20. Resta con me

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"E dove lo trovo il coraggio di dirti cosa voglio da te? Dove lo trovo, se tu mi guardi così e io non riesco a leggerti più negli occhi?"-

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"E dove lo trovo il coraggio di dirti cosa voglio da te? Dove lo trovo, se tu mi guardi così e io non riesco a leggerti più negli occhi?"
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«Che avete fatto tu e Harry quando siete usciti fuori in giardino?» la voce di Nichole era permeata dalla curiosità e anche un tantino furba, come se stesse insinuando chissà quale secondo fine.
Isabelle strinse la cinghia della borsa, mentre il ricordo le assaliva la mente.
«Niente di quello che credi, abbiamo solo parlato», le rispose.
«Anche quando ti ha riaccompagnata a casa?»
Isabelle annuì.
Le labbra di Nichole si piegarono in un broncio.
«Non vi siete dati nemmeno un bacio? Niente di niente?»
L'amica scosse la testa negando anche quello.
Avevano solo parlato, si erano sentiti sbagliati, si erano ricoperti di ennesime insicurezze, si erano allontanati e poi si erano avvicinati. Quell'abbraccio che si erano dati che infranse il cuore della ragazza, quel bacio che Harry avrebbe tanto voluto darle ma che negò a sé stesso e anche a lei.
Era tutto sbagliato, ma sia Harry che Isabelle si rifiutavano di accettarlo.
Come potevano continuare a distruggersi? Prima o poi non sarebbe rimasto più niente.
«Ma io non capisco per-»
«Nichole, non può funzionare. Okay?» la interruppe Isabelle, sbottando di colpo.
Era come girare il coltello nella piaga. Faceva già abbastanza male di suo, non aveva bisogno di qualcuno che le ricordasse costantemente che lei e Harry in un'altra vita, forse, avrebbero funzionato insieme.
«Continui a ripeterlo! Continui a dire che non può funzionare, ma io non ho mai visto due persone insieme funzionare così bene come funzionate voi due!» la voce di Nichole era esasperata.
Anche lei, da amica, si esasperava nel vedere il modo in cui quei due continuavano a rincorrersi ma senza mai raggiungersi davvero. E avrebbe voluto prendere le loro teste e sbatterle contro fino a far capire ad entrambi che stavano sbagliando, che quello non era il modo giusto di volersi, che bastava semplicemente essere sinceri con sé stessi ed ammettere che non erano solo amici, che quello che li legava andava ben oltre.
«Non è così semplice», sussurrò Isabelle.
«Cosa c'è di difficile?» Nichole afferrò l'amica per le spalle, costringendola a voltarsi, «Non lo vedi come ti guarda?»
Isabelle rimase sorpresa nel vedere come gli occhi di Harry erano puntati su di lei. Non si era accorta di come e quando il suo sguardo si era poggiato su di lei, ma il cuore le palpitò fortissimo. Stava venendo verso di loro, accompagnato da Manuel e il suo sguardo era inchiodato in quello della ragazza. Così non ebbe modo di contraddire l'amica e rimase in silenzio, con le parole inchiodate in gola, ad aspettare che lui le raggiungesse.
«Ciao ragazze!» esclamò Manuel, quando furono, sia lui che Harry, davanti a loro.
Nichole sorrise come poche volte le aveva visto fare. Da quando aveva iniziato a frequentare quel ragazzo, era sempre così felice, smagliante, molto più del solito. Era come se tutta quella situazione le donasse brillantezza.
È incredibile come le persone possano passare dal non considerarsi al desiderarsi in così poco tempo.
E mentre Isabelle era rimasta troppo concentrata a guardare l'amica perdersi negli occhi di Manuel, Harry le si era avvicinato e l'aveva sorpresa appoggiando una mano sul suo fianco.
«Piccoletta», le sussurrò.
Lo guardò dritto negli occhi, perdendosi in quelle iridi. Per poco tempo rimasero a fissarsi.
Era strano. Quella mattina era come se lui volesse comunicargli qualcosa con lo sguardo. La guardava intensamente, perforandole persino l'anima con quegli occhi tanto belli. Si isolarono dal resto del mondo, come se attorno a loro non esistesse più nulla. Tutto intorno era declassato, lasciando spazio soltanto a ciò che stavano provando guardandosi in quel modo.
Ma che mi hai fatto? Che mi stai facendo? Lasciami respirare.
Isabelle non riusciva a pensare ad altro.
Solo dopo un po', Harry si chinò per lasciarle un bacio sulla guancia e le si avvinghiò contro, allungando la mano che teneva sul suo fianco fino alla schiena, stringendola, trattenendola a sé quasi avesse paura che lei potesse fuggire. E in fondo lei avrebbe voluto fuggire via, scappare da tutto quello che stava provando e da tutte quelle emozioni travolgenti e disastrose che le stavano assorbendo il cuore, non lasciandone nient'altro più, che un piccolo frammento a stento per sopravvivere.
«Harry», sussurrò lei con voce fragile.
«Che c'è, Bel?»
Isabelle aveva paura che il suo cuore potesse esplodere da un momento all'altro; lo sentiva battere talmente forte che aveva paura non potesse farcela; lo sentiva nelle orecchie, il rimbombo era persino terrificante. Aveva paura, aveva paura di quello che stava provando.
Così poggiò le mani sul suo petto, coperto dalla camicia e dal giubbotto di pelle, spingendolo via da sé.
«Avevi detto che era tutto okay tra di noi», disse lui, guardandola.
Ma tu, da me, che cosa vuoi? Io non posso continuare così.
Non è tutto okay, non è okay niente quando mi stai così vicino ma io non riesco a spiegarmene il motivo.
Mi vuoi? Dimmelo.
Non mi vuoi? Lasciami andare.
Isabelle non rispose. Scosse il capo e andò via.
Ancora una volta, stava fuggendo da lui.

Il rumore del silenzio [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora