2. Mancanza

3.6K 150 9
                                    

"Si erano mancati, non era una menzogna

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

"Si erano mancati, non era una menzogna.
[...]
La loro mancanza era stata talmente forte da non poter essere spiegata."

-

La partita sarebbe iniziata tra meno di trenta minuti, ma Harry e Manuel dovevano ancora cambiarsi e continuavano a sbraitare, spintonandosi parte a destra e parte a sinistra, ridendo di tanto in tanto come due quindicenni. Non era chissà quale evento, solo un'amichevole tra amici di vecchia data che per recuperare i rapporti si riunivano in un campetto dell'università, davanti ad un pallone e con ai piedi scarpette con tacchetti consumati.
«Ragazzi!» Urlò Nichole dalle panchine.
Entrambi, Harry e Manuel, alzarono gli occhi nella sua direzione, guardandola sventolare freneticamente una mano in segno di saluto e sorridendo loro con tanto di sorriso a trentadue denti. Nichole era affiancata da Isabelle, che invece se ne stava con le braccia conserte semplicemente a guardarli e a sorridere per il loro comportamento infantile.
Harry aveva scrutato per bene Isabelle, nonostante la loro lontananza, notando il modo in cui riuscisse ad indossare perfettamente e con tanto di raffinatezza una semplice gonna di jeans abbinata ad un top bianco e ad un cardigan giallo senape. Rimase a fissarla per un po', come se tutto il resto non esistesse, ma vi fosse lei soltanto; si concesse questo privilegio di osservarla tanto, in più perché sembrava non riuscire a smettere. A riscuoterlo fu Manuel.
«Cosa c'è? Ti sei inceppato?»
Harry scosse il capo e soltanto a quel punto spostò gli occhi da Isabelle, che nel frattempo era rimasta invece a guardare lui, con il sorriso fisso sul viso. Si voltò verso Manuel, che lo guardava incuriosito e sospetto. Harry non guardava mai tanto una donna per caso e se lo faceva era perché in qualche modo ne apprezzava la bellezza e la raffinatezza; di Isabelle era ovvio che ne apprezzasse entrambe le cose, l'aveva sempre detto e certamente non si poteva affermare il contrario.
«Isabelle? Sul serio?» gli domandò l'amico, quasi allibito.
Harry aggrottò la fronte, non capendo bene il perché di tanta sorpresa. Erano amici, nulla di più e niente, credevano entrambi, sarebbe mai potuto succedere, ma restava il fatto che non ci sarebbe stato nulla di tanto sorprendente se avessero mai deciso un giorno di far evolvere quel loro rapporto. Harry, senza capirne bene il motivo, si indispettì e spintonò ancora Manuel.
«Che ti frega a te?»
«Oh, a me niente. Ma andiamo, non eravate amici?»
«Infatti siamo amici, non c'è proprio un bel niente», confermò Harry.
Manuel annuì, credendogli, o almeno facendo finta di farlo.
Da un po', sia lui, che la stragrande maggioranza dei ragazzi nel loro gruppo, credevano che tra Harry ed Isabelle potesse esserci qualcosa. Quei due erano sempre stati troppo legati, troppo affettuosi l'uno nei confronti dell'altro, troppo disponibili ad aiutarsi reciprocamente e a farsi favori, o a coprirsi le spalle. Non che degli amici non debbano essere tanto legati, o non debbano fare tutte quelle cose, ma per loro era diverso, loro erano sempre stati diversi. Sempre qualcosa in più. Ad ogni modo, mai avevano confermato quelle voci, anzi più volte le avevano smentite scherzandoci su.
La loro attenzione venne attirata dai loro compagni di squadra che li richiamavano per il ritardo, allora corsero dentro gli spogliatoi per cambiarsi e finalmente poter giocare quella partita.

Il rumore del silenzio [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora