"Si promisero che un giorno si sarebbero amati."
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Isabelle continuava a fissare lo schermo del suo cellulare, dove lampeggiava lampante quel messaggio che la notte prima non aveva letto e che tantomeno aveva sentito arrivare.
Ho il caos nella testa.
E a chi lo dici, mio caro Harry.
Continuava a pensare: se lui aveva il caos, lei c'aveva proprio l'inferno, con i pensieri affollati, numerosi, anche troppi a bruciare tra di loro, a bruciarle il cervello.
E chi ci capiva era bravo, ma lei non ci capiva un bel niente.
Tu sei l'unica cosa chiara e distinta in mezzo a quel casino di pensieri.
Ma per lei invece non era così. Lui era anzi la parte ancora più confusa, quella che proprio non riusciva a concepire, a decifrare. Le aveva detto di pensarla, poi le aveva risposto che non ne sapeva il motivo e alla fine quelle parole.
E se Isabelle era confusa, non poteva che essere ancora di più dopo questo.
E poi quel buonanotte piccoletta, che addolciva tutto, che le riscaldava il petto e la riempiva di tenerezza. A lei piaceva essere chiamata così, con quell'affettuoso nomignolo; a lei piaceva essere la piccoletta che poi lui poteva stringere a sé e proteggere un po'. Non gliel'aveva mai detto, ma lui l'aveva sempre percepito questo suo desiderio di sentirsi piccola e custodita quand'erano insieme. Perché Harry, sicuramente, riusciva trasmetterle bene questa sensazione, che quindi la rendeva appagata ed un tantino più soddisfatta quando stava con lui. E se ci pensava le sembrava assurdo che inizialmente non sopportasse essere considerata troppo piccola, mentre invece in quel momento non sembrava più neanche un problema. E andava più che bene: lei la piccoletta e lui quello più grande, anche se poi non così tanto, che comunque riusciva a prendersi cura di lei in uno strano modo.
Smise a quel punto di fissare il cellulare, l'aveva fatto anche per troppo tempo quel giorno, tipo tutta la mattina durante le lezioni e poi anche a pranzo, tanto che le si era pure chiuso lo stomaco per uno stupido messaggio.
Il fatto era che quella mattina non si erano visti e quindi lei non aveva neanche potuto parlargli. Si chiedeva che fine avesse fatto, se fosse andato a lezione, o perché non ci fosse andato.
Dopo un po', seduta sul divano con il televisore acceso ed un programma scelto a caso, si alzò per chiamarlo. Prese a camminare avanti ed indietro con il cellulare premuto sull'orecchio, gli squilli assordanti e lei che continuava a mangiucchiarsi le unghie. Non rispondeva.
Corrugò la fronte allo scattare della segreteria e riprovò ancora una volta, abbandonando però al secondo tentativo, anch'esso senza risposta.
Passarono eppure appena cinque minuti, dopodiché il cellulare iniziò a squillarle e lei balzò, agitata e rispondendo in fretta.
«Ehi», disse.
«Isabelle, ciao», la voce di Harry risuonò dall'altro lato, «mi hai chiamato?» le domandò pacatamente.
«Uhm, sì», tentennò un attimo.
Si guardava le unghie ormai completamente distrutte ed aggrottò la fronte, rimproverandosi mentalmente, poi tornò sulla terra quando Harry si schiarì la voce e quel rumore fece eco nella sua testa.
«Mi stavo chiedendo se quell'offerta di uscire noi due è ancora valida», disse di getto.
«Certo che lo è»
«Fantastico!»
Lei esultò e fu come se nel frattempo riuscisse a percepire il sorriso di Harry dall'altro lato del telefono.
«Tipo adesso, va bene?»
«Merda, adesso?»
Isabelle si guardò attorno e poi addosso: l'appartamento era sottosopra e lei indossava il pantalone del suo pigiama rosa a fiori gialli, con una canotta bianca e pure macchiata sui fianchi; aveva bisogno di una doccia e magari anche di un po' di trucco sul viso pallido e stanco.
«Non è un buon momento?»
«No! Cioè, sì!» si corresse subito e quella volta riuscì davvero a sentirlo ridere.
«Facciamo tra un'ora al parco?» la sua voce divertita, macchiata da un sereno ghigno.
«Sì, meglio» rispose lei, evidentemente più tranquilla. Un'ora bastava a rendersi accettabile.
«Perfetto. Allora ci vediamo dopo, mh?»
«Sì, sì, a dopo».
Abbandonarono la chiamata dopo un saluto e dopodiché Isabelle corse a prepararsi.
Infondo infondo, non stava nella pelle di rivederlo.
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Il rumore del silenzio [HS]
FanfictionE tacque. Tacque i suoi sentimenti. Tacque il suo amore. Restando in silenzio, un silenzio che però faceva rumore. Il rumore di un amore che nessuno ascolta, che nessuno vuol capire, che nessuno è capace di sentire. Smisero di guardarsi, ma non smis...