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È una follia stupida appoggiare l'ignoranza di chi ti sta accanto. Desideravo che tutto fosse uno scherzo. Mi ritrovavo difronte a delle persone senza animo. Cosa mi potevo aspettare? Le persone continuamente si tradiscono senza badare al grado di parentela. Avrei tanto voluto avere anche io un cuore duro; senza sensibilità, pietà, compassione... al contrario mi ritrovavo con il mio cuore tra le mani, sfregiato.

Era ingestibile questa situazione: mia zia arrabbiata, mio zio che va via in silenzio, sottomesso per paura. Mentre noi guardavamo la scena da spettatori, incapaci di salire sul loro palcoscenico.
Quanta indecenza!

"Di queste cose devi parlare con me!" Disse duramente, come una bomba esplosiva, di quelle che fanno tremare la terra è il cielo.

Mi dava l'impressione che si stava prendendo gioco di noi.

《Quei giorni sono stati terribili, per tutti. Non c'è bisogno di ritornare nel passato, io non ricordo molto. Ed è normale che con le date non vi trovate.》 Spiega, mentre sistema con furia la frutta che aveva sul bancone della cucina.

Mi bloccai di colpo! 《Come mai con le date non ci dovremmo trovare?》 chiese mia sorella. Aveva un tono calmo, ma conoscendola era un vulcano in eruzione.

《Le date non coincidono perché era morto già quindici giorni prima. Hanno compilato la documentazione in modo sbagliato.》

《Se il bambino era già morto, la documentazione non sarebbe dovuta essere già pronta?》 Chiede sarah avvicinandosi alla cucina. Io rimasi a guardare. Mi conoscevo. Era meglio stare in silenzio per non perdere il controllo.

《Sono passati troppi anni. Non ricordo niente e non voglio sapere niente》 prese una mela e la buttò con violenza nel cesto della spazzatura, era acerba. 《Non voglio parlare di questa storia》 continuò senza prendere fiato.

《Giulia? Vieni di sopra che ci sono ospiti》 chiamò la figlia che abitava al piano di sotto. Era un modo per interrompere la conversazione.

Prese dei dolci, li servì a tavola e parlammo di altro, di come fosse bello il mondo.
Che vita triste che conducevano. Li guardavo mangiare, parlare e bere. Sorridevano e gesticolavano, ma il loro volto era grigio, buio come la notte.

Prendiamo le nostre scarpe, le infiliamo al piede e con saluti freddi usciamo da casa, quella che era l'inferno.
Non continuammo, era meglio andare via e far scorrere questa storia lentamente, affinché potesse prendere la direzione giusta e scivolare velocemente.
Stavano crollando tutti i miei ideali: la famiglia, la bontà delle persone, la verità, l'essere buoni, la gentilezza... non esisteva più nulla di tutto questo. Adesso c'era solo una grande battaglia dentro di me e fuori, che volevo assolutamente combattere e vincere.

Vado via con tanti dubbi e rimpianti. Forse se, se andava così, se avessi detti qualcosa, se... ma era andata come doveva andare e indietro nel tempo era meglio non tornare. Attraversavo la città, seduta in macchina. Guardavo fuori dal finestrino e mi sembrava che nulla fosse reale. Mi sentivo un fantasma, invisibile agli occhi delle persone.
Non avrei mai immaginato che sarebbe stata così dura.
Avevo un fratello da qualche parte nel mondo e questo mi dava la forza di andare avanti, di correre sempre più forte, perché prima o poi qualcosa sarebbe cambiato.

Ti ritroveròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora