Capitolo 9

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«Buongiorno» Spalancai gli occhi e mi ritrovai Jack che mi guardava incantato.

«Buongiorno» sussurrai sbattendo le ciglia.

Mi avvicinai al suo corpo ancora molto caldo e mi appoggiai sul suo petto. Non avevo voglia di alzarmi per affrontare un'altra giornata alla ricerca della verità. Avrei tanto voluto poter restare nel letto fra le braccia della persona che amavo. L'unico posto dove mi sentivo veramente al sicuro, protetta dal mondo e da tutti i mostri che mi portavo dentro.

La mano di Jack mi accarezzò la testa chiedendomi con voce rauca. «A cosa pensi?»

Mi sollevò la testa per appoggiare le sue labbra sulla mia fronte. Questo era uno dei pochi gesti che mi facevano sentire veramente amata. Chiusi gli occhi lasciandomi coccolare da quell'attimo.

«Sarà dura quando te ne andrai» Disse mangiandosi le parole.

Di scatto alzai la testa per guardarlo degli occhi. Erano lucidi è piedi di paura.

«Possiamo farcela» Dissi con la sicurezza che presi dalle mie speranze. «Sei tutto quello che mi è rimasto»

Lo baciai come non avevo mai fatto, sussurrandogli che lo amavo che era la cosa più vera che c'era nella mia vita. Ci trovammo di nuovo a fare l'amore. Stretti l'uno all'altra. Era come se il tempo si fosse fermato, che nulla avesse più senso è che la vita in fondo era bella. Perché era capace di regalarti momenti come questi. Tante sensazioni che arrivavano velocemente, il cuore che batte al mille e la pelle d'oca.

Ma il mio telefono squillò più di una volta interrompendo il momento. Mugugnando mi spostai da sopra a Jack per alzarmi.

«Pronto? Sì.. dammi dieci minuti e arrivo.» Iniziai a raccogliere i vestiti sparsi per la stanza vestendomi frettolosamente.

«Chi era?» Mi domandò mentre mi aiutava ad infilare la maglietta.

«Era mia sorella, devo tornare a casa perché ha comprato i biglietti per il Canada.» A quelle parole scandite dalla mia bocca mi fecero sentire una pazza. Avevo dimenticato per un attimo che avevo un fratello in qualche parte del mondo che dovevo cercare per cui appena me ne resi conto il mondo era tornato lo schifo di prima. E con lui anche io.

Presi la scarpa vicino al letto, la infilai saltellando su una gamba. Jack mi prese da dietro giusto in tempo prima che io cadessi. Mi sentivo una scema ma in quel momento non avrei potuto fare altro, non sarei stata me stessa.

«Calmati» disse Jack con tono tranquillo ma non capì che in quel momento non avevo bisogno di quelle parole al contrario mi irritavano.

«Non posso, devo andare.» Urlai liberandomi bruscamente dalla sua presa.

Quando si tratta di mio fratello, mi chiudo in me stessa mandando a fanculo la mia vita è quella degli altri. È come se fossero dei fuochi d'artificio, che quando si nomina mio fratello esplodono. Sono capace di essere crudele. Viene fuori tutta la rabbia repressa che mi porto dentro e che mi trasforma in un mostro.

«Rose?» Pronunciò il mio nome in modo così marcato, che mi fece agitare ancora di più.

«Non ora, Jack!» Non mi voltai per guardarlo.

Non sapevo cosa mi stava succedendo, ma in quel momento la sua presenza mi dava fastidio. Spesso non mi sentivo capita. Percepivo che le persone che mi circondavano; i miei amici, i parenti e compreso il mio fidanzato ne avessero abbastanza di questa storia e che fossi diventata noiosa.

Jack mi abbracciò da dietro e in un attimo, come per magia, riuscì a tranquillizzarmi. Ma avrei voluto potergli dire di andar via, di smettere di abbracciarmi.

«Jack?» pronunciai il suo nome sotto voce.

«Si?»

«Posso chiederti una cosa?»

Mi girai per guardarlo negli occhi, mettendo le braccia intorno al suo collo.

«Pensi che sarò capace di affrontare tutto quello che accadrà? Ho tanta paura di crollare da un momento all'altro.»

Jack rimane immobile in silenzio. Mi guardava diritto negli occhi.

«Sei la parte migliore di me e ti giuro che ne uscirai da questa merda di situazione.»

Avrei voluto dire qualcosa, ma rimasi in silenzio assorbendo le sue parole. Preferivo che parlassero i nostri cuori che in quel momento battevano veloce. Forse era meglio mandare tutto a fanculo e rimanere qui. Ma Jack mi anticipò, si allontanò da me di qualche passo senza che i nostri occhi si staccassero. I suoi erano profondi e intensi. Mi feci forza e allontanai lo sguardo. Dovevo smetterla di essere una tossicodipendente di Jack. Mi avvicinai alla porta della stanza per uscire, ben sapendo che mi stesse guardando. Questa volta non fece nulla, rimase fermo. D'istinto mi sarei voltata correndo tra le sue braccia ma la ragione mi diceva di aprire la porta e scappare via.

«Rose?»

Mi feci forza per non voltarmi a guardarlo ma non aveva mai pronunciato il mio nome in questo modo, mi vennero i brividi.

«Dopo mi chiami?» Scandì le parole come se fosse un'implorazione, perché in fondo sapeva bene che non lo avrei fatto.

«Scusami...» Dissi Chiudendo la porta alle mie spalle.

Evitai l'ascensore scegliendo le scale. Avevo voglia di correre, di liberarmi da tutti qui sentimenti che avevo nel profondo dell'anima. Non sapevo cosa mi stava succedendo ma non mi piaceva. Scesi le scale spedita senza fermarmi, una volta toccato il suolo asfaltato iniziai a correre sempre più veloce, volevo che le gambe mi bruciassero. Quando arrivai a destinazione feci fatica a riprendere la respirazione in modo regolare. Forse sarei dovuta andare dallo psicologo, ero certa che stavo per impazzire.

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