Purtroppo è difficile dimenticare qualcuno bevendo un'orzata - H. Pratt

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Cosa avrebbe dovuto rispondere a quella domanda?

Aveva avvisato Betty sperando che l'amica riferisse il messaggio al palleggiatore, in modo da non farlo preoccupare. Sperò anche che lui non si presentasse a casa sua, ma restasse coi compagni a festeggiare.

Scosse la testa.

Il giovane si girò di scatto verso di lei.

<<Sei impazzita?>> esclamò lui col panico nella voce. <<Se non ti trova... Se viene a sapere che sei qui con me... Stavolta mi uccide davvero!>> frugò nella tasca della giacca, estraendone il cellulare.

<<Che cosa stai facendo?>> si preoccupò Alessia.

<<Chiamo Nikola. E' pur sempre il mio capitano...>>

Non fece in tempo a finire di parlare che lei scattò in piedi.

<<No!>> gli strappò il telefono dalle mani. <<Se lo chiami giuro che me ne vado e non saprai mai dove>>

Aleksandar si immobilizzò, provando a controbattere.

<<Ma si preoccuperà per te>>

Alessia fece ancora un cenno di diniego col capo. Non voleva incontrarlo, non era pronta.

<<Non devi chiamarlo>> ripeté.

Dopo un minuto di silenzio, l'opposto rinunciò.

<<Va bene. Posso riavere il mio telefono ora?>> chiese, tendendo una mano nella sua direzione.

Lei lo guardò con circospezione, poi gli rese il cellulare e tornò al suo posto, finendo il suo drink.


Circa novanta minuti e diversi scotch più tardi, Alessia era molto più rilassata. Aleksandar credeva che non si reggesse più nemmeno in piedi, a causa di tutto l'alcol che aveva bevuto e a cui non era evidentemente abituata.

<<Dovremmo andarcene adesso>> suggerì, rigirandosi il bicchiere vuoto tra le mani.

Aveva bevuto solo un drink. Uno dei due doveva rimanere sobrio.

<<Non voglio andarmene>> rispose lei biascicando e appoggiandosi a lui. <<Andiamo a ballare?>> gli chiese con uno sguardo dolce e annebbiato nello stesso tempo.

Aleksandar distolse gli occhi; gli faceva male vederla così.

<<Ma nessuno sta ballando>> obiettò.

Nonostante la musica fosse abbastanza alta, quella non era una discoteca, ma un semplice bar di quartiere, con la carta da parati floreale, le modanature in legno e la calca umana che si era riparata lì dentro per sfuggire al freddo pungente.

Alessia si alzò, barcollando. D'istinto, Aleksandar allungò una mano per sorreggerla e lei gli si avvicinò.

<<Non mi importa. Io voglio ballare. Adoro questa canzone>> la ragazza alzò il proprio bicchiere e chiuse gli occhi, ondeggiando al ritmo di quella musica a lui sconosciuta.

Doveva fare qualcosa per tranquillizzarla; quella situazione avrebbe potuto diventare pericolosa e lui non voleva trovarsi in mezzo a qualcosa che nemmeno conosceva.

<<Se tu non vuoi ballare, chiederò a qualcun altro>>

La vide trascinarsi verso il tavolo più vicino, occupato da tre uomini di mezza età anch'essi brilli, i quali l'avevano già adocchiata con sguardi divertiti.

Si sporse in fretta dallo sgabello e la bloccò, tirandola di nuovo vicino a sé.

<<Ok, ok. Ballerò con te. Ma prima dammi il tuo indirizzo>>

Alessia sorrise felice e si allontanò di qualche passo, rimanendo però zitta.

Aleksandar sospirò e la seguì.


Non ci volle molto perché Alessia iniziasse a sbandare vistosamente: ormai tutto l'alcol aveva fatto effetto e il continuo movimento non faceva che peggiorare la situazione. Aleksandar doveva costantemente reggerla in piedi e lei non aveva nemmeno più la forza di tenere gli occhi aperti.

Si domandò ancora una volta che cosa avesse potuto spingerla a ridursi in quello stato, ma accantonò la sua preoccupazione, troppo impegnato ad evitare che la ragazza si facesse male urtando qualcosa o finisse in braccio a qualche personaggio poco raccomandabile.

Inoltre si era fatto tardi e lui avrebbe già dovuto essere in hotel col resto della squadra; quella serata gli sarebbe costata una bella ramanzina.

Ma  come poteva abbandonarla lì?

Riuscì a convincerla a sedersi di nuovo sullo sgabello, con la scusa di avere sete e voler bere qualcosa.

Si fece servire due bicchieri d'acqua e gliene porse uno.

Alessia lo bevve avidamente, complimentandosi poi col barista per l'ottima qualità dello scotch.

//Se non distingue neanche l'acqua dall'alcol è messa davvero male!//

Quando, subito dopo, la vide accasciarsi sul bancone, la testa appoggiata sul marmo e i capelli a coprirle il viso, decise che era giunta l'ora di fare qualcosa. Le scostò le ciocche dalla fronte e capì che si era addormentata. O forse era svenuta...

Il suo primo istinto fu quello di telefonare a Nikola, ma si trattenne. Se Alessia si trovava in quel bar quella sera e si era scolata mezza cassa di scotch pur di non incontrare l'alzatore, un motivo ci sarà pur stato; non poteva farlo.

Cercò quindi una soluzione alternativa.

Non poteva certamente riportarla in albergo con lui e non conosceva né la città, né l'indirizzo della ragazza.

Solo una persona avrebbe potuto aiutarlo.

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