Capitolo 28

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Volevo poter avere la possibilità di svegliarmi con mio fratello al mio fianco la mattina, desideravo trascorrere le serate a chiacchierare su come fosse andata la giornata. Volevo ridere con lui. Perché mio fratello era quella parte di me che mi rendeva viva anche adesso che non c'era, non era presente fisicamente, eppure lui aveva la capacità di rendermi felice al solo pensiero che fosse vivo. Avevo passato nottate intere a non dormire e giornate in cui la mia mente era annebbiata. Quante giornate mi sono sentita uno schifo da buttare via, come fossi un sacco della spazzatura. Poi c'erano quelle giornate meravigliose, in cui lo sentivo vivo sulla mia pelle. Avrei tanto desiderato che anche lui provasse gli stessi sentimenti, le stesse emozioni e la sensazione che il sangue bolliva al solo pensiero che ci potessimo incontrare e abbracciare. Non ero certa che lui sapesse della nostra esistenza, ma nel profondo del mio cuore sapevo che lui provasse un vuoto. Sentivo il bisogno di amarlo con tutta la mia anima e con tutto il mio corpo e non avrei permesso mai a nessuno di far sparire le tracce. Io non sono mia madre e nemmeno mio padre, non che loro abbiano sbagliato qualcosa perché il loro destino doveva andare in quella direzione, ma il mio andava in un'altra. Mio fratello era nel mio cuore, nel mio sangue e sulla mia pelle e non avrei permesso a niente e nessuno di strapparmelo con violenza poiché quello che avevo vissuto in questa storia surreale mi avevano cambiata, fatta crescere, e le vicende mi avevano insegnato il rancore e la vendetta.
Ricordo ancora quella sensazione di amaro nella bocca che provavo quando stavo per partire per il Canada. Ero terrorizzata ed eccitata allo stesso tempo. Ricordo di non aver dormito bene la notte prima e di essermi svegliata presto, di aver fatto colazione solo mangiando un biscotto e bevendo due tazzine di caffè consapevole che mi sarei agitata ancora di più. La sera prima mentre io e Sarah stavamo preparando le valige, la casa iniziò ad inondarsi di persone che volevano salutarci. Venne Myriam, una delle mie più care amiche che mi aiutò a sistemare i vestiti in modo ordinato in valigia. Successivamente vennero Genny e Carol una coppia di amici di famiglia. Poi c'erano i miei genitori e i miei fratelli con le loro mogli. Quella sera la casa sembrava molto piccola. Al dire il vero tutto sembrava più piccolo.

«Stai mettendo mezza cameretta qui dentro» Disse Myriam arrabbiata e divertita mentre posava le ultime cose nella valigia. Cercava di avere l'umore positivo per non scoppiare a piangere. Sapevo che le sarei mancata.

«Per forza» Commentai sottovoce.

«Per forza? Niente è per forza, non dimenticarlo mai» Disse sicura di sé mentre si passava la mano nei capelli che gli arrivavano alle spalle.

«Non è il momento di dare lezioni di vita» Le andai vicino sorridendo.

Ricordo che mi sedetti sopra alla valigia cercando di chiuderla, sforzandomi ma senza riuscirci.

«Okay, ho capito» Myriam mi imitò riuscendo così nel tentativo di chiudere la valigia piena.

«Finalmente» Esultai saltellando come una bambina. Abbracciai la mia amica così forte da sentire le braccia che bruciavano. Già mi mancava.

Ti ritroveròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora