Silenzio. Un qualcosa che non si riesce a tollerare a lungo. Può provocare una solitudine insopportabile, sorda, inquietante, portare ad un malessere improvviso. Spesso lo si copre con ogni tipo di rumore pur di non percepire quel fastidio, quel vuoto che si insinua in ogni persona. Eppure, non a tutti può dar fastidio, attraverso esso si può anche ritrovare la propria indole repressa. La solitudine è come un freddo abbraccio, così appagante per una mente complessa e apparentemente così giovane. Momenti che, però, possono finire in un attimo e distogliere da quel benessere assoluto, riportando al mondo reale in cui si vive, ma che si cerca di dimenticare.
– Alzati! Non abbiamo tutto il giorno!–
Le prime parole della giornata di Madame Dyiara giungevano all'alba, sempre al momento perfetto per interrompere quella sua pace. Ormai erano diventate una routine, come la maggior parte della giornata di quella ragazza. Sheera odiava la sua vita. Odiava le persone con cui viveva. Tra l'altro, non aveva nemmeno una goccia di sangue in comune con loro.
Dyiara e suo marito Marcus l'avevano adottata e cresciuta fin dalla nascita, come dicevano sempre, ma sapeva di essere un peso per loro, per la loro vita, così come loro lo erano per la sua. Erano stati costretti a tenerla in quanto abitavano lontano dal centro del paese: le persone non volevano vederla tra loro.
– Ti vuoi alzare, disgraziata?!–
Le parole riecheggiarono nella mente della ragazza, che, sbuffando, si alzò dal suo letto di malavoglia, abbandonando il suo silenzio quotidiano. Le piaceva farla arrabbiare, per un po', la faceva sentire bene, in forze, come se riuscisse a nutrirsi attraverso le emozioni negative. Ma sapeva bene che non doveva esagerare troppo o sarebbe potuta anche stare male.
Guardò la sua stanza, che non era granché ed era già tanto che fosse sua; ovviamente era solo uno stanzino buio e nascosto della casa, la quale non era molto grande, ma neanche troppo piccola. Contava esattamente sette stanze: la camera dei due coniugi, quella dei suoi cosiddetti fratellastri, nonostante non lo fossero propriamente, la cucina, il salotto e due bagni.
Il tutto su due piani di una struttura nella periferia di Agraq, uno dei numerosissimi piccoli villaggi situati in uno dei quattro distretti del Regno Assoluto. Un luogo che le sembrava così strano e noioso, con quelle case in pietra e tetti in legno sempre uguali. Non sapeva nemmeno perché trovasse quel luogo allo stesso tempo familiare e opprimente. Ormai non si stupiva più di nulla, si era abituata a tutti i misteri legati a sé nel corso degli anni
Le imprecazioni di Dyiara si fecero sempre più numerose e Sheera si sbrigò, andando verso lo specchio dell'armadio. Si vestì velocemente, mettendo una maglia nera, un paio di pantaloni neri e scarpe, ovviamente nere; si pettinò velocemente e raccolse i suoi lunghi capelli scuri come la pece in uno chignon. Lasciò che due ciocche le incorniciassero il volto, mettendo in risalto i suoi occhi anch'essi neri e inquietanti e le sue labbra rosate, che si inumidì con la lingua. Uscì dalla sua camera con calma e andò in cucina, dove sapeva che ci sarebbe stata la signora ad aspettarla con l'ordine della mattinata, come ogni singolo giorno da ormai otto anni.
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The Fate of Opposites
FantasyVOLUME I Sheera è temuta e odiata nel suo villaggio sperduto del Regno Assoluto. È una ragazza pericolosa e casinista, ammaliante e complicata. Pensieri sanguinolenti le attraversano la mente compiacendola, una magia distruttiva incontrollata e mai...