3 ottobre, 08.45
Levi
- Leviiiiiii!!!! Sveglia!Mi svegliai con quell'idiota della Quattrocchi che sembrava avere tutta l'intenzione di perforarmi un timpano.
Feci scattare la mano verso di lei, colpendola sulla fronte con il palmo, troppo piano per farle davvero male, ma abbastanza forte perché non fosse solo uno scherzo.
Quando mi misi seduto sul materasso la vidi che si massaggiava la testa mentre borbottava:- Che modi.
Roteai gli occhi al cielo:- Forza, Quattrocchi, portiamo tutto di sotto.
Le si illuminò lo sguardo ed io presi il solito libro dal comodino, uscendo dalla porta per dirigermi poi verso i sotterranei.
Arrivammo fino a quella porta, in fondo al corridoio, e per un attimo ebbi l'impulso di pensarci due volte prima di fare un altro passo avanti.
Eppure non mi fermai.
Camminai precedendo Hanji di qualche metro, fino alla porta, dove lei fece passare la tessera e la serratura scattò, poi io spinsi avanti il metallo freddo.
La luce del corridoio illuminò l'interno della stanza ed Eren, fermo lì, a guardarsi fisso le mani.
Iniziavo a chiedermi perché si guardasse costantemente le mani, come se avessero qualcosa che non andava.
Alzò lo sguardo e due fari verdi brillarono nella penombra:- Ciao Hanji.- disse.
Lei si fece avanti dalle mie spalle:- Ciao Eren. Lui è Levi, te lo ricordi?
Eren annuì appena, senza dire una parola. Hanji chiese guardandosi intorno:- Allora, vuoi dirci dove possiamo mettere il suo letto?
Anche Eren lanciò uno sguardo sulla stanza, per poi rispondere, indicando con una mano l'angolo più lontano dal centro della stanza:- Là.
Hanji annuì:- Va bene. Ora dovrebbero portarlo giù. Noi andiamo a vedere.
E quasi mi trascinò fuori dalla stanza. Appena ci allontanammo dalla sua porta lei chiese sorridendo:- Hai capito che ragionamento ha fatto per decidere dove mettere il tuo letto?
- No, Quattrocchi. Quello è il tuo lavoro, ricordi?
Lei continuò senza ascoltarmi:- Ha scelto l'angolo più lontano da lui perché sa di essere pericoloso e non vuole farti male. Non è carino?
Roteai gli occhi:- Se lo dici tu...- ma in realtà lo pensavo anch'io.
Come poteva essere successo che un demone si fosse impossessato di una persona come Eren? Certe cose non le capivo.
Perché le cose peggiori capitavano sempre alle persone migliori?
Non lo sapevo.
Ma se era vero che le favole erano realtà, allora poteva essere vero anche che esiste il lieto fine.
Come, dovevamo ancora scoprirlo.
...
09.02
Eren
Mi stavo fissando le mani.
Sentivo lo sguardo di Levi su di me, ma non dissi niente, solo rimasi a guardare le mie dita, i palmi, vedendoli sovrapposti ai continui flashback di quei giorni.
Quando il demone era solo "un problema familiare".
Quando un bambino di sette anni ammazzò più di sei persone in una notte.
Quando mi svegliavo, in posti che non conoscevo, circondato da macchie di sangue, con le mani sporche di sostanza cremisi.
Quando ancora la mia amata ninna nanna si concludeva con un "puf! Sono sporche di sangue." Che non aveva un senso apparente.
Ma era proprio così.
Puf!
E mi ritrovavo con le mani insanguinate, in posti mai visti e con il peso di un altro morto addosso.
Stavo impazzendo.
Avevo resistito a lungo, a combattere il demone con tutto me stesso, ma stavo cedendo.
Per salvarmi non ci voleva un genio.
Ci voleva un miracolo.
- Moccioso, io vado a prendere la colazione.- una voce mi riportò alla realtà.
Spostai lo sguardo su Levi, mentre si alzava dal letto e andava verso la porta, non risposi e lui chiese:- Tu mangi?
Annuii:- Quando mi portano da mangiare. Forse.
Levi mantenne la sua espressione indecifrabile, battè un pugno sulla porta senza smettere di guardarmi come per valutarmi, e si sentì appena il suo "mh", poco prima che la porta si aprisse per farlo uscire.
Rimasi fermo, seduto nella solita posizione, ma questa volta c'era una differenza.
Per la prima volta dopo anni, non mi stavo guardando le mani.
Quasi me ne ero dimenticato.
Quella volta restai con lo sguardo fisso sulla porta, da dove era appena uscito Levi.
Non ero abituato a non guardarmi le mani, lo facevo sempre, e solo dopo pochi minuti mi resi conto del perché stessi fissando così intensamente la porta come volessi scioglierla.
Aspettavo che Levi tornasse.
Non ero abituato nemmeno a volere che qualcuno tornasse.
Mi dissi che non avrei dovuto volerlo lì ancora, che ero pericoloso e che più lontano stava meglio era. Però quando era qui, che mi guardava in silenzio, stavo bene.
E poi era giorno, non correvo nessun rischio.
Riscoprii anche che quando si aspetta qualcuno per più di circa tre minuti si inizia a fare cose stupide.
Anche se a me sembravano solo stranamente diverse.
Iniziai a guardarmi intorno, in cerca di qualcosa da fare, ma trovandomi in una cella vuota con l'eccezione di un letto e un comodino (dal mio punto di vista irraggiungibili), non trovai nulla di meglio da fare se non giocherellare con gli anelli delle catene.
Era strano.
Non riuscivo a ricordare l'ultima volta in cui avessi fatto qualcosa come "giocherellare".
Avevo vissuto in una tensione continua frammentata dalle poche notti in cui dormivo, con i sogni costellati da incubi.
Quando Levi tornò portai lo sguardo sulla porta, seguendo i suoi movimenti.
Poi lui sembrò notare che stavo ancora girando le dita attorno alla catena e si bloccò:- È anomalo se non ti guardi le mani?
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Psycho || Ereri ||
Fanfiction~Insieme?~ ~Certo, Moccioso. Insieme. È una promessa.~ --- Levi Akerman era come un angelo nato all'inferno, eternamente perseguitato dallo stesso demone spietato. Eren Jeager, invece, aveva l'inferno dentro: un demone pronto ad uscire per esercitar...