12. Inaspettato quanto atteso

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"Non si erano mai sentiti tanto liberi

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"Non si erano mai sentiti tanto liberi."
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Isabelle si trovava davanti il portone del palazzo in cui abitava Nichole, aspettando pazientemente che questa le rispondesse al citofono. Si strinse di più nella sua giacca di pelle, constatando che il clima stava decisamente cambiando e che stesse iniziando a fare più freddo. Si perse per un attimo a pensare quanto lei preferisse il caldo, anche quello asfissiante che ti si appiccica sulla pelle. Lo preferiva cento volte di più rispetto al freddo, quello che ti taglia il viso e ti spacca la pelle, quello che ti toglie qualsiasi sorta di voglia di uscire di casa.
Nichole a quel punto rispose al citofono e quando Isabelle annunciò il suo nome, il portone le venne aperto e lei si affrettò ad entrare dentro. Salì le scale velocemente, anche a due a due, fino al secondo piano: prima porta a destra, la targhetta con il nome della famiglia di Nichole sulla porta.
«Isabelle, ciao!» le sorrise l'amica.
«Ehi!» le rispose.
Si sporsero entrambe per stringersi in un abbraccio amichevole, dopodiché Nichole si spostò, facendole cenno di entrare in casa.
«Non ci sono i tuoi?»
«No, sono fuori. Oggi cenano da vecchi amici.»
Isabelle annuì, aggiustandosi la borsa in spalla.
«Tu invece, qual buon vento ti porta qui?»
Entrarono in cucina, mentre Nichole mise a posto un paio di tazzine e con una mano indicò all'amica la caffettiera, chiedendole se volesse un caffè, che però Isabelle rifiutò gentilente.
«Hai da fare?» domandò Isabelle.
«Niente di importante, perché?»
«Avrei bisogno della tua compagnia per comprare un vestito. Ti va?»
Isabelle appoggiò la borsa sul tavolo ed incrociò le braccia al petto, sperando in una risposta positiva. Aveva proprio bisogno di Nichole e del suo buon gusto, per questo genere di cose era sicura che l'amica non si sbagliasse mai.
«Sì, certo. Ma un vestito per cosa?»
«Un matrimonio», rispose vaga.
Sapeva, se lo immaginava perfettamente, che Nichole, non appena avrebbe saputo di chi era il matrimonio, l'avrebbe tempestata di domanda.
«Un matrimonio? Di chi?»
Isabelle tossì, guardandosi attorno e spostando lo sguardo da quello attento della ragazza che le stava davanti.
«Gemma, la sorella di Harry», mormorò, sperando che l'amica non la sentisse ma si accontentasse comunque di quella risposta stentata.
Ovviamente, così non fu. E proprio come si aspettava, Nichole la guardò con le sopracciglia alzate e lo sguardo attento ad ogni sua espressione.
«Perché la sorella di Harry ti avrebbe invitata al suo matrimonio?»
«Sono la migliore amica di suo fratello.»
Nichole le rivolse uno sguardo sfrontato, come se lei sapesse che il motivo non era affatto quello e stesse sfidando Isabelle a confessare una verità che la ragazza si ostinava a nascondere anche a sé stessa, anche dinanzi all'evidenza palese.
«Ha invitato anche Manuel?»
Isabelle tossì e scosse la testa, abbassando gli occhi.
«Allora non credo proprio ti abbia invitato per quel motivo.»
Ma Isabelle si limitò a scuotere le spalle. Non ci aveva pensato molto in realtà, l'invito l'aveva sorpresa, ma poi aveva dato per scontato che lo avesse ricevuto per gentilezza e perché comunque con Gemma aveva passato molto tempo insieme, si conoscevano, erano in buoni rapporti. D'altronde Isabelle passava gran parte del suo tempo a casa di Harry e più volte aveva cenato con lui, sua madre e sua sorella. Gemma era proprio come lui, oltre che a livello estetico, anche sul piano caratteriale si somigliavano molto e forse era anche per questo che andassero così d'accordo.
Eppure, pensò soltanto in quel momento che Manuel conosceva Gemma da molto più tempo di lei, ma lui non sembrava essere stato invitato al matrimonio. Isabelle non seppe darsi una risposta, lì per lì.
«C'è qualcosa che non mi hai detto, Bel?» domandò Nichole.
«Cosa?»
«Non so. Tra te ed Harry c'è qualcosa?»
Isabelle sgranò gli occhi e per un attimo pensò: "no, ti prego. Anche lei no".
Era già abbastanza snervante per lei Manuel, che ogni volta che vedeva indiretti interessati insieme faceva facce strani e smorfie disgustose, continuando ad insistere sul fatto che tra i due ci fosse più di una semplice amicizia. Isabelle lo odiava quando faceva così. Anche perché, da quando questa notizia sembrava essersi diffusa nel loro gruppo, era capitato anche a lei di fare pensieri inopportuni e questo la imbarazzava da matti. Erano amici, non sarebbe dovuto succedere. E poi, sapeva che per Harry lei era sempre stata solo una ragazzina, non sarebbe mai potuto succedere nulla.
«No, non c'è niente. Adesso andiamo a comprare questo vestito, per favore? Altrimenti rischio di andarci nuda a questo matrimonio.»
«Non credo dispiacerebbe ad Harry», ammiccò Nichole.
Isabelle si limitò ad alzare gli occhi al cielo e a scuotere la testa, ma senza risponderle. Niente, pensò, era andata anche lei.

Il rumore del silenzio [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora