Una notte ubriaca fa un mattino nuvoloso - Proverbio

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Quando capì di avere finalmente vomitato anche l'anima, Alessia si sciacquò il viso, indossò una tuta pulita e raggiunse Goran in soggiorno. Ormai era quasi l'alba e lei si sentiva uno straccio. Non solo non aveva dormito, ma i postumi della sbronza colossale si sarebbero fatti sentire per tutto il giorno.

L'amico era seduto sul divano e stava facendo zapping col telecomando, forse alla ricerca di un programma interessante, che non avrebbe trovato, perché a quell'ora la programmazione televisiva faceva schifo.

Lo osservò e si accorse di quanto fosse stanco; nemmeno lui aveva chiuso occhio: le era rimasto sempre accanto durante tutte quelle ore, mentre lei dava uno spettacolo di sé che, sinceramente, non avrebbe creduto mai e poi mai di poter dare.

Quando lui la vide, spalancò le braccia, invitandola a raggiungerlo sul sofà. Senza pensarci due volte, Alessia si fiondò nel suo abbraccio, appoggiando la testa sul suo petto e raggomitolandosi accanto a lui.

Le braccia di Goran la circondarono e la tennero stretta.

<<Vuoi parlarne?>> le chiese sottovoce.

Alessia scosse la testa; non si sentiva ancora pronta. Non aveva nemmeno idea di come spiegare la situazione al giovane. Sapeva solo che pensare alle parole di Nataša le provocava uno sconforto che non aveva mai provato in vita sua. Si era ridotta a bere pur di dimenticarsi di quello che aveva saputo e questo la fece arrabbiare con sé stessa. Credeva di essere più forte di così.

Mentre la televisione trasmetteva immagini mute che rischiaravano il salotto e il cuore di Goran batteva regolare sotto la sua guancia, la ragazza si abbandonò lentamente all'oblio di un sonno senza sogni.


Quando riaprì gli occhi la luce del sole invernale si faceva strada attraverso le tapparelle ancora semichiuse e illuminava debolmente la stanza. Inspirò a fondo e girò la testa verso Goran, trovandolo già sveglio. O forse non aveva dormito per niente.

Si raddrizzò lentamente, portandosi una mano alla fronte, come se questo bastasse a far scomparire le fitte lancinanti che le attraversavano la testa.

<<Come stai?>> le domandò l'amico.

<<Ti prego, in futuro impediscimi con ogni mezzo di rifarlo>> bisbigliò.

<<Aleksandar ci ha provato>>

Alessia lo fissò.

//Già//

Si alzò piano, sperando di non cadere rovinosamente sul pavimento, e si avvicinò al tavolo, dove giaceva la sua borsa. Goran doveva averla appoggiata lì quella notte. Non si ricordava niente, ma sapeva, dentro di sé, che era stato lui a portarla a casa.

Frugò all'interno finché non trovò il cellulare, a cui aveva tolto la suoneria subito dopo aver avvisato Betty che sarebbe tornata al suo appartamento. Non lo aveva più controllato da allora. Illuminò il display e trovò una chiamata da parte dell'amica e quattro da parte di Nikola. Tre di queste risalivano a circa mezz'ora prima.

<<L'ho messo nei guai?>> chiese, riferendosi all'opposto serbo. <<Non mi ricordo niente di stanotte>>

Non riusciva a guardare Goran negli occhi.

<<Niente di grave>> rispose lui con un mezzo sorriso.

Percepì lo sguardo del giovane su di sé, ma scelse di ignorarlo ancora un po'. Non avrebbe saputo da dove cominciare con le spiegazioni.

Il suo cellulare vibrò: era ancora Nikola.

Sospirò e lo posò sul tavolo.

<<Se continui a non rispondergli, tra poco te lo ritroverai dietro alla porta>>

Alessia fece scattare gli occhi su di lui, sorpresa. Anche se forse non avrebbe dovuto esserlo.

<<Ha chiamato anche me mentre tu riposavi>> spiegò lo schiacciatore. <<Ho ignorato le sue telefonate...>> puntò lo sguardo nel suo e lei non poté distoglierlo. <<...E vorrei sapere il perché>> concluse.

<<Perché cosa?>>

Lui non rispose subito.

<<Perché sei andata via da sola? Perché sei entrata in quel bar e ti sei ubriacata? Perché non vuoi parlare con Nikola? Perché sto ignorando il mio migliore amico pur sapendo che è preoccupato per te?>>

La ragazza si sentì in colpa: non solo stava facendo preoccupare Nikola, e probabilmente anche Betty e Juan, ma stava costringendo Goran ad essere parte di tutto quel casino.

Tormentandosi le mani, tornò verso il divano e si sedette di nuovo accanto all'amico.

<<Da dove vuoi che cominci?>>

<<Dall'inizio>>

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