27 gennaio, 21.49
Eren
- Il... Demone stesso?
- Già. Credo sia arrivato il momento di completare il puzzle, Eren.
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Eravamo seduti attorno al tavolo da pranzo, mentre tentavamo di mettere in ordine tutta la storia che aveva coinvolto molte vite, troppe.
- Beh, è iniziato tutto dall'odio superiore a qualsiasi cosa tra un angelo e un demone, giusto?
Tutti annuirono, ed io continuai:- L'angelo e il demone erano collegati, e l'angelo, dopo aver fatto un torto al paradiso per vedetta sul demone, venne scagliato sulla terra. Diventando un angelo caduto.
Altri cenni d'assenso, così andai avanti:- Questo però non frenò l'odio tra i due e l'angelo riuscì a condannare il demone a vivere sulla terra, come lui. Da allora il demone perseguita i discendenti dell'angelo per ucciderli, e... Levi è l'ultimo.
Levi prese fiato, raddrizzando la schiena:- Esatto. Infatti, quella cosa non mi ha mollato per tutta la vita. Anche se non credo che voglia uccidermi, o almeno, non subito.
Hanji intervenne:- Ok. Questo ci interessa. Da cosa l'hai capito?
Levi rispose:- Non ho mai conosciuto i miei genitori, ma per questo ci sono spiegazioni che vanno oltre il demone. E l'uomo che mi ha permesso almeno di sopravvivere è stato Kenny, ma non mi ha cresciuto come un bambino normale. Credo che il suo obbiettivo fosse da subito farmi soffrire, e quindi credo che lui sia stato e sia ancora il demone.
Sgranai gli occhi, mentre quelli di Hanji luccicarono interessati, e quelli di Armin si posarono confusi su di me, che spiegai:- Kenny è il tale che ci insegue e vuole uccidermi.
Armin emise un solo:- Oh.
Levi scosse la testa, con lo sguardo confuso:- È questo il punto, Eren. Non credo che voglia uccidere te, penso che sia venuto per me.
Allungai una mano sulla superficie ruvida del tavolo, per poggiarla su quella di Levi:- Ma non è possibile. Anche se fosse stato posseduto dal demone tempo fa, come prima persona che ti è stata vicina, ora il demone è dentro di me, quindi non può...
- Sì, invece.- la voce sottile da bambino quale sembrava Armin, interruppe le mie parole attirando l'attenzione di tutti su di lui.
Gli occhi azzurro cielo, ora appena sbiaditi, come fossero visti da dietro un vetro appannato, dardeggiarono sul corvino per un attimo e poi si fermarono su di me:- Il demone può stare nel corpo di massimo due persone contemporaneamente.
Hanji si illuminò:- Il che spiega come abbia potuto seguire costantemente Levi e nel frattempo entrare dentro di te.
Persi lo sguardo nel vuoto per un momento, mentre chiedevo:- Ma come? Questo non lo sappiamo. Cosa c'entrava mio padre con tutto ciò?
Armin scivolò giù dalla sedia sopra la quale stava fluttuando, facendo cenno di seguirlo:- Ed è qui che entra in gioco il seminterrato.
Nessuno di noi aveva fatto domande sul perché Armin fosse semitrasparente e fluttuasse, per il semplice fatto che era palese che fosse un fantasma.
Cosa nemmeno troppo strana considerati angeli, demoni e quant'altro.
Fu così che ci avvicinammo tutti alla botola che conduceva al seminterrato tramite i gradini di pietra i quali scomparivano nell'ombra.
Bastò fermarmi un secondo solo a guardare le tenebre sul fondo delle scale, ed un susseguirsi confuso di immagini fecero irruzione nella mia testa come fuochi d'artificio.
Due braccia che mi sollevavano dal letto, io che mi svegliavo del tutto all'entrata del seminterrato senza avere il tempo di realizzare prima che la pesante porta antincendio si chiudesse alle spalle di mio padre.
E poi la sua voce, un misto di supplica e rabbia:- Devi farlo per me, Eren. Fallo per noi. Un giorno dovrai tornare qui. Capito?
L'ago della siringa scintillò alla luce debole di una lampadina vecchia ed io tesi le mani:- Papà? Papà, fermati! Che stai facendo?
E lui urlò:- Eren! Smettila subito! Sei l'unico che mi resta, non posso sbagliare!
- PAPÀ!
L'ago affondò nella mia carne.
Un urlo inumano squarciò l'aria.
Soltanto che... Ora sapevo il significato di quel ricordo.
Ero l'unico bambino che rimaneva, perché erano già morti tutti, e per questo mio padre non poteva sbagliare.
Era stato quella sera, mentre ero ancora svenuto, che mi aveva fatto il tatuaggio.
La mattina seguente, ero di nuovo sul mio letto.
E solo poche settimane dopo, avevo ucciso da solo delle persone, compresi i miei genitori.
Tornai in me in quella stanza, con le mani sporche di sangue.
Meno di quattro ore dopo, la pesante porta di ferro dell'ospedale psichiatrico mi si era chiusa davanti.
Fino a che Levi non aveva fatto in modo che si aprisse per me.
Mi voltai a guardarlo, ed incontrai i suoi occhi, che ora sembravano sciogliersi come argento liquido persi nei miei.
Nello stesso istante avanzammo sul primo gradino, insieme.
E quell'atmosfera, tutti gli eventi che si collegavano alla perfezione, Levi affianco a me... Sembrava lontana dalla realtà, come un sogno dai contorni sfocati.
E poi, come quella volta, puf!
Lo stridio delle gomme sull'asfalto bagnato provenne da fuori, accompagnato da sportelli che sbattevano e voci decise che chiamavano e si organizzavano.
Levi sbiancò:- Kenny.
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Psycho || Ereri ||
Fanfiction~Insieme?~ ~Certo, Moccioso. Insieme. È una promessa.~ --- Levi Akerman era come un angelo nato all'inferno, eternamente perseguitato dallo stesso demone spietato. Eren Jeager, invece, aveva l'inferno dentro: un demone pronto ad uscire per esercitar...