Il pentimento è la zattera che ci resta dopo il naufragio - A. Roubaud

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L'auto procedeva veloce lungo la strada non troppo trafficata. Al suo interno regnava un silenzio denso.

Alessia guardava fuori dal finestrino e ripensava a quella stessa mattina.

Aveva risposto all'ennesima telefonata e aveva ascoltato ciò che lui le aveva detto, in silenzio, diffidente. Non le sembrava vero che l'avesse cercata e, soprattutto, ancora non ne capiva il motivo. Non aveva voluto anticiparle niente al telefono e lei non sapeva che cosa aspettarsi.

Si girò verso Nikola: aveva le mani strette sul volante e la mascella contratta. Sapeva che non era per nulla contento di quella situazione. Non glielo aveva detto esplicitamente, non aveva voluto intromettersi, ma per lei era chiarissimo. Gli leggeva la tensione nello sguardo e quel mutismo improvviso indicava solo una cosa: era preoccupato.

Lei invece non lo era; era curiosa, perplessa, ma non preoccupata. Che cosa sarebbe mai potuto accadere?

Nikola parcheggiò e spense il motore. Rimasero in silenzio per alcuni secondi, fissando l'edificio attraverso il vetro, poi il palleggiatore parlò.

<<Mi dispiace, ma non ci riesco>> la guardò. <<Ho provato a non immischiarmi, ma non ce la faccio. Non voglio che resti da sola con lui>>

Alessia gli prese una mano.

<<Non mi accadrà niente. Mi ha detto che vuole solo parlare>>

<<E se non fosse così?>>

<<Ha appena ottenuto gli arresti domiciliari; non farà nulla che possa rispedirlo in carcere>> lo rassicurò con convinzione.

Sapeva, tuttavia, che ciò non sarebbe bastato a tranquillizzare Nikola.

<<Io sarò qui fuori ad aspettarti. Promettimi che al minimo pericolo mi chiamerai>>

La giovane gli accarezzò il viso.

<<Promesso>>

Poi aprì la portiera e scese dall'auto.


Marco la accolse con un sorriso tirato e la fece accomodare in salotto.

Alessia si sedette sul divano, di fronte a lui, e non perse tempo in convenevoli.

<<Perché hai voluto vedermi?>> chiese secca.

<<Prima di tutto volevo sapere come stai. So che è passato molto tempo da quella sera, ma non ho mai voluto che qualcuno si facesse male>> la guardò con aria colpevole. <<Riconosco che in quel periodo mi sono comportato davvero male con te, per non parlare di tutta la storia della droga. Ma questi mesi in carcere mi hanno aiutato ad aprire gli occhi>>

Alessia era sorpresa da questa confessione. Di tutto quello che aveva ipotizzato, questa era l'ultima cosa che si era aspettata di sentire. Lo studiò per un po', non del tutto convinta che stesse dicendo la verità.

<<Allora?>> continuò lui. <<Ti sei rimessa completamente?>>

Lei annuì.

<<Bene. Sai, non ti biasimo se non mi credi>>

<<Non puoi pretendere che mi fidi di te dopo tutto quello che hai fatto>> rispose.

<<Non ti sto chiedendo di fidarti di me. Solo di ascoltarmi>>

<<Sono qui, no?>> Alessia allargò leggermente le braccia.

Marco si alzò dalla poltrona su cui era seduto e si mosse attraverso la stanza, fino a sedersi accanto a lei. La ragazza si irrigidì immediatamente, ma cercò di non darlo a vedere.

<<C'è un'altra cosa che devo dirti>> proseguì lui, serio.


Nikola era sceso dalla macchina e stava camminando avanti e indietro lungo il marciapiede antistante il palazzo. Alessia ci stava mettendo troppo tempo e lui era nervoso.

Quando lei aveva accettato di incontrare Marco non le aveva detto niente, ma la giovane aveva sicuramente capito che non era assolutamente d'accordo. Era preoccupato e, se fosse dipeso da lui, l'avrebbe tenuta a distanza di sicurezza da quel delinquente.

//Ancora cinque minuti e la vado a prendere//


<<Credo di non avere capito>> Alessia era incredula.

<<Hai capito benissimo, invece>> ribadì Marco sbuffando.

Non poteva essere serio. Come gli era venuta in mente un'idea del genere?

Riuscì a pensare solo a due possibilità: o era veramente cambiato, oppure aveva intravisto una possibilità di tornaconto personale. Sinceramente, non sapeva cosa credere.

Lui la osservò in attesa di una risposta.

<<Ci devo pensare>> concluse lei.

Si alzò e si diresse verso la porta. Quando l'aprì, udì la voce del cameraman:

<<Non impiegarci troppo, o troverò qualcun altro>>

Alessia non rispose, attraversò l'uscio e richiuse il portone.

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