22 gennaio, 11.46
Levi
- L... Levi...Dischiusi le palpebre sulla stanza d'ospedale avvolta nella penombra, e su Eren, sul suo letto, rannicchiato contro il muro.
Per un momento non capii cosa non andasse, ma in pochi secondi mi resi conto del fatto che Eren stesse guardando fisso davanti a se e che tremasse.
Scattai giù dalla mia brandina e raggiunsi il bordo della sua:- Moccioso, che succede?
Conoscevo benissimo la risposta, ma speravo che non fosse come credevo. Le sue parole distrussero quella speranza:- È... È arrabbiato...
Mi sedetti davanti a lui:- Eren, non lasciarlo uscire.
Eren disse a denti stretti:- Ci sto provando...
Le sue iridi si tinsero di rosso per un secondo, ma tornarono verdi subito dopo.
Restammo fermi per qualche attimo, uno di fronte all'altro, fino a quando non vidi una perla all'angolo dell'occhio di Eren e lo sentii sussurrare:- Io non volevo...
Era il demone. Quello stronzo gli stava facendo credere di essere sbagliato.
- Hei, Moccioso, respira.- allungai le braccia e le passai sotto le sue, tirandolo più vicino, fino ad abbracciarlo.
Sentii il suo cuore battere all'impazzata e il respiro irregolare nel mio orecchio:- Levi... Levi... Non riesco....
La fine della frase venne strozzata da una inspirazione frettolosa.
Tenni un braccio sulla sua schiena e portai l'altra mano sul suo petto:- Respiriamo insieme, ok?
- O..Ok.
- Uno, due, tre.- Inspirai e lui inspirò.
Espirammo.
Ancora.
Un'altra volta.
Alla fine appoggiai le labbra sulla sua pelle e mormorai:- Ora prova tu.
Lui inspirò ed espirò.
Gli lasciai un bacio alla base del collo, mentre lo ascoltavo respirare nel silenzio della stanza.
Poco a poco il battito del suo cuore rallentò ed il respiro si fece regolare.
Sentii i muscoli della sua schiena rilassarsi sotto le mie dita e, un attimo dopo, Eren ricambiò l'abbraccio, con le mani che ancora tremavano leggermente.
Dopo un attimo di assoluto silenzio, lui sussurrò nel mio orecchio:- Ci sono riuscito?
Sapevo di star sorridendo, e, con quel sorriso che sarebbe rimasto un segreto dell'ombra, risposi:- Sì, sei stato bravo.
Alzai la testa e feci scorrere le mani sulle sue guancie, fissando per un tempo infinito ma fin troppo breve i suoi occhi, ancora verdi, ancora luminosi.
Un attimo prima di avvicinarmi ed esaurire lo spazio che ci separava, per sentire ancora una volta quelle labbra morbide sulle mie, per sapere che lui c'era.
C'era davvero.
Il mio Moccioso.
Le mie dita tentennarono sul bordo della sua maglia, sfiorando piano il tessuto, come se stessero valutando da sole cosa fare.
In fondo Eren si era ripreso, no? Era passato del tempo, forse potevo...
Poi la portà si aprì, lasciando entrare uno spiraglio di luce.
Per un attimo tentai di lasciar perdere, convincendomi che fosse solo l'aria, peccato che una fastidiosa voce squillante risuonò nel silenzio:- Non pensavo di trovarvi svegli tutti e due!
Mi voltai seccato verso la Quattrocchi, mentre lei aggiungeva allegramente:- Molto svegli direi!
Roteai gli occhi facendomi sfuggire uno sbuffo esasperato, infine riportai l'attenzione su Eren: stava fissando un punto imprecisato tra le mie clavicole, con le guancie più rosse del solito.
Arricciai un angolo della bocca, poi alzai una mano portando due dita sotto il suo mento per fargli alzare la testa e sussurrare:- Torno subito.
Lui annuì appena, così mi alzai e trascinai la Quattrocchi fuori dalla stanza.
Incrociai le braccia, fulminandola con un'occhiata:- Dovevi proprio?
Lei scrollò le spalle:- Era urgente. E poi siete così carini...
Trattenni l'impulso di picchiarla:- E dimmi, cos'è così urgente da interromperci?
Hanji si sedette su una delle sedie rosse che costeggiavano tutta lunghezza del corridoio e sfilò un ritaglio di giornale dalla tasca:-Guai.
Me lo porse tendolo tra due dita, e appena lo afferai mi resi conto che "guai" era poco per definire la situazione.
Le parole dell'articolo recitavano: "Dopo l'incidente all'ospedale psichiatrico principale, sul quale le forze dell'ordine sembrano riluttanti a fornire ulteriori informazioni, i pochi sopravvissuti sono stati ricoverati e attualmente sono in stato di trasferimento ad un nuovo centro specializzato fuori città. Tra i sopravvissuti si distingue Eren Jeager: è ormai noto tra i civili che sia un paziente, catalogato tra i casi irrecuperabili, e voci tra le strade dicono che si tratti del demonio in persona venuto sulla terra per sterminare l'umanità.
E proprio queste voci sembrano aver stuzzicato molti gruppi di estremisti religiosi che, insospettiti, hanno reclamato il diritto come cittadini di sapere di più su un potenziale pericolo. All'irremovibile risposta negativa delle forze dell'ordine i gruppi hanno preso in mano la situazione e sembrano decisi a verificare di persona l'esistenza di questo "demonio", ma nessuno sembra volere redimere l'imminente rivolta."Alzai lo sguardo e la Quattrocchi disse solo:- Verranno qui, domani.
Strinsi il pugno attorno al giornale, spezzando il silenzio del corridoio con il rumore della carta che si accartoccia:- Dobbiamo contattare Erwin. Entro domani.
Lei inarcò le sopracciglia:- Per...?
- Una macchina. Documenti falsi. Armi. Ce ne andiamo.
Hanji non sembrò convinta:- Non dovremmo...
Ma la interruppi sul nascere:- Non lo faccio per me. E nemmeno per te. Io voglio salvare Eren.
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Psycho || Ereri ||
Fanfiction~Insieme?~ ~Certo, Moccioso. Insieme. È una promessa.~ --- Levi Akerman era come un angelo nato all'inferno, eternamente perseguitato dallo stesso demone spietato. Eren Jeager, invece, aveva l'inferno dentro: un demone pronto ad uscire per esercitar...