Capitolo 19. Ricordi

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«Will?».

«Sì?».

Abbiamo appena finito di scherzare sulla "piccolezza" della mia mano in confronto alla sua. Siamo abbracciati, nella nostra collina, stesi sulla schiena ad ammirare gli eterei contrasti del cielo notturno.

«Posso farti l'ultima domanda?».

Ride sommessamente. «Bugiarda. Sappiamo tutti e due che non sarà l'ultima».

Rido a mia volta. «Hai ragione, quanto sono noiosa. Come fai a sopportarmi?».

«Chi ha detto che ti sopporto?».

Ridacchiamo.

Mi bacia sulla fronte, tenero. «Tu sei curiosa delle mie risposte, io delle tue domande».

«Adesso chi è il bugiardo?».

Schiera il suo sorriso più raggiante, quello che rischia ogni volta di fermarmi il cuore, poi mi scosta i capelli dal viso. «Dimmi», mormora vellutato.

Mi perdo nei suoi zaffiri liquidi, dolcissimi, e devo fare mente locale per ricordarmi cosa volevo chiedergli. «Pensavo... c'è qualcosa che è rimasto uguale nel tuo mondo? Qualcosa che è qui e che, se lo guardi, te lo rammenta?».

«Mmhh». Ci pensa su. «Forse... la luna».

«La luna?».

«Sì. Anche se qui è molto più bella, più luminosa, nitida. Più grande».

«Pure la luna sarà diversa?».

«Beh, il suo riflesso lo sarà. Ma il cielo nel mio mondo è quasi sempre coperto, perciò la vedresti di rado».

«Come qui», scherzo.

«No. Coperto in un modo diverso».

Percepisco un velo di tristezza nella sua voce.

«Voi non sapete cosa sia l'inquinamento ed è bellissimo. Ricordi? Ti ho detto che la città da cui provengo verrà conosciuta anche come "La città dalle luci accecanti". Ce ne saranno talmente tante che, pur se non esistesse l'inquinamento di cui ti ho parlato e il cielo fosse sgombro, non si potrebbero comunque vedere le stelle. Il cielo apparirebbe nero».

Resto in silenzio, cercando di immaginare.

«La luna... la vedremo anche più piccola perché, da qui a un millennio, si allontanerà un po' dalla Terra».

Rifletto, sorpresa. «È vero che di giorno il cielo sarà sempre grigio?».

«Praticamente sì. Non l'ho mai visto azzurro come qui se non in vecchie foto, nella finzione».

So a cosa si sta riferendo, più o meno... Mi ha parlato anche di questo. Medito per un altro po'.

«Will».

Sogghigna. «Sì?».

«È vero che la Terra è tonda o mi hai presa in giro?».

«È la verità. Non è piatta, credimi. Te l'ho spiegato».

«Sì. Solo che...».

«Ti sembra incredibile».

«Sì».

«È normale, stai apprendendo tanto e in poco tempo. Molte delle certezze che avevi sono crollate. Immagino tu ti senta come in bilico su un filo».

«Quasi». Ci sta andando vicino. «Ma finché ci sarai andrà tutto bene». Mi stringo nel suo abbraccio.

Sospira profondamente.

«Will?».

Ride di gusto. «Non riesci proprio a stare zitta. Dimmi».

«Che volevi dire, prima, riguardo al riflesso della luna?».

«Tu cosa vuoi dire?».

«Nel senso...». Mi sforzo per esprimermi in modo comprensibile. «La luna "riflette"? Non è lei che ci dà luce? Mi capisci?».

«Adoro le tue domande».

Lo guardo, titubante.

«Mi dispiace contraddirti ma no», prosegue. «È il sole che la illumina e il riflesso arriva a noi. So che è difficile da accettare. Ma, fidati, è così».

«Ma com'è possibile?». Mi sfugge uno sbadiglio.

Massaggia la mia spalla. «Sei stanca?».

«Un po'».

«Dormi», sussurra leggero come una carezza, continuando a sfiorarmi il viso con le dita e le labbra soffici.

Chiudo gli occhi, beata. Vi sono ben pochi rumori questa notte.

Inizia a canticchiare una ninna nanna sconosciuta e ben presto il sonno prende il sopravvento. L'ascolto tutta, fino a quando non tace. Ma, anche se ho un piede nel mondo dei sogni, non sono completamente addormentata.

«Will?».

La sua risata bassa mi solletica le orecchie. «Dimmi».

«Se avessi potuto scegliere un luogo e un'epoca differente dalla tua, dove saresti voluto capitare?».

«Qui».

Qui? «Perché?».

«Perché ho trovato te».

Trattengo a stento un sorriso, lieta di quell'ennesima confessione. «E se non ci fossimo mai incontrati?».

«Non oso nemmeno immaginarlo ma... se non ci fossimo mai incontrati... credo che mi sarebbe piaciuto capitare a Woodstock nell'anno 1969». Ridacchia.

Accenno un mormorio ma non rispondo. Mi sono quasi addormentata.

«Ci sono tante altre cose che vorrei dirti», bisbiglia dopo un momento di quiete.

Una parte della mia mente ragiona sulle sue ultime parole. «Potresti iniziare dalla più importante», suggerisco.

Sento le sue labbra avvicinarsi al mio orecchio.

«Ti amo».

Mi scalda il cuore; è come se mi uscisse fuori dal petto per la gioia, anche se non lo do a vedere.

Rimango a occhi chiusi, incapace di non sorridere, in Paradiso.

Quella notte, quando mi respinse, mi spiegò di averlo fatto per etica, per tutelarmi. Una volta sposati avrei acquisito potere ma anche responsabilità, con non pochi rischi. Voleva essere certo di potermi proteggere in ogni momento e non era sicuro di poterlo fare per via della guerra in corso. Per quanto riguarda le precauzioni di cui mi aveva accennato... – non ne parlerò – disse di non essere certo di sapersi controllare insieme a me, di non poter prestare la necessaria attenzione, pertanto avevamo concordato nel rimandare.

«Tu sai quando la guerra finirà», gli avevo chiesto.

«Non a breve», mi aveva risposto. «Ma se le cose andranno per il verso giusto arriveranno tempi migliori, presto».

L'ultima cosa che penso prima di addormentarmi è che sta bene e siamo insieme, questo è l'importante.

Per lui posso aspettare.

Lo aspetterei per una vita.

Oltre il tempo - Parte seconda - Vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora