa e non so cosa indossare." Sbraito.
"Tesoro, hai l'armadio pieno di vestiti. Qualcosa ci sarà lì dentro."
"No, mamma. Non c'è nulla. Nulla!" Continuo ad urlare.
Vedo mia madre che rovista nel mucchio di vestiti che ho creato.
"E questo cos'è allora?"
In mano ha un vestito nero, aderente, con la scollatura a cuore. E quello da dove è uscito?
"Beh, grazie mamma." Dico con un sorrisetto.
Se ne va dalla mia stanza sbuffando.
Indosso il vestito e devo dire che mi sta bene. Sotto di esso indosso degli stivali neri.
Mi occupo poi di trucco e capelli.
Quando ho terminato, scendo al piano di sotto. Saluto mia madre, che mi fa troppi complimenti. Poco dopo arrivano le amiche amiche e ci dirigiamo al luogo della festa. Per fortuna è vicinissimo a casa mia.
"Sei uno schianto stasera" dice Federica.
"Esagerata." Le rispondo.
"No, ha ragione!" Afferma Camille.
"Serena dov'è?" Chiedo per cambiare discorso.
"Stasera non verrà." Risponde Vanessa.
"Indovina un po': Federico non voleva che venisse." Afferma Cristina.Arriviamo a destinazione poco dopo.
Entriamo nel locale e si sente subito l'odore pungente dell'alcol.
"Che ne dite, beviamo qualcosa? Ho voglia di fare festa" chiede Federica.
"Sì!" Rispondiamo in coro.
Stasera ho proprio voglia di divertirmi. È da tanto che non lo faccio e me lo merito.
Ci avviciniamo al bar ed il barista, ci chiede subito cosa vogliamo.
"Vodka alla menta!" Risponde Federica.
Passa una buona mezz'ora e diciamo che abbiamo perso il conto degli shot che abbiamo bevuto. Sento la testa leggera e non faccio altro che ridere. Ovviamente le mie amiche non sono messe meglio.
"Buttiamoci in pista!" Urla Camille, correndo verso la pista da ballo.
La seguiamo a ruota e appena siamo lì, iniziamo a dimenarci a tempo di musica. Non capisco nulla, ma mi sto divertendo. Anche troppo.
Sto ancora ballando con le mie amiche, quando sento delle mani posarsi sui miei fianchi.
Immagino sia Samuel. Finalmente.
Così inizio a strusciarmi sul ragazzo dietro di me. Sono troppo ubriaca.
Da sobria non ballerei mai così.
All'improvviso sento tirarmi per il braccio.
È Samuel.
Allora chi era quel ragazzo con cui ho ballato?
Mi sta letteralmente trascinando fuori dal locale, tirandomi per il polso.
"Samuel, sei impazzito?" Sbraito.
In risposta ricevo un'occhiattaccia. Bene.
Appena sento l'aria fredda colpirmi, capisco che siamo usciti.
"Che cazzo stavi facendo?" Sbaita.
Ok, è furioso, ma io sono troppo ubriaca per fare un discorso sensato.
"Io... non... ho fatto... niente!" Biascico.
"Ti sbagli! Ti stavi strusciando su uno sconosciuto" mi guarda torvo.
"Come? Non eti ru?" Mi fermo per riformulare la frase "non eri tu?" Chiedo infine.
"No! Ma quanto hai bevuto?"
"N-non ho bevuto niente!" Mento.
"Smettila di mentire!" Urla.
È furioso davvero.
Mi siedo a terra, non riesco più a stare in piedi.
"E adesso cosa fai?" Chiede scocciato.
"Mi siedo. Cosa ti sembra?"
"Ti porto a casa." Afferma.
"Non ci posso tornare a casa così." Dico preoccupata.
Se mia madre mi vedesse così, mi farebbe fuori.
"Non hai detto che non avevi bevuto niente?" Chiede ironico, evidenziando appositamente il "niente".
"Ok, ho mentito. Non portarmi a casa."
La preoccupazione mi fa anche uscire frasi sensate dalla bocca. Per fortuna.
"Vieni a casa mia." Ordina.
Mi alzo e lo seguo. Sta camminando tre metri avanti a me. È ancora furioso.
Si prospetta davvero una grande serata.
"Sam, aspettami!" Urlo.
Sto correndo, ho male al fianco, ho il fiatone e sono anche ubriaca.
Per fortuna rallenta un po' e riesco a raggiungerlo.
"Avverti tua madre" ordina Samuel.
Lo fulmino con lo sguardo ed invio un messaggio a mia madre, dicendole che dormo da Federica. Ne approfitto per mandarne uno anche alle mie amiche.
Arriviamo a casa sua, infila le chiavi nella toppa ed apre la porta.
"Fai piano. Mio padre dorme." Sussurra.
Mi tolgo le scarpe per fare meno rumore possibile e sgattaioliamo in camera sua.
Apre l'armadio e lancia una sua maglia sul letto.
"Tieni, dormi con questa."
"Grazie." Rispondo ed entro nel bagno di camera sua.
Dopo aver indossato la maglia, torno in camera da letto e mi sdraio accanto a lui. È già nel letto e non indossa la maglietta. Inizio a sentire caldo ed il fatto che sono ubriaca non aiuta.
"Non fare mai più una cosa del genere" rompe il silenzio.
"A cosa ti riferisci?" Chiedo.
"A quello che hai fatto stasera. Hai ballato con quel tizio. Avrei voluto ucciderlo."
"Scusa, pensavo fossi tu. Davvero." Dico abbassando lo sguardo.
"La prossima volta, vedi di esserne certa." Afferma.
Non rispondo. Non saprei cosa dire.
"Vieni qui." Dice avvicinandomi a sé.
Mi rannicchio contro il suo petto e mi perdo nel suo profumo.
"Tu sei mia, Em."
Mi guarda negli occhi mentre lo dice. È la prima persona che mi dice una cosa del genere.
"Sono tua" rispondo sicura.
Porta una mano dietro la mia nuca, per avvicinare il mio viso al suo. Le nostre labbra si uniscono e sento il cuore battere all'impazzata. Provo delle sensazioni pazzesche con lui.
Cose mai provate.
"Buonanotte piccola" sussurra contro le mie labbra.
"Buonanotte, Sam"Tu sei mia, Em ha detto.
Mi addormento così, fra le sue braccia, con questa frase che riecheggia nella mia testa.Sono tua, Samuel. Sono tua.
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La mia città
RomanceEmma è all'ultimo anno di liceo, nella città che odia più di tutto. Questa città le ha portato via ciò che aveva di più caro. Questa città l'ha portata a non fidarsi di nessuno, se non delle uniche persone che le sono rimaste accanto, le sue miglio...