13. Tabù

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"Che se gliel'avesse raccontato lei, avrebbe trovato qualche scusa, solo per tenerla con sé un po' di più

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"Che se gliel'avesse raccontato lei, avrebbe trovato qualche scusa, solo per tenerla con sé un po' di più."
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Il giorno dopo fu una vera e propria prova di coraggio per Isabelle ed Harry alzarsi dal letto. Si sentivano sopraffatti e stanchi, ancora un po' storditi da tutti i bicchieri di champagne che avevano bevuto. Eppure lei, la mattina dopo, alle 8 e qualche minuto si trovava al campus, con Nichole curiosa di sapere tutto quello che era successo la sera prima.
Isabelle quella mattina, appena sveglia, stordita ancora dalla notte prima, aveva avuto bisogno di una tazza di caffè amaro, acqua gelata e tanto tanto sforzo per riuscire ad avere un aspetto decente per poter uscire di casa. E mentre camminava verso l'università si era pure chiesta con quale forza fisica e mentale sarebbe riuscita a seguire le lezioni, ma questo era un problema al quale non era riuscita a trovare una soluzione.
«Allora, com'è andata ieri sera? Non mi racconti niente?» le chiese Nichole.
Isabelle di colpo si irrigidì. E ora cosa avrebbe dovuto dirle? Avrebbe dovuto raccontarle di quello che era successo, o avrebbe dovuto tenerselo per sé?
C'era però che Isabelle stava impazzendo. Dall'esatto istante in cui aveva aperto gli occhi non aveva fatto altro che rivedere nella sua mente le immagini di quello che era accaduto: quel bacio che aveva consumato entrambi e che nessuno dei due era riuscito bene a definire. Si era baciati, per un po' erano rimasti fuori a regalarsi quel contatto che per troppo tempo avevano bramato e che una volta testato, non avrebbero più voluto abbandonare; si erano toccati, ma non solo con le mani e attraverso i gesti, si erano toccati con l'anima. Isabelle poteva sentire la sua bruciare, incendiarsi, dopo aver toccato quella di Harry, dopo essersi fusa con quella del ragazzo attraverso quel bacio.
Si erano toccati lì dove nessuno li aveva toccati fino a quel punto.
Anche prima di darsi la buonanotte, fermi davanti alla porta del palazzo di Isabelle e dopo essere stati in auto in silenzio, si erano regalati un bacio ancora, più breve e più cauto, ma non meno profondo.
Ad ogni modo, bastò quel momentaneo silenzio per rispondere a Nichole che ancora aspettava.
«Non ci credo», disse, sbarrando labbra e occhi, «l'avete fatto!» strillò.
Isabelle si riscosse, scuotendo il capo e sgridandola.
«Nichole, abbassa la voce!» esclamò.
Si guardò attorno, cercando di capire se avesse attirato l'attenzione di qualcuno e sospirò quando si accorse di un paio di sguardi curiosi puntati su di loro. Poi tornò a rivolgersi all'amica.
«No, non l'abbiamo fatto», le rispose a bassa voce.
«Come no? E allora è successo qualcosa.»
Isabelle guardò alle spalle dell'amica, fulminando con gli occhi due ragazzi che non smettevano di origliare la loro conversazione; andarono via e allora lei tornò a rivolgersi a Nichole.
«Tu o lui?» insistette quest'ultima.
Lì per lì, Isabelle la guardò confusa. Ma le bastarono pochi secondi per riflettere sulle parole dell'amica e a sbarrare le labbra mentre realizzava che i suoi pensieri erano inopportuni ed esagerati.
«Non è successo niente di quello che tu credi, ci siamo solo baciati», sussurrò.
Quello che era successo ancora la toccava più del dovuto e se chiudeva gli occhi, nonostante la sera prima non fosse poi così lucida, riusciva a sentire le labbra di Harry sulle sue. L'alcol non era servito a cancellare quella sensazione dai suoi ricordi, ma restava lì, impressa ed indelebile.
«E com'è stato? Eccitante? Ti è piaciuto?»
Isabelle si guardò attorno imbarazzata.
«Abbastanza», confessò.
Si morse le labbra, cercando di nascondere un sorriso.
Perché tutta quell'emozione? Perché tutto quel tremare? E tutta quella voglio di rifarlo ancora che infondo le scottava ancora l'anima?
«Oh mio dio! E lui? Che ha fatto?»
Si fermarono al cerco del vialetto che portava all'interno dei cancelli della facoltà di Isabelle.
«Aspetta, prima di tutto devi dirmi chi ha baciato chi? Anzi, tutto, voglio sapere tutto, ogni singolo particolare!»
Isabelle scosse il capo, sorridendo divertita dalla curiosità dell'amica. Scoprì che parlarne le servì per sfogare quella sensazione di anima in fuoco che continuava a sentire dentro. Le raccontò di come tutto era iniziato, del lento fuori, dei loro corpi vicini, le carezze, il discorso sul fatto che Manuel non faceva altro che insinuare l'esistenza di una relazione tra loro due, la domanda di Harry che non aveva mai ricevuto risposta, ma che Isabelle però conosceva più che bene. Perché sì, ci aveva pensato, più di una volta, di fare l'amore con lui, soprattutto quella stessa notte, dopo essere tornata a casa ed essersi rintanata sotto le coperte, ci aveva pensato ancora. Ma questo a Nichole non lo disse, questo era troppo personale e troppo difficile da credere anche per sé stessa.
Le confessò però la sua parte di colpevolezza, perché sapeva che se Harry alla fine aveva deciso di baciarla, era stata anche lei a spingerlo a farlo, con i baci sul viso, i morsi sul collo, le mani in posti nascosti.
«Ma guarda qua! Chi l'avrebbe mai detto che con questa faccia d'angioletto in realtà tu fossi un diavolo tentatore!» ammiccò Nichole.
Isabelle ridacchiò, nascondendo il viso nelle mani. Non ci credeva neanche lei, eppure era successo, poteva giurarci, non era una pazza e non si era immaginata miete.
«È stata colpa dello champagne», si giustificò.
Ma lo sapevano tutte e due che non era affatto vero.
«Sì, certo, dello champagne», Nichole ridacchiò.
E soltanto allora sentirono le voci di Harry e Manuel avvicinarsi.
«Ehi, ragazze!» disse quest'ultimo.
Il secondo dopo il braccio di Harry era attorno alle spalle di Isabelle mentre il suo cuore batteva all'impazzata. Era bastato sentire la sua voce perché il suo cuore perdesse un colpo e si scuotesse.
«Che facevate di bello?» chiese Manuel.
Ma Isabelle fu distratta da Harry, che con la bocca vicino al suo orecchio le sussurrò il buongiorno. Lei girò il viso per guardarlo, ma la loro vicinanza era così tanta al punto da far scontrare i loro nasi; trattennero il respiro.
Si guardarono negli occhi, senza però dirsi nulla, senza parole e senza fiato.
«Ragazzi, com'è stato ieri il matrimonio? Non ti ho chiesto niente prima, Harry.»
Quest'ultimo si rivolse all'amico, facendo spallucce. Immagini del loro baci invasero la mente della ragazza, mentre aspettava una risposta.

Il rumore del silenzio [HS]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora