L'incertezza è il rifugio della speranza - H.F. Amiel

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Domenica era arrivata, e con essa anche la prima gara dei playoff. Il loro avversario sarebbe stato Trento. Dopo una stagione più travagliata del previsto, gli ospiti erano comunque riusciti a qualificarsi per i quarti di finale. Non sarebbe stata una serie semplice, lo sapevano. Nulla era scontato durante i playoff. La caratura tecnica non sempre bastava ad avere ragione dell'avversario; molti altri fattori entravano in gioco: grinta, concentrazione, freschezza fisica e mentale.

Goran tentò di concentrarsi sul riscaldamento, ma la sua recente conversazione con Nikola continuava a tormentarlo.

Erano passati due giorni e non avevano più discusso dell'argomento; sperava davvero che, trascorso un po' di tempo e ragionando a mente fredda, l'amico si sarebbe convinto che l'idea che aveva avuto fosse un'enorme stupidaggine.

<<Goran>>

Si voltò verso il compagno dietro di lui, il quale gli indicò Nikola in attesa sotto rete.

<<Tocca a te>> ribadì quello, vedendo che lui era rimasto interdetto.

Lo schiacciatore si riprese subito e lanciò la palla che stringeva tra le mani.

In quel momento non poteva distrarsi, in quel momento doveva giocare, provando a vincere con tutto sé stesso. 


Trento fece il suo dovere, vendette cara la pelle, ma Cuneo riuscì a spuntarla al quinto set. Ancora una volta, il campo ribadì che tutto quello che era stato fatto durante la regular season si annullava nel momento clou della stagione: non contava essersi classificati secondi oppure settimi, giocare in casa o fuori casa, essere o meno i favoriti. Ciò che realmente indirizzava il risultato erano la voglia e la concentrazione che la squadra metteva in campo.


Alessia raggiunse i giocatori al centro del campo. Goran la accolse con un abbraccio, trattenendola più di quanto si sarebbe aspettata; quando si scostò da lui, tuttavia, non notò nulla di insolito. Così gli sorrise e si allontanò, alla ricerca di Nikola.

Lo trovò poco lontano, intento a fornire alcune dichiarazioni ad un paio di giornalisti. Attese pazientemente il termine delle interviste, poi si avvicinò, posandogli una mano sul braccio per attirare la sua attenzione.

Nel momento in cui lui si voltò, si accorse di una scintilla nei suoi occhi e, come sempre fin da quando lo aveva conosciuto, quella scintilla l'attraversò come un fulmine. Accantonò le preoccupazioni degli ultimi giorni e gli sorrise, ricevendo un abbraccio come risposta.

Ignorando il sudore che ricopriva la sua pelle e impregnava la maglia, lo strinse a sé il più possibile, godendosi quel contatto e desiderando di poter restare per sempre così, una nelle braccia dell'altro.

Ma dopo un po', Nikola la lasciò andare e le rivolse un sorriso tirato.

<<Devo andare a cambiarmi>>

Alessia annuì, sperando che quel cambio di atteggiamento fosse dovuto solo alla stanchezza. Era stato minimo, ma se ne era accorta.

Mentre lo osservava dirigersi coi compagni verso lo spogliatoio, tutte le sue paure tornarono a fare capolino nella sua mente. C'era qualcosa di non detto, qualcosa che lei ignorava e che aleggiava tra di loro come un'ombra.

Si impose di scacciare quei pensieri; dopotutto, il palleggiatore non le aveva mai mentito e, anche quella volta, era convinta che gliene avrebbe parlato quando si fosse sentito pronto. Così avrebbero potuto finalmente cancellare tutto e andare avanti, insieme.

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