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Mi alzai dal letto stordita. Preparai il caffè e feci meccanicamente quello che facevo tutte le mattine. Pensai che se avessi potuto scegliere, avrei preferito non essere così attenta ai particolari, mi sarebbe piaciuto fare caso solo alle cose importanti: come il mare, le stelle, il lavoro. Invece le circostanze mi avevano portato a fare caso ai piccoli dettagli e non si poteva tornare indietro. Sicuramente sarei diventata una donna puntigliosa. I fantasmi mi avevano costretto a stare allerta e, guarda un po', quelli non erano fantasmi. Purtroppo, da quando ero precipitata nell’universo di mio fratello, ovvero quello del mistero, tutto sembrava essere misterioso, tutto significava un'altra cosa. La cosa migliore era trovare i pezzi e non pensare troppo, non riflettere troppo sulle cose fino ad alterarne la forma. Stavamo percorrendo strade tortuose per arrivare al cuore di mio fratello. Era incedibile tutto quello che era successo in così poco tempo. La notizia dell’ospedale, che mia madre non risultava negli archivi, mi aveva paralizzata, come se non avessi più i sentimenti. Non provavo più niente, e questo mi spaventava. Ero felice e un attimo dopo odiavo la vita, eppure un impulso dallo stomaco o dal cuore mi spingeva a dubitare di me stessa. Ero arrivata ad un punto della mia vita in cui non mi appassionava più niente. Io che amavo leggere, scrivere, cucire abiti. Io che amavo la moda, la vita. E adesso, tutto era diventato stupido. Quello che avevo in testa era molto più importante di quello che c’era fuori. Fino ad oggi, tutti i momenti della mia vita erano stati molto rumorosi o molto silenziosi. Non c’era una via di mezzo. Spesso mi sentivo una vittima della vita e quasi sicuramente si sentiva in questo modo anche mia sorella.

Ma quando mi mettevo a riflettere mi rendevo conto che stavo esagerando. Ogni essere umano: uomo, donna, anziani e anche bambini, vivevano un continuo combattimento interiore, tra il bene e il male. Tra fare la cosa giusta o quella sbagliata. E puntualmente, in questo combattimento, vince il male. O molto probabilmente noi lo aiutiamo a vincere. Poche volte abbiamo dato una possibilità al bene. Quelle poche volte mi sono sentita in pace, al contrario del male, che mi faceva sentire distrutta.

A volte un evento normale implica un prima e un dopo, che sia un bene o un male lo si capisce più tardi, quando la vita si è trasformata in un muro. Dove risulta difficile disfarsene. Ma, e c’è sempre un “Ma” nella vita, nulla è impossibile per chi ha fede, ed io sono estremamente convinta che in questo combattimento vincerà il bene. Avrei fatto a mia madre il miglior regalo della sua vita: portarle il suo figlio perduto, affinché si togliesse quel peso di dosso. Anche io e mia sorella volevamo toglierci questo peso che ci opprimeva. Stavamo così, facevamo quello che potevamo per non stare peggio e mantenere la calma. Meno stravolgevamo la nostra vita, prima saremo riusciti a ricomporla.

Mi alzai dal letto con il solito obbiettivo, quello di lanciarmi in strada in cerca di risposte e sentire che qualcuno dall’alto mi aiuterà. Anche se i giorni passavano in fretta, quando non mi veniva in mente come continuare a cercare mio fratello, sembrava che il pianeta di paralizzasse, così dovevo procedere a qualunque costo. Anche se i miei tentativi andavano a vuoto la maggior parte delle volte.

Andai in bagno a rinfrescarmi la faccia per tornare in me in qualche modo. Oggi era il grande giorno. Era arrivato il momento di conoscere zia Betty, una zia di secondo grado. Aveva vissuto l’odissea con i miei genitori. Aveva visto il pancione di mia madre crescere, ed è stata lei ad andare con mia madre in ospedale per assistere alla nascita di mio fratello. Accompagnava mia madre ad ogni visita e se le serviva qualcosa dal dottore e non poteva andarci, mia zia vi si recava da sola. Ed era lei quella in grado di raccontare qualcosa.

Un mese prima che arrivassimo in Canada, chiamai mia zia con una videochiamata. Mi fece vedere la neve e mi propose di andare a trovarla, mi avrebbe ospitato volentieri. Mi allontanai con il telefono dal resto della famiglia per domandarle se aveva presente la nascita di mio fratello. Mi confessò che era stato uno dei suoi periodi più dolorosi. Ricordava perfettamente tutto quello che era successo, ma aveva difficoltà a parlare di quei momenti. Le chiesi se lo avesse visto e lei mi rispose di no. A quel punto, il suo volto cambiò diventando lugubre. Da quel giorno non rispose più alle mie chiamate.

Ci sono tante cose intorno a noi che non vediamo, ci attraversano come aghi di vetro sottile. Non avevo voglia di aggiungere un'altra battaglia nella mia vita. Lottare per le persone che non volevano parlare. Mi sentivo spazientita. Se qualcuno aveva visto o per lo meno sentito qualcosa, perché nasconderlo?

Sapevo benissimo che non potevo scappare da tutto questo, anche perché non lo avrei permesso. Presi senza voglia i primi vestiti che capitavano dalla valigia. Indossai il giubbino della Blauer e uscii attraversando l’aria fredda. Improvvisamente, sentii che mi stesse strappando da terra. Il mondo stava per esplodere e io ero tranquilla. Prendiamo il taxi e ci porta fuori casa di zia Betty. Sarah mi spiegò che il posto non era cambiato, eppure mancava da li da tanti anni. Non l’ascoltavo seriamente. Stavo riflettendo su cosa sarebbe successo una volta entrate dentro quella casa. Mi guardai intorno. Eravamo completamente immersi dalla neve. Tutto quello che vedevo, era stato messo lì per me. 

《Ho un brutto presentimento》confessò mia sorella mentre ci stavamo avvicinando alla porta.

Non dissi niente, preferii stare in silenzio a fissare la porta. Spesso si mischiavano verità e menzogna che quasi non si distinguono, ma una cosa o è vera o è una bugia. Mio fratello viveva in questo gioco della menzogna e della verità. E spesso pensavo che sarebbe stato difficile strapparlo dalla sua vita.

《Chi siete?》

Sussultai per la mania di concentrarmi al massimo sui miei pensieri. Mi ritrovai d’avanti una donna anziana. Non era molto alta, portava vestiti larghi, molto probabilmente per nascondere le sue forme, e un'acconciatura raccolta. Dal telefono sembrava una donna molto più giovane e appagata.

《Ciao zia. Sono Sarah e lei è Rose》 si girò verso di me per presentarmi.

Rimase a guardarmi cercando di penetrare nei miei pensieri per scoprire che intenzioni avevo. Era una di quelle persone che ti rimangono in testa, in un modo negativo.

《Ciao, cosa ci fate da queste parti?》 chiese con una voce fredda che mi entrò nelle ossa. Non aprì subito la porta, ci tenne fuori a farci la domanda.

Avevo capito le sue intenzioni, ma provavo quella stupida tranquillità che ti fa abbassare la guardia e preferii non rendermi conto di quello che stava succedendo. Guardai Sarah e ci scambiammo sguardi eloquenti, quelli che valgono come una chiacchiera di un’ora. Entriamo in casa dove veniamo accolti da zio Erry. Avvertii nell’aria una fredezza che mi fece venire i brividi. Ci chiesero come stavano i nostri genitori e nel frattempo andammo in cucina dove zia Betty iniziò a fare il caffè. 

《Come mai da queste parti?》 ci domandò di nuovo, ma questa volta zio Erry. 

《Siamo andate al cimitero.》

《Avete trovato qualcosa?》 domanda zio Erry, guardandoci diritto negli occhi.

Rimango sorpresa da questa domanda. Cosa successe quando la mamma partorì la prima volta? 

Mi limitai a guardarlo.

《Senti bene Sarah, di queste cose devi parlare con me. Tu, Erry vattene via.》disse con autorità e tanta rabbia la moglie. 

L’ira stava prendendo il sopravvento sul mio corpo, facendomi esplodere con la potenza di un vulcano.

Sarah capì le mie intenzioni e mi fece segno con la testa di stare zitta. Tutto questo non era giusto, ma a volte la vita è uno schifo. Gli occhi mi stavano diventando due pietre dure, pietre che raccontavano la sofferenza di mia madre. Lei non poteva distruggere tutto con la sua ipocrisia.

I sacrifici che aveva fatto mia madre per questa donna erano stati inutili, perché ci sono persone che quasi non cambiano fino a quando non muoiono.

Ti ritroveròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora