Capitolo 29

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In questo capitolo e in alcuni successivi saranno presenti i P.O.V., poiché i personaggi nella storia sono in luoghi diversi e ognuno di essi vive situazioni diverse.
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Alessia's P.O.V.

È ormai trascorsa più di mezz'ora da quando il treno ha lasciato la stazione, devo ancora realizzare che tutto quello che ho passato in questi giorni è finito.
È come se avessi vissuto in un sogno bellissimo, ma ora è giunto il momento di svegliarsi e ritornare alla realtà.
Non posso fare finta che non sia successo niente, perché oltre che essere tatuato nei miei ricordi è anche indelebile sulla mia pelle.
Di questo periodo mi porterò dietro tanto, cose bellissime che mi sono successe, ma anche cose che preferirei dimenticare. A proposito di dimenticare, non ho notizie di Federico da ieri sera e non so se scrivergli o aspettare che sia lui a farlo per primo.
È lui che ha sbagliato, di conseguenza è lui che si deve scusare, quindi aspetterò anche se non so quanto questa idea sia geniale.

Durante la prima parte il viaggio ho osservato il paesaggio che scorreva fuori dal finestrino cadendo in una specie di trance da cui mi risveglia solo il treno che si ferma e una voce metallica che dice:

"Sia avvisano i gentili passeggeri che il treno subirà un ritardo di 53 minuti causa problemi tecnici, ci scusiamo per il disagio. Buon viaggio."

Ecco, ci mancava pure il ritardo, per fortuna che mi sono portata dietro un paio di panini che mangerò nel caso mi venga fame.
Il treno è fermo, cosa posso fare? Di musica ne ho ascoltata fin troppa e non mi ha aiutato affatto nel mio obbiettivo di non pensare a Fede. Apro wattpad e dò un'occhiata alle ultime storie pubblicate, mi metto a leggere un racconto horror che finisco in un brevissimo tempo, o almeno così credevo io. Infatti, solo dopo che il treno è ripartito, mi accorgo che è già passata più di un'ora e mezza dall'annuncio e che quella storia mi ha tenuto davvero inpagnata e, cosa positiva, Fede non è mai apparso nei miei pensieri.

Mancano poche decine di chilometri alla stazione di Udine, così inizio a radunare i bagagli e a prepararmi per scendere.

Piano piano il treno rallenta e lo stridio dei freni mi fa capire che siamo fermi. Raccatto tutto e scendo.

Metto un piede giù dal mezzo e vengo investita dal tipico odore di fumo e profumo che rappresenta quel luogo. Ci sono ragazzi impazienti che aspettano in treno diretto a Venezia, uomini d'affari che parlano al telefono e camminano velocemente nella speranza di non perdere il treno. E poi ci sono io, una semplice ragazza che torna da un viaggio che mai, fino ad una settimana prima, avrebbe pensato di fare. Un viaggio che l'ha segnata per sempre.
Un velo di tristezza e disorientamento mi coglie alla sprovvista quando mi rendo conto di essere a casa. Che strana parola, casa. In questi giorni per me casa erano le braccia di Fede, ora non lo so più.

Esco dalla stazione dei treni per avviarmi in quella degli autobus e prenderne uno per arrivare a casa.
Da qua a casa mia ci sono circa una ventina di minuti, quindi mi siedo e cerco le chiavi della porta d'ingresso. Dopo di che aspetto tranquillamente la mia fermata. Durante il tragitto, senza accorgermene, controllo ogni due minuti il cellulare nella speranza di ricevere un messaggio da Fede.

Passati i venti minuti mi ritrovo a camminare per la strada verso casa, non mi ricordavo che qua facesse così caldo, perciò farò una bella doccia rilassante non appena sarò rientrata.

Infilo la chiave e la giro nella serratura che scatta e fa il tipico rumore, il che mi ricorda che sono realmente a casa. Il suo tipico odore mi invade le narici e mi fa sentire al sicuro.

I miei genitori non ci sono ancora, rientreranno domani sera, così approfitto di sistemare i vestiti che mi sono portata dietro e fare una lavatrice con la biancheria sporca.

Mi vuoi? Vieni a prendermi! | Federico Rossi | [COMPLETA] #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora