"I sentimenti sono assurdi, che sembrano spuntare dal nulla quando poi invece scopri che ti sono stati dentro da sempre."
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Isabelle quella mattina si era svegliata particolarmente di buon umore, senza capirne il preciso motivo.
Era una di quelle giornate in cui si svegliava semplicemente con il cinguettio degli uccelli, e non con il suono rumoroso e fastidioso della sveglia, la luce del sole a penetrare tra le finestre rovinate del suo appartamento, il cielo limpido.
Era una di quelle mattine in cui aveva persino il tempo per fare colazione, sedersi al tavolo in cucina, con una tazza fumante di caffè e latte tra le mani ed il suo pacco di biscotti preferiti.
Il silenzio a cullare casa sua, ad alleggerire la sua mente e a concederle del tempo per svegliarsi ed affrontare ogni cosa al meglio.
Qualcosa di simile al paradiso terrestre più idilliaco che potesse esistere.
Nella sua testa c'era un pensiero che le suggeriva il perché di quel buon umore: Harry, la sua compagnia, le sue rassicurazioni e le loro risate, forse erano state più influenti di quanto entrambi immaginassero. Ma Isabelle faceva finta che così non fosse. Non le piaceva di poter pensare che la sua felicità dipendesse da qualcuno, perché sapeva che inevitabilmente anche solo il pensiero l'avrebbe fatta soffrire prima o poi, nonostante la fiducia che riponesse nei confronti di quel ragazzo.
Abbandonò la tazza di latte, adesso vuota, dentro il lavello e poi posò il pacco di biscotti nella credenza. Corse a vestirsi, non perché fosse in ritardo, ma semplicemente perché le piaceva essere in anticipo, camminare con calma verso il campus, a godersi il sole ed il silenzio delle strade al mattino presto.
A quel punto si ritrovò allora quasi un'ora prima di anticipo, sulla strada della sua università, con la borsa sulla spalla e lo sguardo perso nella strada; non si accorse nemmeno di essere arrivata dopo circa venti minuti, se non grazie al vociare sempre più frequente degli studenti che chiacchieravano tranquillamente, in attesa della prima lezione, o di quelli che velocemente si affrettavano verso la loro aula.
Salutò qualche ragazza che conosceva da una vita intera probabilmente, ma con cui non aveva abbastanza rapporto da poter fermarsi a parlare. Pensò che probabilmente dei suoi amici non era ancora arrivato nessuno, ma dovette ricredersi quando intravide in lontananza la persona che più di tutte, fra le altre, desiderava incontrare e rivedere: Harry.
Al suo fianco c'era Samuel, entrambi con un paio di libri in mano, con gli occhiali da sole sul viso e con quell'aria spavalda di chi sa di essere abbastanza da bello da non passare inosservato. Entrambi avevano questa bellezza che chiunque si sarebbe fermato ad osservarli, o avrebbe speso un minimo del suo tempo per guardarli. Loro facevano finta di non accorgersene, ma erano consapevoli di tale verità e spesso questo serviva a gonfiare un po' il loro ego, che però, fortunatamente, non andava oltre la soglia dell'accettabile. Erano belli, sapevano di esserlo, apprezzavano qualche occhio vispo su di loro stessi, ma la questione si fermava lì; non erano arroganti, o fastidiosamente sfacciati da ammiccare a qualunque ragazza li guardasse. Anzi, Harry soprattutto era tutt'altro che così sfacciato; Samuel forse un po' meno.
«Ehi, ragazza!» la salutò quest'ultimo quando lei li raggiunse.
Gli occhi di Harry, ch'erano rimasti concentrati a guardare alla sua sinistra, saettarono velocemente su di lei e sembrò quasi sorpreso e felice di vederla. Isabelle non poteva vedere la luce nei suoi occhi a causa delle lenti scure degli occhiali da sole, ma Harry lo sapeva bene quanto fosse entusiasta di rivederla, soprattutto dopo il loro incontro il giorno prima.
Si erano sempre fidati l'uno dell'altro, non avevano mai dubitato della loro reciproca lealtà, ma quella sera, quell'incontro in riva al mare, con il silenzio a cullarli, aveva acceso qualcosa nei loro cuori, una piccola scintilla che a poco a poco sembrava crescere, per riscaldarli al solo pensiero di sentirsi tanto vicini a qualcuno così come si erano sentiti loro la sera prima. Non credevano fosse possibile, si conoscevano da anni, ma non era mai successo. Isabelle si domandò: perché proprio adesso? Harry si chiese cosa fosse cambiato.
Nessuno dei due trovò una risposta.
«Ciao!» li salutò lei, aggiungendo anche un cenno con la mano.
Samuel aprì le labbra, probabilmente per dire ancora qualcosa, ma il suo nome venne chiamato da un ragazzo che da lontano, con un braccio alzato gli faceva segno di raggiungerlo.
«Scusate», disse allora il loro amico, prima di lasciarli da soli, sbraitando infantili e scherzosi insulti verso colui che l'aveva richiamato.
Rimasero soli, allora. Harry ed Isabelle, soli e per poco nel silenzio, fin quando non fu proprio lui ad avvicinarsi a lei. Alzò gli occhiali da sole, portandoli tra i capelli e lei rimase un po' interdetta e sorpresa dinanzi a quelle iridi verdi e tanto intense. Quegli occhi erano sempre una magnifica scoperta.
«Come stai?» le chiese.
«Bene» gli rispose.
Allora lui annuì e lei strinse le labbra in un timido sorriso. Si sentì pervadere dalla voglia di abbracciarlo e di conseguenza, sotto quello sguardo attento, non ci pensò due volte ad allungare le braccia e a stringerle attorno al busto possente del ragazzo, che ricambiò in fretta e molto calorosamente.
Era questo ciò a cui pensava ininterrottamente Isabelle dal momento in cui il giorno prima di erano lasciati: questa voglia matta di stringerlo, di diventare un'unica cosa con lui e di sentirsi avvolta e protetta come in nessun altro posto.
Harry vacillò per un istante, continuando a chiedersi sempre in modo più disperato per quale ragione si sentisse profondamente legato a lei.
Non capivano, nessuno dei due, tutto quello che stava succedendo, non capivano perché d'un tratto si sentissero così tanto vicini.
Quando le braccia di Harry si strinsero attorno alle spalle di Isabelle, sospirarono piano entrambi.
Adesso sto bene per davvero, penso lei.
Si allontanarono soltanto dopo qualche minuto, ma quel loro contatto non fu completamente distrutto perché il braccio di Harry rimase comunque appoggiato alle spalle di Isabelle, mentre prendevano a camminare in giro per il campus.
«Dovremmo uscire solo io e tu una sera di queste» propose il ragazzo, mentre con la punta delle dita giocava con una ciocca dei lunghi capelli di Isabelle.
«Sì, mi piacerebbe», gli risposte quest'ultima.
«Magari ti faccio fare un altro giro in auto»
La ragazza rise, annuendo.
Ma in realtà del giro in auto non le importava un bel niente, voleva semplicemente trascorrere altro tempo con lui, così come avevano fatto la notte prima, così vicini invece come non lo erano mai stati. Perché Isabelle, in quel tempo, di una cosa si accorse: qualcosa tra di loro, da quando si erano rivisti era inevitabilmente cambiato.
Camminavano quindi così: vicini e sorridenti; fin quando entrambi vennero distratti dalla figura di una ragazza dai lunghi capelli biondi e dal sorriso smagliante, che si sbracciava quasi per richiedere l'attenzione di Harry, attenzione che il ragazzo presto le cocesse. Il suo braccio scivolò via dalle spalle di Isabelle, il suo corpo si stanziò ed alzò una mano, con un sorriso smagliante che si apriva sul suo viso.
«Georgina!» Disse la sua calda voce.
Isabelle lo guardò bene, sorridere in un modo che solo lei conosceva, per una ragazza che lei però non era. Quel sorriso, quello gentile e genuinamente felice che in quel momento abbelliva il volto del ragazzo, Isabelle, soltanto a se stessa l'aveva visto rivolto, ma solo fino a quel momento. Harry stava regalando lo stesso piacere ad una ragazza che lei non conosceva, ma che tanto avrebbe voluto sapere chi fosse.
Allora Harry si allontanò, lasciandola persino da sola con quel pensiero: chi è lei? E perché le sorridi così come sorridi a me?
Si guardò attorno, cercando di camuffare il disagio nel restare da sola ad osservarlo rivolgersi a quella ragazza al momento senza nome, con gentilezza e dolcezza, l'abbracciò persino e continuarono a sorridersi per tutto il tempo.
Isabelle non poteva sentirli, troppo distanti per distinguere le parole che quei due si stavano scambiando con tanta gioia, mentre nel suo stomaco ribolliva la sensazione di essere stata momentaneamente dimenticata. Così, si guardò attorno un ultima volta e poi scelse di andare via, pensando ancora che non sarebbe rimasta un minuto di più a fissare imbambolata quella scena, a vedere Harry dimenticarsi così di lei.
Infondo, per quanto continuasse a ripetersi che era okay, che ovviamente Harry conosceva molte persone e che potesse essere normale avere altre amiche al di fuori di lei, era consapevole che quella dolce atmosfera che si era creata tra i due la notte prima, si era appena inevitabilmente spezzata.
Il suo buon umore divenne adesso cupo.
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Il rumore del silenzio [HS]
FanfictionE tacque. Tacque i suoi sentimenti. Tacque il suo amore. Restando in silenzio, un silenzio che però faceva rumore. Il rumore di un amore che nessuno ascolta, che nessuno vuol capire, che nessuno è capace di sentire. Smisero di guardarsi, ma non smis...