cap.15

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12 gennaio, 12.36

Levi
- Sono in giardino, ed ho un coltello,
Apro la porta... Puf!
È sporco di sangue.

La voce rimbombava ovunque nel sotteraneo, ed io la seguivo, nel labirinto di corridoi.

- Salgo le scale, ed ho le forbici,
Arrivo di sopra... Puf!
Sono sporche di sangue.

Aumentai la presa sul tubo di metallo mentre svoltavo ancora in un corridoio strettissimo, sentendo la cantilena più delineata.

- Sono in corridoio, ed hai una corda,
Entri nella stanza... Puf!
È sporca di sangue.

Arrivai di fronte ad una porta semi chiusa, la serratura era stata fatta saltare a colpi di pistola, e sul metallo c'era un cartello che recitava "Privato. Solo personale autorizzato.".

La voce arrivò ancora, dall'interno, accompagnata da una risatina isterica:- Sei nella stanza, e non lo sai,
Ti guardi le mani... Puf!

Spinsi la porta e lo spettacolo che mi si presentò non era solo orribile. Era qualcosa di schifosamente progettato.

- Sono sporche di sangue.

Eren era lì.

Nel senso che era proprio Eren, gli occhi che luccicavano di lacrime di dolore, quegli occhi stupendi ora sembravano così vuoti.

E sulle labbra aveva un sorriso sadico che stonava completamente dagli occhi.

Seduto su una sedia, senza maglia, con le braccia cosparse di tagli che gocciolavano sangue brillante.

Ed in mano reggeva un coltello con il quale continuava ad infliggersi ferite profonde.

Rimasi bloccato sulla soglia, gli occhi affondati in quel verde meraviglioso, che mi fissavano senza capire, che mi guardavano pregandomi di fermarlo.

- Eren...- sussurrai.

Il demone ridacchio, ma l'espressione nei suoi occhi rimase la stessa:- Oh, Levi. Sì, questo è Eren. O almeno, quello che ne rimane.

Feci un passo in avanti e subito quell'essere orribile reagì:- Non lo farei, fossi in te. Guarda bene.

Allargai lo sguardo sul resto della stanza e vidi Hanji, svenuta sul pavimento. Sgranai gli occhi, mentre una terribile verità si faceva strada nella mia testa.

Il demone affondò il coltello nella carne di Eren e le lacrime che appartenevano al ragazzo gli scorsero sulle guance:- Sai quanto ci mette un demone come me a prendere il possesso di un altro corpo?

Tirò il coltello lungo il braccio aprendo la carne in profondità:- Al massimo qualche secondo. Meno del tempo che ci metterei ad uccidere questo essere inutile. Il tre secondi riusciresti a salvarli?

Lasciai cadere il tubo, che produsse un freddo suono metallico al contatto con la pietra.

Mi sentii crollare dentro e cercai quegli occhi verdi:- Mi dispiace, Eren.

Crollai sul pavimento in ginocchio:- Mi dispiace di aver fatto tutto questo casino. Mi dispiace di essere quello che sono.

Ed allora, ancora una volta, tutti i ricordi che mi ero impegnato a reprimere esplosero nella mia testa.

Un vortice di immagini mi travolse la vista, già offuscata dalle lacrime:- Io... dovevo morire di fame in quella stanza.

E invece ero cresciuto.

Ed avevo conosciuto Farlan e Isabel.

E quella fu la prima volta che commisi l'errore di affezionarmi.

Poi erano morti.

Mi ero affezionato ancora.

Ed erano morti tutti un'altra volta.

E quel fottuto verde bruciava ancora.

Era stata lei che mi aveva insegnato a crederci, mi aveva insegnato a volare, mi aveva insegnato a vivere.

E poi era morta.

Per colpa dello stesso demone che stava per spegnere ancora quel verde bellissimo.

Quel verde che aveva combattuto per una vita, che voleva volare, che voleva vivere.

Ed io, in tutti questi anni non ero riuscito a dire due parole.

Due semplici parole.

Eren
Dolore.

Sentiva la lama fredda attraversargli la pelle, ma lo vedeva succedere solo nello schermo.

C'era un uomo sulla soglia della stanza, lo stesso di prima, ed ora era in ginocchio, sul punto di piangere.

Eren lo pregava con gli occhi di fermare la cosa che gli stava facendo questo.

Ma lui sembrava volerlo fare senza averne la possibilità.

Eren continuava a non capire quella situazione, come ci fosse arrivato e perché.

Fino a quando non sentì la sua voce:- Mi dispiace, Eren. Mi dispiace di aver fatto tutto questo casino. Mi dispiace di essere quello che sono.

Eren trattenne il fiato.

Ricordava quella voce.

Aveva qualcosa di familiare.

Era bellissima:- Io... dovevo morire di fame in quella stanza.

Eren si dimenticò del dolore e si aggrappò con tutto se stesso a quelle parole.

Cercando di ricordare.

Ed un nome gli attraversò la mente, più chiaro di qualsiasi altra cosa:

Levi.

ANGOLO MATTONELLE ROSA:

Hey dugonghiiiii!

Tralasciando il fatto che nello scorso capitolo ho dimenticato di fare gli auguri ad Eren, (credevo di averlo fatto ma in realtà no :D) e che nel disegno gli ho fatto gli occhi rossi e non verdi...

Devo dirvi che quello nel disegno è il mio nome su instagram ( @_thecolorwarrior_ ) e quindi non mi sono acapparata il disegno di nessuno e non sto nemmeno facendo pubblicità occulta.

BENE.

DETTO CIÒ:

COSA ACCADRÀ A LEVI ED EREN?
MORIRANNO?
SOPRAVIVRANNO?
LO SCORIRETE NELLA PROSSIMA PUNTATA!

Si accettano scommesse ragazze (o ragazzi... Ma ne dubito😂).

Commentate con la vostra magicah opinionah!

So che non lo farete ma non me ne fotte un cazzoooooooooohhh :D))

Shiau!

⊂(˃̶͈̀ε ˂̶͈́ ⊂ )))Σ≡=─

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