Capitolo 12

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Progettavo di arrivare in Canada e riempire i dubbi che avevamo con risposte certe, ma al contrario si sta dimostrando faticoso e lancinante e sta emergendo solo disordine. Tutto ciò mi appesantisce l'anima.

《Possiamo andare sul posto dov'è sepolto?》Prego, nauseata da tutto. Riflettendo su dove poter trovare un'evasione da questo incubo.

《Certamente, adesso vi indico dove andare.》

Usciamo fuori dall'edificio e l'aria gelida mi da un senso di libertà. Nel momento in cui ci incamminiamo tra la neve e il silenzio, due uomini ci fermano invitandoci a seguirli per portarci sul posto.

Più mi avvicino, più ho la sensazione che una parete mi ricadesse addosso. Avvertivo una forte agitazione. Mi tocco la fronte per asciugarmi dal sudore ma la trovo asciutta, sto sudando freddo.

《Siamo arrivati》 annuncia uno dei due uomini.

Mi fermo e lo stesso fa Sarah. I due uomini vanno sulla neve iniziando a contare con i passi portando una pala. Uno, due, tre, quattro, cinque e sei.. si fermano togliendo la neve. Esamino ma non del tutto, mi sento disorientata, con una forte fitta allo stomaco. Cazzo!!

L'uomo fa una forma di quadrato sulla neve, quella rimasta, mostrandoci che li sotto c'e mio fratello. La mia anima si gela di colpo, rimanendo bloccata. Mia sorella prende fiato e si avvicina, piegandosi verso il basso per appoggiare la mano. Ripeto allo stesso modo ogni singolo movimento e quando metto la mano, non sento nulla.

Fino al momento in cui camminavo sulla neve per arrivare al quadrato disegnato, sentivo che stavo calpestando dei bambini e mi dava un senso di fastidio. Ma quando la mia mano ha toccato il quadrato, dove avrebbe dovuto esserci mio fratello, ho percepito che al di sotto della neve, della terra non c'era niente. Può sembrare patetico o un caso psicologico, ma io ne ero certa.

Mi rendo conto che non c'è nessuna targhetta, né un nome né una data.

《Mi scusi, come mai non è stata messa una targhetta?》reclamo con tono minaccioso.

《Presumibilmente perché nessuno ha dato il consenso.》

Rimango sbalordita. Tu, conti con i passi dei piedi per trovare la bara, te ne vai per una logica della mappa e trovi per magia la bara. Cazzo, sei un fottuto genio. Ed io come faccio a sapere che l'orrendo quadrato che hai disegnato sulla neve sia giusto, che sia quello il posto?

Ricordo quando mio padre ci raccontò che l'anno dopo che mia madre partorì, tornò in Italia e dopo qualche mese ritorno in Canada per un breve periodo per delle faccende. Pensò di andare al cimitero e notato il mio stesso dettaglio pose la stessa domanda.

《Come mai non c'è nessuna targhetta?》

A lui risposero che era sotterata dalla neve, e non si riusciva a vedere. Non sapevano cosa dire.

Bugiardi, voi e tutti quelli che c'entrano in questa storia. La rabbia mi sale e vorrei sputare in faccia a tutte queste persone che invece di aiutare, complicano ancora di più il tutto. Mia sorella mi guarda, fulminandomi con gli occhi. Si avvicina al mio orecchio.

《Ricordati che dobbiamo prendere tutte le informazioni prima di attaccare, stai calma.》

Stiamo qui circa una mezz'ora, in silenzio pensando a così tante cose che il cervello non ha tregua. Mi guardo in giro e immagino la scena di come siano potute andare le cose. A dire la verità, non riesco a immaginare che l'abbiano preso, sistemato nella bara bianca, e sotterrato. La mia immaginazione va oltre: ci sono due uomini, ovvero quelli che hanno firmato il documento del cimitero dichiarando di essere i testimoni, che preparano una bara vuota e la sotterano. Vanno in ufficio, come era d'accordo, firmano i documenti e come se niente fosse sorridono per la missione compiuta. Si recano nelle proprie case o fuori ad un bar, come se non fosse successo niente. Ma la coscienza a un certo punto della vita, bussa alla porta del cuore.

Ti ritroveròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora