E' più facile confortare che essere confortati - Proverbio

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Aleksandar era appena emerso dallo spogliatoio, quando intravide Alessia uscire da una delle toilette dell'impianto. Si affrettò per raggiungerla e la chiamò.

<<Ale>>

La ragazza non si voltò.

<<Ale!>> provò di nuovo, ma senza successo.

Si fermò un istante per osservarla meglio e notò subito qualcosa di diverso. Non riuscì a capire cosa, in un primo momento, ma successivamente si accorse del suo sguardo fisso nel vuoto, come se stesse camminando per inerzia. Era talmente assorta nei suoi pensieri da non sentire i suoi richiami.

La fissò ancora e la vide fermarsi. Si avvicinò, ma, prima che potesse fare qualunque cosa, lei riprese a camminare, diretta verso l'uscita.

//Se ne va da sola?//

C'era qualcosa di strano. Esitò, girandosi verso gli spogliatoi, indeciso sul da farsi; poi scrisse velocemente un messaggio ad un compagno di squadra e la seguì.


Alessia era immersa nel suo mondo ovattato. Non sentiva nulla, non provava nulla. Tutto ciò a cui riusciva a pensare era quello che le aveva detto Nataša.

La donna se ne era andata lasciandola sola nel bagno, le cui pareti sembravano osservarla e deriderla in silenzio.

Aveva scritto a Betty per avvisarla che sarebbe tornata a casa poiché non si era sentita bene - non ce l'avrebbe fatta a vedere Nikola - e si era diretta all'uscita della palestra.

La nebbia ammantava la strada e i marciapiedi, penetrando fin nelle ossa, ma lei non se ne curò. Camminò lentamente, seguendo a memoria quel tragitto che aveva percorso così tante volte da conoscere persino la posizione di tutti i tombini, con un solo pensiero che le frullava nella mente.

Dopo un tempo indefinito, scandito solo dal rumore sordo delle sue scarpe sull'asfalto umido, si fermò.

Si guardò intorno e si accorse di non essere ancora giunta al suo appartamento; tuttavia comprese cosa avesse attirato la sua attenzione: a pochi metri da lei una vetrina illuminata emanava un senso di calore tale da farle percepire con ancora maggiore chiarezza il freddo che sentiva dentro. Fissò il vetro per alcuni secondi, o per alcuni minuti, non le importava molto. Aveva sempre evitato posti come quello, non per pregiudizio, ma perché non se ne era mai sentita attratta.

Ma quella sera era diverso. Lei era diversa.

Inspirò e spinse la porta.


La stava osservando ormai da quasi mezz'ora e ancora non capiva cosa avesse potuto spingerla ad andarsene da sola dal palazzetto per rifugiarsi in un bar, sedersi al bancone e fissare il bicchiere che aveva tra le mani senza vederlo veramente.

Decise di entrare.

L'aria calda del locale lo investì in pieno, spingendolo a togliersi immediatamente la giacca.

Le si sedette accanto, ma lei non diede segno di averlo notato.

<<Ciao>> la salutò, sfiorandole un braccio col suo.

La testa della ragazza scattò di lato e si ritrovò i suoi occhi puntati addosso.

<<Cosa ci fai qui?>> gli chiese stupita.

<<Potrei farti la stessa domanda>>

Lei tornò a fissare il bicchiere.

<<Che cos'è?>> domandò Aleksandar indicando il liquido ambrato.

Alessia si strinse nelle spalle.

<<Scotch, credo. Ho scelto a caso>>

<<E se non hai intenzione di berlo che ci fai qui?>>

Lei lo fissò con uno sguardo strano.

<<Hai ragione>> sentenziò d'un tratto.

Afferrò il bicchiere e trangugiò il liquido tutto d'un fiato, facendo poi una smorfia.

<<Wow>> commentò Aleksandar. <<Credo che ne prenderò uno anch'io>> disse, facendo segno all'uomo dietro il bancone.

<<Un altro anche per me>> aggiunse Alessia.

Lui la studiò con attenzione: Cuneo aveva vinto la Coppa Italia, avrebbe dovuto essere felice, invece sembrava smarrita. Tra i due era lui quello che avrebbe dovuto desiderare un drink.

<<Come mai non stai festeggiando con Nikola?>> azzardò.

Lei fece scena muta, fissandosi le mani.

Nel frattempo arrivarono i bicchieri di scotch e la ragazza si avventò sul suo.

<<Ehi, vacci piano>> l'ammonì il giovane.

Ma lei non lo ascoltò, svuotando in un battibaleno metà del contenuto.

Aleksandar sorseggiò la bevanda, pensando a come comportarsi. Era evidente che la ragazza avesse un problema e che non ne volesse parlare; dal modo in cui aveva reagito alla sua domanda credeva che Nikola fosse coinvolto, ma non riusciva ad immaginare in che modo. Un pensiero preoccupante gli balenò in mente.

<<Hai detto a Nikola dove sei, vero?>>

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