Capitolo 5

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Mi alzai dal letto recandomi sotto la doccia. L'acqua mi scivolava addosso trascinandosi via i pensieri. Chiusi gli occhi e alzai il viso sotto il getto d'acqua. Vorrei che questa sensazione di perenne rabbia sparisse via, invece di tormentarmi le giornate. Ora capisco mia madre, le sensazioni che provava, i pensieri, i dubbi, le ansie. Ora capisco perfettamente come si sente ogni giorno. Passare una vita a non sapere, a non avere la certezza delle cose, a essere sempre sul punto di scoppiare. Ma giuro che scoprirò la verità, lo farò per mia madre. Avvertì la porta del bagno aprirsi. Spalancai gli occhi e chiusi l'acqua.

«Va tutto bene?» Mi chiese con un tono preoccupato.

«Sto bene.» Presi una pausa mentre facevo un profondo respiro. «Jack, adesso esco dalla doccia»

Mi passò l'accappatoio attraverso la tenda. Vidi la sua mano, e una scarica elettrica attraversò il mio corpo. Rimasi un attimo a fissarla, non sapendo cosa fare.

«Devo venirti a prendere?» Domandò sogghignando.

Alzai gli occhi al cielo, all'idea di quello che riusciva a scatenare in me. Afferrai l'accappatoio e lo indossai. Uscì dalla doccia e lo vidi, e poi quei occhi, profondi, intensi è caldi.
Si avvicinò lentamente e il mio cuore impazzì. Posò la sua testa sulla mia, senza distogliere lo sguardo e mi baciò. Sorrise tra le mie labbra consapevole dell'effetto che aveva su di me. Nessuno aveva scatenato in me queste emozioni prima d'ora.

«Hai un odore che mi fa impazzire» bisbiglio sulle sue labbra.

«Tu invece mi fai impazzire.» sghignazza ed io lo spingo all'indietro lentamente.

«Che hai da ridere?» Gli do le spalle facendo la finta offesa.

«Dai piccola Rose, non fare così.» Mi prese in giro mentre continua a sorridere. Mi prese per i fianchi e iniziò a farmi il solletico. Mi agitai ridendo per farlo smettere, ma lui continuava indifferente. Riuscì a fuggire dalla sua presa iniziando a correre. Raggiunsi la porta dal bagno. MI voltai all'indietro per vedere se mi stava raggiungendo. E questo fu un errore, perché Jack riuscì a prendermi. 

«Non scappi da me.» Mi prese il viso tra le mani e mi baciò con passione. Ogni volta era come la prima volta. Iniziai ad indietreggiare arrivando alla mia camera.

«Ora devo andare.» Lasciò il mio viso e prese due bicchieri versandoci il tè freddo.

«Di già?» Chiesi dispiaciuta aggiustandomi l'accappatoio.

Pochi minuti dopo eravamo distesi sul pavimento, uno sopra l'altro, le dita intrecciate e le mani di lato vicino ai nostri visi.

«Non andare.» Mi fissava la bocca ipnotizzato. «Non ti fermare» sussurrai mentre mi aveva infilato un ginocchio tra le gambe, per aprirle. Dimostrandomi con i fatti che non sarebbe stato comunque in grado di fermarsi. Aveva alla fine slacciato le proprie mani dalle mie per infilarle sotto alla maglietta, per sfiorare la base dei seni. Continuava a baciarmi, a muoversi e ad accarezzarmi, io rispondevo ritmicamente ad ogni movimento, scendendo con le mani lungo i suoi fianchi, la sua schiena fino al suo bacino. Il petto saliva e scendeva per la respirazione. Lo amavo e non avrei mai smesso di farlo. Molto lentamente facemmo l'amore e in quel momento fui capace di non pensare a niente. Mi accarezzava la testa e il viso in silenzio, godendoci quel momento. Fino a quando Jack non guardò l'orologio.

«Purtroppo devo tornare al lavoro.» Posò le sue labbra sulla mia fronte prima di alzarsi e vestirsi.

«Jack?»

«Sì?»

«Ti amo.»

«Anche io. Ti amo.» Sorrise mentre si allontanava.

Ti ritroveròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora