Capitolo 25

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Mi svegliai più stanca di prima eppure avevo dormito interrottamente. Mi alzai con calma e mi resi conto che non avevo indossato il pigiama. Guardai il vestito stropicciato sbuffando. Senza molte pretese andai sotto alla doccia cercando conforto. Avevo bisogno di mettere a mollo i miei pensieri. Indossai l'accappatoio, mi vestii e senza esitare uscii di casa. Andai diritta da Jack.

« Hey »

Jack si volse a guardarmi sorpreso.

«Piccola Rose, cosa ci fai da queste parti?» Pronunciò sorridendo.

Lo guardavo mentre con passo lento si avvicinava, era bellissimo. Indossava un maglioncino color panna che risaltava i suoi occhi color nocciola, portava dei pantaloni lunghi neri e aveva i capelli arruffati. Era alto, spalle large e aveva un portamento da re. Da quando mi ero messa alla ricerca di mio fratello lo avevo trattato in malo modo, spesso mi adiravo con lui, ero apatica e gelida. Pretendevo che si comportasse come volevo e quando lo faceva lo stesso non andava bene. Era riuscito a sopravvivere ai miei sbalzi d'umore. Quando invece tornai dal Canada, Jack mi venne a prende all'aeroporto. Ricordo che mentre aspettavo che arrivasse la mia valigia intravidi dalla porta che separava me e l'uscita, Jack. Stava fermo, attendeva che arrivassi anche dopo averlo trattato male. Quando finalmente arrivò la valigia, la presi e trascinandola uscii dalla porta, di colpo mi bloccai ebbi la sensazione di stare varcando la soglia di un nuovo inizio. Avevo paura. Paura di iniziare a far finta di niente o di ricominciare. Avevo paura che Jack non avrebbe amato la nuova me. Quando mi vide incrociai il suo sguardo e una scarica elettrica attraversò il mio corpo, d'istinto mi dimenticai di tutto. Mi salutava con la mano spostandosi con la testa per non perdermi d'occhio tra la gente. Sorrisi. Camminai a passo svelto perché volevo abbracciarlo, forte, così forte da smettere di respirare. E cosi feci. Non mi importava più di niente, volevo solo sprofondare tra le sue braccia e rimanerci tutto il tempo che potevo, finché qualcosa di terribile non mi avrebbe un'altra volta strappato dalle sue braccia.

«Sono passata a salutarti, se ti dispiace vado via.» Dichiarai facendo la finta offesa.

Jack mi catturò con forza tra le sue braccia. «Stai scherzando vero?»

Non risposi, mi limitai a immergere la testa nell'incavo del suo collo. «Sai che non mi dispiace. Va tutto bene?» Disse in tono dolce.

A quella domanda mi sentii mancare il respiro. No, non andava bene niente. Tutto è una merda. Era una di quelle giornate che mi sentivo da buttare via dove niente aveva senso.

« Va tutto bene, volevo solo vederti.» Alzai la testa per guardarlo negli occhi. Lo baciai sulle sue labbra carnose, volevo solo dimenticare.

Misi le mani tra i capelli di Jack per attirarlo a me. Aveva una penna in mano, la gettò per terra per dedicarsi del tutto a me. Avvolse le mani intorno ai miei fianchi stringendoli forte e senza trattenere mi prese in braccio, d'istinto mi aggrappai con le gambe intorno ai suoi fianchi per non cadere. Lo baciavo e non riuscivo a smettere. Volevo che mi prosciugasse. Lo amavo ed era l'unico uomo che volevo nella mia vita. Jack prese aria.

«Ti amo» L'osservai diritto negli occhi. Piansi. Non sapevo nemmeno perché lo stessi facendo eppure era l'unica cosa che mi riuscì in quel momento.

«Jack, non lasciarmi mai»

«Non lo farò.»

Ripresa a baciarmi. Questa volta fu in modo più aggressivo, mi desiderava come io desideravo fortemente lui. Scesi dalle sue braccia per facilitargli i movimenti che stava per fare. Frettolosamente mi tolse la maglietta e i pantaloni. Iniziai a sentire caldo per le scariche elettriche che Jack riusciva a provocarmi. Indietreggiai perché mi spingeva con forza, ritrovandomi con le spalle al muro. Gli misi le mani sotto alla maglietta. Era sudato ma non mi dava fastidio, lo accarezzai per poi infilare le mie unghie nella sua carne mentre mi iniziò a baciare nell'incavo del collo.

«Cazzo!» ringhiò mentre squillava il suo telefono.

«Devo rispondere»

«Devi per forza?» Trattenni il respiro sperando in un no.

«Scusami è lavoro. Non ho scelta»

Lo guardai allontanarsi mentre prendeva il telefono dalla tasca dei pantaloni per rispondere all'idiota. Iniziai a sentire freddo per cui presi la maglietta e il pantalone e mi vestii. Cercai di sistemarmi i capelli con la mano mentre guardavo Jack che gesticolava, aveva la mascella tirata e le labbra socchiuse. Tornò da me non appena la telefonata terminò.

«Scusami» Mi sbaciucchiò sulla fronte.

Ricordo il nostro primo bacio, non fu certo lungo come quelli che si vedono nei film romantici, ma a modo suo fu meraviglioso. Quando le nostre labbra si sfiorarono per la prima volta, seppi in quel momento che ero al posto giusto.

No, non voglio scusarti. Era necessario rispondere al cellulare? Pensai.

«Va tutto bene, non ti preoccupare» Mi voltai per prendere la borsa che avevo lasciato sulla sedia. Era meglio andare via.

«Vai via?» Reclamò seccato.

«Hai qualche idea?» Replicai velenosamente. Sapevo che Jack non riusciva ad essere spontaneo nelle cose, ad avere idee per fare qualcosa.

«Dai, rimani un altro po' con me.» Implorò con gli occhi dolci.

Quando mi guardava in quel modo, come solo lui sapeva fare, era capace di farmi cadere in trance ed era capace in quell'istante di fare ogni cosa.

«Okay.» Mi presi una pausa, lo guardai avvicinandomi. Gli sfiorai la guancia lasciandoci un bacio. «Rimango ad una sola condizione. Non devi rispondere al cellulare e devi rimanere con me per il resto della giornata» Conclusi cinguettando.

Jack sorrise. Era bellissimo quando lo faceva.

«E tu, mia piccola Rose, devi promettermi di non permettere a nessuno di disturbarci» Sorrisi mentre lo guardavo muoversi avanti e indietro per poi fare un inchino.

«Ci devo pensare. Può darsi che trovi di meglio» Feci la seria. Adoravo vederlo corrugare la fronte per la gelosia.

Quando mi ritrovavo a pensare a Jack, non potevo fare a meno di sorridere. Ogni volta, sentivo dal profondo dell'anima che in qualche modo mi aveva completata.

Ti ritroveròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora