Un fratello è un amico dato dalla Natura - J. B. Legouvè

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Guidare fino a Milano era stato snervante. Oltre a non essere abituata a fare tutti quei chilometri, non conosceva la macchina di Nikola; l'aveva guidata solo una volta, per pochi minuti, quando lui si era infortunato al ginocchio. Di solito usava l'auto di Betty, e in quella le leve e i pulsanti si trovavano tutti in una posizione diversa.

Arrivò a destinazione poco dopo la squadra, che aveva viaggiato col solito pullman. Li seguì dentro al palasport e si mise al lavoro. Clelia, infatti, le aveva affidato la cronaca della trasferta, Era da un po' di tempo che non scriveva di pallavolo e ne era felice. Con la sua fidata macchina fotografica immortalò alcuni momenti dell'allenamento di Cuneo, in attesa di seguire il match qualche ora più tardi.


Quando le squadre fecero il loro ingresso in campo Alessia salutò con la mano Nikola, Goran e Juan; poi si voltò per cercare Vladimir.

Lo individuò a pochi metri da lei e gli fece un cenno, aspettando che lui la notasse tra la folla. Quando i loro occhi si incrociarono lo schiacciatore le sorrise e si avvicinò. Alessia si sporse per abbracciarlo.

<<Ciao Ale. Sono felice che ci sia anche tu>>

<<Non potevo mancare. Grazie per avermi invitata>>

<<Figurati! Te l'ho detto, fai parte della famiglia adesso>> il ragazzo la guardò con un sorrisetto furbo. <<Ovviamente tiferai per noi, vero?>>

Lei sorrise e scosse il capo.

<<Spiacente, ma dall'altra parte della rete giocano due persone a cui voglio molto bene. Tu sei uno soltanto>>

<<Ma sono grande e grosso, più unico che raro... Valgo doppio!>> protestò lui.

La giovane gli diede una pacca sulla spalla.

<<In bocca al lupo, Vladi>>

Vladimir tornò dai compagni di squadra per portare avanti il riscaldamento e lei si sedette al suo posto, pronta per la partita.


Alessia non credeva che sarebbe andata così. L'anno scorso Milano era stata una facile preda per Cuneo; quest'anno, invece, con l'arrivo di Vladimir e di un nuovo palleggiatore, il gruppo si era notevolmente rinforzato. E adesso stava per giocare il tie - break contro Cuneo.

Le prime azioni videro prevalere i lombardi, trascinati dal maggiore dei fratelli Kiljc, veramente in stato di grazia. Tuttavia al cambio di campo Nikola e i suoi compagni riuscirono a recuperare il break di svantaggio, grazie ad un ace di Goran e ad un muro di Juan, proprio su Vladimir.

Da lì, i piemontesi divennero degli automi, infermabili a muro e capaci di difendere in ogni zona del campo. Dopo pochi minuti, la squadra stava festeggiando in mezzo al campo, sotto gli occhi degli ultrà che l'avevano seguita dal Piemonte fino a lì.


Dopo gli autografi, le foto e le interviste, i ragazzi si ritrovarono vicino alla rete. Vladimir salutò Goran e  poi si avviò verso lo spogliatoio, imitato dagli altri.

Alessia li aspettò nel parcheggio.

Quando vide uscire Goran gli andò incontro per salutarlo.

<<Buon rientro>> gli augurò mentre lui la abbracciava.

<<Grazie. Voi godetevi queste poche ore di libertà>>

Lei annuì e lo lasciò salire sul pullman, per poi tornare ad attendere i due fratelli.

Arrivarono insieme, ridendo e scherzando di chissà che cosa, e subito Nikola le cinse la vita, la sollevò da terra e la baciò.

<<Ecco che ci risiamo...>>

Alessia udì Vladimir brontolare e non riuscì a trattenere una risata.

Lo seguirono verso le auto parcheggiate e poi fino al suo appartamento, dove Marja e Ivan li stavano aspettando.


Marja era stata molto ospitale e gentile e aveva rifiutato qualunque aiuto da parte di Alessia. La ragazza si era quindi rassegnata, sedendosi al tavolo insieme ai due fratelli e al piccolo Ivan.

Le piaceva quel bambino: fisicamente assomigliava molto al padre, con i suoi capelli neri e gli occhi vivaci, ma il carattere ricordava quello dolce della madre.

Iniziarono a mangiare. Vladimir raccontò loro di quei primi mesi a Milano, di come la gente fosse completamente diversa da quella che si incontrava a Roma, molto meno espansiva ma lavoratrice. Parlò della nuova società, che aveva intrapreso un percorso ambizioso dopo alcuni anni di permanenza nelle zone basse della classifica.

Alessia ascoltava senza interrompere; nonostante tutto non le sembrava giusto intromettersi in quei pochi momenti che Nikola poteva trascorrere con alcuni dei componenti della sua famiglia.

Sentì una mano del ragazzo posarsi sulla sua gamba e gliela strinse, intrecciando le dita con le sue e continuando ad ascoltare Vladimir.

Ivan, che aveva svuotato il suo piatto, chiese qualcosa a Marja.

<<Ivan, sai che devi parlare in italiano quando ci sono ospiti>> lo rimproverò sua madre.

Dopo un attimo il bambino riformulò la domanda.

<<Alessia può giocare con me?>>

<<Devi chiederlo a lei, tesoro>> gli rispose la donna.

Lui la guardò speranzoso e lei gli sorrise.

<<Certo>> rispose, lasciando la mano di Nikola e alzandosi per raggiungerlo sul tappeto del salotto.

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