15. Le pagine della nostra vita

2.1K 115 26
                                    

"Non riusciva a tenergli il broncio, nemmeno con tutti gli sforzi del mondo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

"Non riusciva a tenergli il broncio, nemmeno con tutti gli sforzi del mondo.
Lui trovava sempre un modo per farla sorridere."
-

Isabelle si aspettava che le cose cambiassero, dopo i diversi baci che si erano scambiati nel bel mezzo del parcheggio del locale dove erano stati la sera prima, e dopo che Harry l'aveva riaccompagnata a casa, l'aveva messa a letto, spogliata dei vestiti e infine le aveva anche rimboccato le coperte. Non servirono però le proteste di Isabelle per farlo restare. Harry sapeva di aver fatto già abbastanza stupidaggini: la scenata di gelosia, poi i continui baci. Non poteva anche farsi trovare nel suo letto il giorno dopo e non saperle dare una spiegazione. Perché lui, una spiegazione, non ce l'aveva. Si sentiva un vigliacco, un perfetto idiota a baciarla e a non dirle niente dopo. Aveva già finto la prima volta di non ricordare, ma come avrebbe potuto giustificarsi questa volta? Sperava soltanto che fosse lei a non ricordare nulla e a non chiedergli spiegazioni.
Isabelle non era il tipo di ragazza da baciare chiunque, lui lo sapeva meglio di ogni altra persona, la conosceva più delle sue tasche. E questo significava che se si era lasciata baciare da lui, più di una volta, se si era lasciata toccare dalle sue mani in modo forse anche troppo intimo, non era un caso, non era un capriccio. E ciò lo spaventava a morte, così come lo spaventava la possibilità di perderla. Lui non voleva una relazione con lei, non era pronto ad etichettare ciò che tra di loro stava nascendo, non voleva rovinare la loro sintonia. Stavano così bene in quel modo, perché distruggere tutto?
Non sapeva come comportarsi.
Purtroppo per Isabelle, che invece avrebbe tanto voluto ricevere delle risposte e chiarirsi le idee, le cose non cambiarono.
A differenza di quello che tutti credevano, ricordava ogni singolo secondo della notte prima: David, Harry e la sua strampalata gelosia, i baci al centro del parcheggio, gli occhi verdi di quel ragazzo per cui le batteva il cuore.
Ed il mattino seguente si era alzata convinta al cento per certo di parlargli, di chiarire, di chiedere spiegazioni, ma non appena arrivò all'università e lo trovò con Georgina attaccata al suo braccio, tutta la sua determinazione si disciolse nell'aria. Li guardò da lontano: ridevano, mentre lei teneva un braccio legato a quello di Harry e occhi sognanti rivolti a lui.
Isabelle, lentamente, si avvicinò a loro.
«Isabelle, tesoro!» esclamò Georgina.
Quest'ultima era fatta così: generalmente era affettuosa con tutti, usava disgustosi nomignoli per chiunque, indipendentemente dal rapporto che aveva con quel chiunque.
«Ciao», la risposta di Isabelle fu più un mormorio scocciato.
«Harry a pranzo mi porta a mangiare messicano, non è fantastico?» esclamò Georgina su di giri.
Per un attimo, il respiro di Isabelle le si bloccò in gola.
A che gioco stai giocando, Harry? Pensò delusa.
Non aveva senso tutto quello, niente aveva senso. I baci, le carezze, i suoi occhi, non avevano alcun senso se poi non le parlava, se poi portava a pranzo un'altra. Isabelle era tremendamente delusa.
«Sì, fantastico», rispose allora.
Ma dal tono della sua voce si poteva benissimo percepire il disgusto per quella ridicola scena. Allora disse loro che era in ritardo a lezione, quando in realtà aveva ancora venti minuta prima che iniziasse, pur di non dover assistere ancora a quello.
«Bel!» Harry la chiamò alle sue spalle.
Lei si voltò a guardarlo. Le si avvicinò, lasciando Georgina a parlare con alcune ragazze del suo corso di laurea.
«Tutto bene?» le chiese.
«Sì, sono solo stanca.»
«Ci vediamo stasera? Guardiamo un film e prendiamo la pizza, è da un po' che non lo facciamo», le propose, speranzoso.
Isabelle storse il naso e scosse la testa.
«Devo studiare», borbottò.
Fece per allontanarsi, ma Harry strinse il suo polso tra le dita, costringendola a voltarsi ancora.
«Dai, verrò quando avrai finito.»
Lei lo guardò per pochi minuti.
Come poteva dirgli di no? E perché insisteva così tanto?
Isabelle non era sicura di volerlo intorno, era più arrabbiata con lui, che il pensiero di passarci una sera insieme, dopo tutte quelle cose successe e dopo che lui era stato a pranzo con Georgina, le faceva bruciare lo stomaco dal nervoso.
Eppure a quello sguardo non riusciva a resistere, a quegli occhi che la guardavano sempre allo stesso modo, sempre con tenerezza ed adorazione.
Sfilò il polso dalla sua presa, gli diede le spalle ed andò via senza dirgli più nulla e senza dargli una risposta.

Il rumore del silenzio [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora