Capitolo 14

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Qualsiasi essere umano si porta dietro un bagaglio pieno di vita vissuta; di errori, di felicità, di tormento, di sofferenza. Così pieno che un solo bagaglio non basterebbe. Forse lo si apre, incominciando a buttare via qualcosa per farlo diventare più leggero, lo si richiude e si va avanti, lasciando qualche pezzo della nostra vita per strada. Ma non saremmo più le stesse persone, e questo non vuol dire necessariamente essere migliori, ma semplicemente essere qualcosa che ci creiamo facendo sì che non siamo più noi stessi. Per questo torniamo indietro a raccogliere ciò di cui ci siamo liberati per rimetterlo nel bagaglio e andare ancora avanti, ricordandoci chi siamo davvero. Ovvero, noi stessi. Con gli errori commessi possiamo imparare a non commetterli più. Mio padre aveva bisogno di liberarsi si quello che aveva dentro. Stava raccogliendo quello che avevo buttato per strada.
Non posso far finta che questa storia non esista.

Mio padre comincia a raccontare quello che sa. 《Sapevo un mese prima del parto che il bambino fosse morto, ci fu detto dal dottore, a me e a mio padre. Dal momento in cui ebbi la notizia, mi trovai in difficoltà e con un forte dispiacere. Non ero capace di affrontare il lutto e non avevo idea di come raccontarlo a vostra madre.》 Si ferma per qualche minuto ricominciando a parlare con lo sguardo rivolto a mia madre, come se chiedesse perdono.《Il dottore precisò di non dirlo. Era meglio per mia moglie non saperlo, le emozioni avrebbero potuto prendere il sopravvento. Così, decidemmo di non dire niente, io e mio padre. Ma non è stato per niente facile. Quando guardavo vostra madre, mi sentivo in colpa, stavo male e non potevo parlarne con nessuno. Avevo vent'anni e a quell'età perdere un figlio mi ha sconvolto per tutta la vita.》

Fisso lo sguardo su mia madre spiazzata quanto me e Sarah. Riesco a intuire dall'espressione del viso che vorrebbe scappare. Troppe persone l'hanno ingannata, perfino derisa. Il punto è proprio questo, troppe persone c'entrano in questa storia e non si riesce a comprendere chi sa davvero qualcosa. Non è possibile rimanere indifferenti ai fatti che parlano chiaramente. Nell'aria ci sono tanti bisbigli che arrivano alle nostre orecchie, eppure mai nessuno che venga a dirci: "siete pazzi, dopo quarant'anni?!". Ebbene sì, ne possono passare anche di più ma mettete la vostra anima tormentata dai segreti in pace, perché la verità verrà fuori. Mi chiedo: in tutto questo tempo in cui abbiamo deciso di fare queste ricerche, per quale ragione tutti si sono tirati indietro? E a quale scopo davanti all'evidenza si danno alla fuga? Fanno finta di nulla, non chiedendo? Se io non avessi nulla da nascondere sarei curiosa, vorrei sapere come vanno le ricerche, se hanno necessità di qualcosa, oppure chiamerei per vedere come stanno due ragazze sole dall'altro lato del mondo. Al contrario c'è silenzio, ci sono bisbigli. Tuttavia, mentre voi sprecate il vostro tempo a nascondere, a deridere mia madre, noi ci facciamo una bella risata per tutto quello che sta venendo fuori. Ah..! Tralasciavo una cosa molto importante, ANDATE A FANCULO!

《Scusami》implora mio padre terrorizzato dalla freddezza di mia madre.

《Avrei fatto lo stesso》rivela lentamente mia madre. Si guardano come se volessero piangere.

Rimango toccata nel vedere questa scena, dopo tanti anni si amano come fosse la prima volta. Sorrido, soddisfatta che in mezzo a questo disastro ci sia un po' d'amore.

《Scusatemi... Come può un dottore dichiarare un mese prima la morte di un bambino e non operare all'istante? Mamma, tu non hai avuto un parto naturale?》Dice Sarah tutto d'un fiato, chiedendo una conferma a quello che ci è stato sempre detto. Mi volto verso di lei cercando di capire a cosa sta pensando.

《Sì. Io ho sentito per tutta la gravidanza il bambino che si muoveva. Ti ricordi, Billy, quando ci mettevamo sul letto e con la mano mi toccavi la pancia per sentire i movimenti di nostro figlio?》 Domanda a mio padre, confusa.

《Sì, ricordo tutto.》

《E allora come hai fatto a credere alle parole del dottore?》 Domanda ancora.

Adesso sono anche io confusa.

《Mi fidavo. Quando sentivo nostro figlio muoversi pensavo che fosse una convinzione psicologica, che forse non lo sentivamo per davvero. Ora posso dire che il mio pensiero era da stupidi, ma allora non ne avevo idea, avevo paura e volevo solo che tu stessi bene.》 Dichiara, afflitto dal quel ricordo.

Mia madre guarda diritto negli occhi mio padre, probabilmente per vedere se dice la verità. 《Quando ho partorito mi hanno fatto anche il tracciato, questo lo ricordo molto bene. I dolori erano i miei, non li hanno indotti. Non potrò mai dimenticarlo.》cambia discorso rispondendo alla domanda di Sarah.

《Non lo hai sentito piangere?》Domando piena di odio.

《Non ne ho avuto il tempo. È stato tutto veloce. Subito dopo che il bambino è nato l'infermiera lo ha preso ed in fretta e furia è uscita. Io ero sfinita ed essendo il primo figlio pensavo che fosse una prassi normale. Era il '76, ero lontana da tutti e avevo diciotto anni.》racconta più a se stessa.

In silenzio annuisco, ascoltando con ansia. Non so come faccia a portare questo peso da tanti anni.

《E dopo? Hai chiesto di vederlo?》chiedo.

《Non ne ho avuto il coraggio...》
Era come vivere in un modo parallelo. Saltava tra il passato, il presente e il futuro. Per questo avevo perennemente l'emicrania.

《Mamma ci sentiamo più tardi.》 Interrompe Sarah.
Era meglio così.  Vedere il volto di mia madre nella sofferenza era un tormento per la mia anima.

《State attente》 ci saluta mio padre.

Ti ritroveròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora