Senza la speranza è impossibile trovare l'insperato - Eraclito

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I ragazzi erano andati a farsi una doccia e poi le avevano raggiunte. Goran le si sedette accanto e commentarono insieme il primo set dell'incontro tra Trento e Perugia.

La partita era molto avvincente e, nonostante qualche problemino fisico per alcuni giocatori tra le file di Perugia, Aleksandar stava dimostrando di essere un giocatore di livello mondiale, sobbarcandosi la maggior parte degli attacchi di squadra e trasformandoli quasi sempre in punti.

Sara fissò Alessia e Nikola, seduti nella fila davanti alla loro: dopo che l'opposto serbo aveva regalato la maglia alla ragazza aveva temuto una reazione da parte del palleggiatore, ma lui era stranamente tranquillo. Certo, non si poteva dire che fosse felice - ogni tanto lanciava occhiate torve alla povera maglietta, come se volesse strapparla in mille pezzi - ma, tutto sommato, stava sopportando la situazione meglio del previsto.

Durante la pausa tra i primi due set Sara si volse verso Goran e fece quello che aspettava di fare da due giorni; non ne aveva mai avuto il coraggio.

<<Goran, cosa farete domani sera dopo la finale?>>

<<Che vuoi dire?>> lo sguardo di lui si fece attento.

<<Festeggerete tutti insieme in caso di vittoria?>>

<<Normalmente sì, ma per scaramanzia non ne parliamo mai prima. Perché?>>

Lei si morse il labbro, indecisa se continuare o meno.

<<Domani è il compleanno di mio padre e lui e mia madre mi hanno chiesto di invitarti a cena. Vorrebbero conoscerti>> aveva parlato con gli occhi bassi e senza molta convinzione, ben sapendo che si trattava di una richiesta importante.

Senza contare che il giovane non avrebbe potuto festeggiare coi suoi compagni l'eventuale vittoria e che lo stato della loro relazione era ancora incerto. Dopo l'incidente, Goran aveva cercato di coinvolgerla maggiormente nella sua vita, e lei ne era stata felice, ma le sembrava sempre che tra di loro ci fosse una barriera invisibile. Non riusciva a distinguerne i contorni, ma la percepiva. Se doveva essere del tutto franca con sé stessa, iniziava a dubitare che sarebbe mai riuscita a scalfirla. E questa situazione la stava lentamente logorando.

Rialzò gli occhi su di lui e lo vide pensieroso.

<<Non credo che qualcuno si arrabbierà se me ne andrò dopo il match>>

Il cuore della ragazza fece una capriola: non avrebbe mai osato sperare che lui accettasse quell'invito.

<<Ne sei sicuro?>> chiese cauta.

Goran annuì.

<<Dì ai tuoi genitori che ci sarò>>

Sara sorrise e, in preda all'entusiasmo, lo abbracciò, lasciandogli poi un leggero bacio sulla bocca.

Quando tornarono a focalizzarsi sulla partita, scorse Alessia che guardava nella loro direzione. Sorrideva.


Perugia aveva vinto con merito la semifinale contro Trento, soprattutto grazie al suo indemoniato opposto serbo.

Alle fine del match il ragazzo era tornato dal gruppetto e aveva ricevuto molti complimenti, assolutamente meritati.

Alessia si era tolta la maglia e gliel'aveva ridata, ma lui le aveva detto di tenerla, perché si trattava di un regalo.

Lei aveva notato Nikola fare una smorfia, ma il palleggiatore non aveva detto o fatto nient'altro.

Alla fine Aleksandar li aveva salutati e si era diretto con i compagni verso lo spogliatoio e loro erano tornati a casa, già concentrati sulla finale che si sarebbe svolta il giorno successivo.

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