Arrivare secondo significa solo essere il primo degli sconfitti - A. Senna

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Era arrivato il week end in cui si sarebbe disputata la final four di Coppa Italia. Quell'anno la sede dell'evento sarebbe stata proprio Cuneo e la squadra di casa ci teneva a fare bella figura e a riportare in città quel trofeo, che mancava ormai da qualche anno. Tuttavia non sarebbe stato facile: Modena, Trento e soprattutto Perugia, fino a quel momento rivelazione del campionato, erano più che mai decise a fare lo stesso.

Alessia aveva già preso posto, insieme a Betty e Sara, e stava osservando  lo spettacolo del palazzetto gremito e festante. Il taccuino era pronto all'uso e lei fremeva: eventi del genere non potevano lasciare indifferenti.

Quando i sestetti titolari di Cuneo e Modena scesero in campo, pronti a darsi battaglia, l'atmosfera all'interno dell'impianto si scaldò.


La partita iniziò con un ritmo lento e molte imprecisioni da ambo le parti, dovute alla tensione per la posta in palio; ma ben presto l'agonismo ebbe la meglio e gli spettatori poterono assistere a delle grandi azioni. Il primo parziale fu in costante equilibrio, con le due formazioni che si annullavano a vicenda; alla fine, aiutata da un po' di fortuna, la squadra di Modena mise a segno l'ace che valse la vittoria del set.

Cuneo, lungi dallo scoraggiarsi, fece appello al talento e all'esperienza delle sue stelle per rientrare sul rettangolo di gioco con maggior determinazione e carica agonistica. Prese subito un piccolo vantaggio, che mantenne senza apparente difficoltà fino alla fine, pareggiando i conti.

Il terzo set fu deciso da un episodio che vide contrapposti, sotto rete, Juan e lo schiacciatore francese di Modena: alla fine di un'azione molto combattuta, chiusasi a favore dei padroni di casa, il modenese lanciò qualche occhiata di troppo in direzione dell'opposto, il quale rispose con uno sguardo altrettanto di fuoco e un paio di frasi. Da lì, il tutto degenerò in un litigio verbale che l'arbitro sedò ammonendo entrambi i giocatori con il cartellino giallo. Ma da quel momento Juan divenne incontenibile e trascinò Cuneo al successo nel parziale.

Non ci fu storia nel set successivo, in cui i piemontesi strapparono, break dopo break e potendo contare ancora sul furore agonistico del loro opposto, punti preziosi agli ospiti e alla fine del quale staccarono il pass per la finalissima.


I ragazzi si precipitarono a festeggiare sotto la curva con i tifosi e poi Juan, Nikola e Goran raggiunsero le ragazze.

Betty non si fece problemi a baciare appassionatamente il fidanzato.

<<Hai fatto bene a dirgliene quattro a quell'arrogante! C'è mancato poco che scendessi in campo io e gli dessi il tacco in testa!>> esclamò, provocando una risata generale.

Effettivamente la scena sarebbe stata  esilarante.


Mentre stavano ancora chiacchierando a bordo campo, Alessia intuì che stavano per entrare le due squadre protagoniste della seconda semifinale. Lo speaker annunciò con enfasi l'ingresso di Trento e Perugia e le tifoserie esplosero in un chiasso roboante.

La ragazza si voltò e scorse Aleksandar camminare verso di loro. Con la coda dell'occhio controllò Nikola, il quale aveva notato la stessa cosa e si era irrigidito. Gli strinse brevemente la mano, esortandolo a rimanere calmo, e poi attese che l'opposto di Perugia li raggiungesse.

<<Ciao ragazzi!>> li salutò il giovane, con genuino entusiasmo.

Tutti risposero al saluto, persino Nikola.

<<Complimenti per la vittoria, avete giocato molto bene>> continuò. <<Ale, ti ho portato una cosa>>

La ragazza lo osservò curiosa mentre lui le porgeva un sacchetto. Lo aprì e si ritrovò tra le mani una maglia da gioco di Perugia. Ma non era una maglietta qualsiasi; era quella con il numero quattordici e il cognome di Aleksandar stampato sopra.

<<La puoi indossare durante il match e tifare per noi>>

A quelle parole Alessia temette di dover trattenere Nikola dal picchiare il compagno di Nazionale; altro che scintille sotto rete...

Lo sentì avvicinarsi a lei, pronto a rispondere per le rime al più giovane, così decise di anticiparlo.

<<Grazie, Alek. E' molto bella>> sapeva che anche gli altri li stavano fissando per assistere all'evolversi della situazione. <<La indosserò, ma solo per oggi>> lo avvertì, sperando che non ribattesse.

Sul volto del giovane spuntò un sorriso smagliante.

<<Grazie>> la salutò con un bacio sulla guancia e poi, evitando lo sguardo di Nikola, tornò dai suoi compagni per il riscaldamento pre-partita.

Non appena si fu allontanato, Alessia si sentì afferrare il polso e venne trascinata poco più in là da Nikola. Dallo sguardo che lesse nei suoi occhi comprese che non era affatto contento della sua decisione.

<<Siamo solo amici>> gli ripeté, con pazienza, per l'ennesima volta.

Ma Nikola non sembrava tranquillo.

<<Indosserai la sua maglia e so già che non mi piacerà>> rispose serio.

Lei rimuginò per alcuni secondi, poi sospirò. Aprì la maglietta di Perugia e la infilò, sotto gli occhi infastiditi del palleggiatore, poi si alzò in punta di piedi per parlargli all'orecchio.

<<Non serve il tuo cognome sulla schiena per dimostrare che ti amo>>

Dopo una brevissima esitazione, lo baciò davanti a tutti, con lentezza, come se non ci fosse nessun altro in quel palazzetto.

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