Il tempo rivela ogni cosa - Tertulliano

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Se il giorno prima il pubblico aveva scaldato l'atmosfera del palazzetto, quel pomeriggio l'aria era rovente. Qualsiasi cosa succedesse sul rettangolo di gioco scatenava cori, coreografie ed esultanze varie: dall'ingresso delle squadre, ai palloni giocati nel riscaldamento, persino la presentazione degli arbitri.

Le ragazze erano in trepidante attesa sulle tribune. Sarebbe stata una sfida accesissima, degna della posta in palio. Cuneo voleva tornare a vincere quel trofeo che le era sfuggito troppe volte nel recente passato, mentre Perugia inseguiva il primo titolo in assoluto.

La linea tra la vittoria e la sconfitta sarebbe stata molto labile, pochissimi dettagli avrebbero fatto la differenza e, comunque fosse andata a finire, entrambi i gruppi si sarebbero meritati gli applausi finali.


Come ci si poteva aspettare, le squadre avevano lottato su ogni pallone, su ogni punto, e avevano vinto due set ciascuna.

I giocatori erano provati da quell'autentica battaglia all'ultimo colpo e solo l'agonismo li spingeva a continuare.

Alessia vide la concentrazione sui volti dei ragazzi di Cuneo: nessuno di loro voleva lasciarsi sfuggire l'occasione di vincere una Coppa così prestigiosa a metà stagione.

Per un attimo guardò nella metà campo umbra e colse la stessa determinazione sul volto degli avversari.

Al fischio degli arbitri gli atleti ripresero il loro posto sul taraflex e ricominciarono a dare spettacolo.

Colpi impossibili da una parte e dall'altra, numeri ad effetto e giocate sopraffine condussero le due squadre a braccetto nel punteggio fino ai due terzi di set.

Alessia, Betty e Sara erano ormai senza voce a causa del tifo scatenato, ma non per questo rinunciarono ad incitare i ragazzi.

Su un turno di battuta di Goran, che aveva scelto di servire flottante e non di potenza, l'equilibrio si spezzò. La ricezione umbra non riuscì a gestire al meglio quei servizi tattici e il gioco ne risentì, divenendo troppo scontato e dando la possibilità al muro piemontese di bloccare qualunque tentativo di attacco.

Ci pensò poi Juan, con un ace, a porre fine alla disputa.

Il pubblico non si risparmiò e applaudì i vincitori come anche gli sconfitti e, nonostante Perugia avesse dovuto posticipare i festeggiamenti, le due curve celebrarono le squadre con tutti gli onori.

Alcuni giocatori umbri avevano gli occhi lucidi, altri erano scoraggiati e amareggiati, ma la gente presente al palazzetto non fece mancare loro il sostegno e l'apprezzamento.

Nel frattempo i cuneesi stavano alzando il trofeo e festeggiando in mezzo al campo, fieri di ciò che avevano fatto e consapevoli di quello che significava per la città.


Alessia salutò Goran e poi lo lasciò andare con gli altri nello spogliatoio. Il ragazzo le aveva detto che non sarebbe stato presente alla cena post partita, poiché era stato invitato dai genitori di Sara per il compleanno del padre. Era un passo importante e sperava che fosse un buon segno per la relazione tra i due amici.


Ormai il palazzetto si era svuotato quasi del tutto; i giocatori si erano ritirati negli spogliatoi e anche gli ultimi tifosi presenti se ne stavano andando.

Mentre aspettava con Betty e Sara che gli uomini fossero pronti, Alessia decise di andare in bagno.

SI diresse verso la toilette più vicina, trovandola deserta.


Quando ebbe finito, si apprestò a tornare dalle amiche, ma fu colta alla sprovvista da una donna che entrò e si richiuse la porta alle spalle, frapponendosi tra lei e l'uscita.

//Nataša!//

<<Dobbiamo parlare>> disse la riccia, in un italiano stentato.

<<Non abbiamo niente da dirci, Nataša>> rispose fredda Alessia.

<<Io dico di sì>> ribatté l'altra. <<Credi di sapere tutta la verità? Tu non sai niente>>

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