L'ansia è un sottile rivolo di paura che si insinua nella mente - R. Bloch

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Goran entrò in campo per il riscaldamento e percorse con lo sguardo tutto il palazzetto. Il pubblico stava già assiepandosi sulle tribune e nel parterre, pronto a tifare per loro. La curva ospite era gremita; nonostante la distanza tra Cuneo e Trento, i supporters gialloblu non avevano voluto far mancare il loro appoggio alla squadra trentina.

Dopo un po', scorse tra la folla le ragazze.

Mentre il suo corpo eseguiva meccanicamente quei gesti che, ormai, facevano parte della routine quotidiana, la sua mente ripercorreva la telefonata che aveva avuto con Alessia solo il giorno prima.

La giovane era preoccupata dal comportamento sfuggente di Nikola e lui non aveva saputo come confortarla. Non aveva potuto rivelare nulla del suo confronto con l'amico, non era compito suo farlo. Nikola avrebbe dovuto spiegarle le circostanze che erano sopraggiunte, non lui.

Soprattutto, sperò che il palleggiatore abbandonasse l'assurda idea che gli frullava in testa e si chiarisse con Alessia il prima possibile.


Osservava Nikola giocare e non si capacitava di come, in campo, sembrasse lo stesso di sempre. Classe, intelligenza, grinta: nulla era cambiato. Eppure, fuori da quegli ottantuno metri quadrati, tutto era diverso. Almeno per lei, le differenze erano lampanti.

Mentre lei era assorta in questi pensieri, Cuneo si apprestava a vincere la partita. I giocatori della squadra di casa avevano ritrovato il ritmo di gioco e la costanza che erano mancati nella gara precedente e, sotto gli occhi emozionati del loro pubblico, stavano per aggiudicarsi il terzo set, dopo avere dominato nei primi due parziali.

Alessia seguiva la partita e il commento di Betty, al suo fianco, con meno interesse del solito; purtroppo le sue preoccupazioni non le permettevano di concentrarsi al meglio sul match che si stava per concludere davanti a lei.


Cuneo vince nettamente, surclassando Trento in tutti i fondamentali. Gli ospiti erano stati meno brillanti del solito e gran parte del merito andava ai piemontesi, i quali non avevano permesso loro di esprimersi ai consueti livelli.

Dopo la festa in mezzo al campo per celebrare il passaggio alle semifinali, la squadra organizzò una pizzata in un locale nel centro della città. Alessia avrebbe preferito stare un po' da sola con l'alzatore, per cercare di capire qualcosa di più, ma non si sarebbe mai opposta: la squadra era importante per Nikola, Goran e Juan. Così accettò di unirsi al gruppo.


Il viaggio in auto fu stranamente silenzioso. Goran tentò di alleggerire l'atmosfera con qualche battuta, ma la tensione tra lei e Nikola era palpabile. Alessia non sapeva quanto avrebbe resistito; quei silenzi, quegli sguardi sfuggenti la stavano facendo impazzire.

Durante la cena, Nikola sembrava essere quello di sempre: parlava e rideva con tutti, tranne che con lei. L'aveva sorpreso a osservarla, ma non l'aveva mai sfiorata.

La ragazza sentiva un peso opprimerle il cuore. Non capiva che cosa lo turbasse fino a quel punto, fino ad allontanarla sia fisicamente che sentimentalmente. Perché, per quanto all'inizio avesse tentato di negarlo a persino a sé stessa, quello era ciò che stava accadendo. Abbassò lo sguardo sulla sua pizza margherita appena assaggiata: mangiare era l'ultima cosa che voleva in quel momento.

Betty, seduta accanto a lei, le diede una piccola gomitata nel fianco, attirando così la sua attenzione.

<<Stai bene?>> le chiese sottovoce.

Lei fissò l'amica per un secondo, poi scosse la testa.

<<Ale, non puoi andare avanti così. Parlagli>> la esortò la bionda. <<Chiedigli di dirti la verità>>

La giornalista si voltò, cercando il palleggiatore con gli occhi; quando i loro sguardi si incontrarono, una scossa elettrica l'attraversò. Niente era cambiato per lei. Nikola le dava ancora le vertigini.

Ma lui distolse in fretta gli occhi e lei si trovò ad annaspare in cerca di aria. Si alzò di scatto dal tavolo e si allontanò senza dire una parola, raggiungendo il bagno del locale e chiudendovisi dentro.

Appoggiandosi alla porta, cerco di regolare il ritmo del respiro e quello, ancor più forsennato, del suo cuore. Dopo pochi minuti, si sentì pronta per uscire e tornare al tavolo.

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