Capitolo 2

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Ero seduta sul letto con le gambe incrociate cercando qualcosa da indossare, ero indecisa come ogni volta che dovevo vestirmi. Ultimamente ogni cosa che indossavo non mi piaceva come mi stava. Mi sentivo sempre un passo indietro rispetto alle altre, eppure avevo gli occhi verdi mi ripetevo per convincermi ogni volta, ma questo non bastava. Ero sempre stata insicura di me stessa. Ero quella ragazza che quando camminava guardava sempre per terra. Penso che ogni donna sia bella con ogni suo difetto, ma per rendercene conto ci vuole del tempo. Alla fine sbuffando optai per un jeans e una T-shirt rosa, per quello che dovevo fare andava bene. Mi guardai allo specchio accarezzandomi i fianchi, tenevo un fisico normale né troppo magro e né troppo grande avevo le giuste forme ma l'unica cosa che si erano dimenticati di darmi era l'autostima.

«Sarah sei pronta?» Urlai a mia sorella mentre mi spostavo dallo specchio per prendere la borsa è il giubbino.

«Arrivo!» Protesta uscendo dal bagno.

Mi fermo d'avanti alla porta d'ingresso, ad aspettarla. È la solita ritardataria! Appena la vedo arrivare, mi viene da sorridere. Indossava i suoi soliti occhiali da sole e mentre si avvicinava i capelli neri che gli arrivavano alle spalle, si muovevano insieme all'andatura del suo corpo. Era davvero bella! Avevamo tredici anni di differenza, ciò nonostante sembrava una ragazzina. Uscimmo di casa con la speranza che l'aria calda del sole mi riscaldava l'anima ghiacciata. Ero preoccupata e mi sentivo rigida come una pietra. Ammettere che la vita mi stava scivolando tra le mani, era tremendo. Avevo progettato la giornata nei minimi dettagli e speravo con tutto il cuore che andasse come avevo immaginato.

«Pensi che ci darà la fotografia?» Domando con agitazione a Sarah. Mi tremavano le mani è le gambe. Odiavo non poter controllare le emozioni.

«No.» Mi risponde in tono secco.

«Forse stiamo sbagliando tutto...»

«O forse no.» Afferma mia sorella decisa. Era concentrata sulla guida, guardava avanti a sé sperando che questo l'aiutasse a deviare i suoi pensieri.

In questo tempo tante volte ho bramato di scappare e non affrontare la realtà, di vivere come tutte le ragazze della mia età con i soliti problemi di amore, amicizia è di cosa indossare per essere più bella, contrariamente vivevo concentrata a scoprire chi aveva rubato mio fratello. Proprio oggi mi sentivo una strana sensazione, come se per l'ennesima volta dovesse crollare tutto. Alzai la testa è guardai diritto d'avanti a me, niente mi avrebbe fermato.

Eravamo arrivate davanti alla casa di zia Lidia, era circondata di fiori, di verde e tante case che riempivano il quartiere. Mi guardavo intorno e mi chiedevo se eravamo davvero pronte ad affrontare l'argomento non so perché ma un brivido partì dalla mia testa e scese giù lungo la schiena. Sarah bussa al campanello, al primo suono non apre, speravo che non ci fosse in casa. Proviamo a bussare per la seconda volta e nel frattempo guardo mia sorella e le sorrido. Eravamo venute senza avvertire ed era probabile che non c'era in casa. Stare in attesa mi rendeva nervosa. Ritentiamo a bussare.

«Chi è?» Grida da dietro alla porta zia Lidia.

Mia sorella mi osserva come un segnale di pericolo prima di risponde. «Zia, sono Sarah.»

Apre la porta con un gesto veloce, così veloce che uscì del vento, ritrovandoci una donna che aveva fiutato il nostro arrivo. «Che sorpresa!!» Trionfa, come se non avesse nient'altro da dire «Cosa ci fate da queste parti?» Con un gesto della mano ci invita ad entrare.

A quella domanda, già conosceva la risposta. Si intuiva dall'espressione del suo viso. Sapeva bene il motivo per cui eravamo lì, era molto brava a fingere.

«Ci siamo trovate in zona e siamo venute a salutarti.»

Io rimasi in silenzio. La tensione non mi permetteva di parlare, se lo avessi fatto avrei balbettato. Zia Lidia Indossava una tuta larga di colore nero e aveva i capelli arrotolati confusamente in una coda. Non era una donna brutta, nessuna donna lo è, ma il suo carattere l'aveva consumata. La casa splendeva come sempre, tutto era in ordine. Ci sediamo sulle sedie al tavolo in cucina. Mi guardo intorno per distrarmi. Mi rimuginavo in me stessa pensando; la vita va così, non bisogna porsi tanti perché, si sarebbe finito per diventare pazzi.

Ti ritroveròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora