Capitolo 13

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Sembra un film mostruoso, di quelli che non vorresti mai vedere, che solo a leggerne la trama ti vengono i brividi e lo butteresti via ignorandolo.

Sono distesa sul letto ancora con l'accappatoio addosso, riesaminando la giornata di oggi. Non mi sembra vero che abbiamo fatto il primo passo, sembra che qualcosa si stia mettendo in movimento. Spesso considero la possibilità di stare impazzendo, ormai vivo la mia vita proiettata alla scoperta della verità, consapevole di non vivere più bene. Tuttavia sono contenta così.

Siamo andate via dal cimitero con alcune risposte. Non ero preparata ad andare sul luogo della sepoltura, non curavo questo aspetto, pensavo di andare solo in ufficio, eppure mi ha resa felice. Questo è tipico di quando non ti aspetti in alcun modo nulla dalla vita. Spesso mi capita di fantasticare al giorno in cui incontrerò mio fratello. Ma non so se sia una cosa buona, perché spesso l'immaginazione fa brutti scherzi e non vorrei restarci male. Così, getto via all'istante questo pensiero. Di una cosa sono

convinta, che quando lo abbraccerò, sarà il miracolo più bello, e al diavolo di chi sia stata la colpa di tutto questo. Era la primavera dell'anno prima, quando andai con mia madre a Pompei. In quel luogo mia madre si sposò ed è stato in quel luogo, dopo anni che mia madre chiese la grazia di trovare sui figlio. Voleva avere l'anima in pace.

Lo squillo del telefono mi fa sobbalzare dal letto, apro di scatto gli occhi, mettendomi una mano in testa. Prendo il cuscino e ci schiaccio  la faccia dentro, odio svegliarmi in questa maniera, è come se mi avvisasse che la giornata sarà di merda. È mia madre al telefono. Mi alzo lentamente mettendomi nel letto di Sarah, anche lei sveglia. Rispondo e inizia la videochiamata.

《Ciao mamma》 dico, comossa nel vederla.

《Come state? State mangiando?》

《Mamma, stiamo bene,  abbiamo mangiato e dormito》ride Sarah prendendola in giro.

Raccontiamo ciò che è successo in questi giorni, andando nei dettagli di ogni parola che ci è stata detta. C'è anche mio padre e deduco dall' espressione del viso che questa storia non gli piace.
Spesso non do valore alle cose importanti ma le disprezzo. Adesso che sono lontana da casa,  mi sto rendendo conto che il tempo scorre via molto velocemente, portandosi con se le persone. Dovevo smetterla di essere egoista e di pensare sempre e solo a me stessa. Quello che ho è un dono prezioso e devo viverlo appieno. Come i miei genitori. Adesso che li avevo lontani, mi mancavano.

《Mi ricordo..》 si ferma mio padre pensando chissà a cosa.

Ho la bocca secca e i brividi su tutto il corpo. Non sono pronta a ritornare di nuovo nel passato.

《Io già sapevo che il bambino era morto da un mese》obietta mio padre, con l'espressione del viso impassibile.

Rimaniamo in silenzio per qualche minuto per rielaborare e assorbire questa scoperta. Come faceva a sapere un mese prima che il bambino era morto? Chi lo aveva avvisato?

Ti ritroveròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora