1. Ritrovarsi

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"Ma non capiva che l'amore di un fratello non va mai oltre la soglia del limite che più avanti si ritrovò a superare

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"Ma non capiva che l'amore di un fratello non va mai oltre la soglia del limite che più avanti si ritrovò a superare."

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L'estate era passata, anche se passata, quell'anno, era per modo di dire. Isabelle aveva dovuto trascorrere gran parte delle belle giornate calde ed estive sui libri, un po' perché quell'anno si sarebbe diplomata ed un po' perché entrare all'università, se non ci si impegna per davvero, non è così semplice. Ricordava di essere stata al mare, sì e no, un paio di volte e questo era sicuramente ciò che più l'aveva turbata. Isabelle amava il mare.
Fortunatamente però, la maturità era andata a gonfie vele, anche con ottimi voti, e per quanto riguardava l'università avrebbe iniziato proprio quella mattina.
Accerchiata da alcuni dei suoi amici, Isabelle rideva per un'infantile battuta di Jonathan, tutti riuniti dopo aver passato lontani l'estate, alcuni più abbronzati, altri un po' meno, a raccontarsi e a ridere di quello che avevano passato. Isabelle amava i suoi amici. Amava stare con loro, scherzare e ridere con loro, diceva sempre che tra i tanti problemi nella sua vita, i momenti in cui poteva stare un po' in mezzo a quel gruppo tanto matto di persone erano i più sereni, in grado di cambiarle e migliorarle le giornate.
Con alcuni di questi aveva trascorso interi giorni a studiare, con altri aveva condiviso la paura e l'ansia della tanto temuta maturità, altri ancora invece non li vedeva da così tanto tempo.
Harry, ad esempio. Con lui non si vedevano da mesi interi. Era sparito dalla città per tutta l'estate per trascorrere le vacanze nel Sudamerica, insieme al suo più caro amico, Manuel. Quei due erano una coppia di svitati, tanto da scegliere di lasciar perdere qualsiasi corso di studio durante l'estate, esami o quant'altro che comprendesse libri, quaderni ed insegnanti rompi palle, per poter partire e staccare la spina dalla loro realtà, per attaccarla in una realtà dove i problemi non sussistevano, se non quelli causati da una sbornia e dal divertimento fino all'estremo. Isabelle ammirava il loro coraggio, la loro decisione di pensare per una volta tanto al presente e non al futuro, o alle probabili conseguenze delle loro azioni; lei probabilmente non l'avrebbe mai fatto, era sempre stata troppo razionale ed insicura, anche un po' spaventata, per scelte simili e tanto azzardate. O comunque, ammirava ancor di più Harry, che era sempre stato il suo punto debole, la sua spina nel fianco.
E quando, ridendo, spostò gli occhi alle sue spalle, sentendo il suo nome essere chiamato, le batté forte il cuore. Non lo vedeva da mesi, bello più del sole e della luna, Harry le stava sorridendo, camminando nella sua direzione, con le braccia aperte.
«Guarda un po' chi si rivede!» esclamò lui, non appena furono abbastanza vicini.
Isabelle lo abbracciò, sinceramente felice di rivederlo. Ammetteva che le era mancato davvero. Harry era quel tipo di ragazzo che vuoi o non vuoi ti ci affezioni, di quelli che in qualche modo riescono sempre a farsi voler bene, gentile, premuroso, altruista, carino con tutti. Da questo punto di vista, con Isabelle, erano molto diversi. Lei era più arrogante, molto più menefreghista ed abbastanza egoista da anteporre più volte i suoi interessi a quelli degli altri, nonostante sorridesse la stragrande maggioranza del tempo e scherzasse un po' con tutti, non rivolgeva mai la parola per prima se non erano gli altri a farlo. Eppure, in qualche strano modo, Harry ed Isabelle, si erano ritrovati, legando molto più degli altri. Lei non era mai arrogante con lui, e non preferiva mai i suoi interessi a quelli di Harry, era sempre disponibile e gentile quando si trattava di poterlo aiutare. Lui, invece, era più dolce di quanto generalmente non fosse quando si parlava di lei, era più tutto per lei.
E non l'avrebbero mai forse neanche ammesso che l'uno senza l'altro non erano niente.
«Ma guarda come sei abbronzato, Harry!»
Isabelle strinse il suo braccio tra le dita, constatando anche quanto fosse più muscoloso e robusto. In realtà, Harry non aveva chissà quale grande fisico, anzi, se non fosse stato per le spalle larghe, era anche piuttosto magro, ma inevitabilmente Isabelle non poté non notare i cambiamenti sul suo corpo come conseguenza di un allenamento assiduo.
Questo le sorrise e le strizzò un occhio.
«Mi dona, non è vero?», si vantò.
Lei scosse il capo vedendo però che non era cambiato affatto. Il vanitoso ragazzo che aveva conosciuto anni prima era ancora lì, quello che la faceva divertire così tanto.
«Molto», lo assecondò, ridacchiando.
Entrambi allora si scambiarono un'occhiata d'intesa divertita. Loro conoscevano ormai quei giochetti, quell'ammiccare, quel sorridersi; dopo anni, era tutto soltanto un gioco.
E mentre Harry salutava il resto del gruppo, Isabelle si perse nel guardarlo e tra i ricordi di quando si conobbero.
Accadde per caso, un paio d'anni prima, grazie ad amici di amici. Sinceramente, a raccontarla tutta, Isabelle non nutrì da subito una particolare simpatia nei suoi confronti, anzi, la infastidiva abbastanza, soprattutto quando la chiamava piccoletta, come a sottolineare la loro differenza d'età, che tutto sommato consisteva soltanto in cinque anni. Harry però si divertiva a chiamarla in quel modo e lei, col tempo, smise di disprezzare quel vezzeggiativo e piuttosto arrivò anche a piacerle. Così come nel tempo maturò anche la sua ammirazione nei confronti di quel ragazzo, tanto da spingerla ad avere sempre un occhio di riguardo per lui.
Sorrise quando un vecchio ricordo le lampeggiò davanti gli occhi e si abbandonò a quelle immagini.

Il rumore del silenzio [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora