Capitolo 44. Possibilità

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La spiegazione andò avanti per ore, con tanto di disegni su della preziosa carta che Brigid ci portò insieme a un calamaio, sorprendendomi. Dovevo abbandonare l'idea che fossero due persone comuni.

«No, lascia stare. Non sarei capace di usarlo questo», borbottò John riferendosi all'utensile, facendole un cenno di dissenso. Estrasse invece un oggetto piccolo e fine da una tasca del mantello che sembrava uno strano bastoncino, perfettamente liscio e regolare, di colore grigio chiaro con riflessi e striature argentee. Non capii di che materiale fosse fatto.

«Hai portato nel Medioevo una penna!?», domandò Brigid con voce tanto stupita quanto severa.

«Sì», tagliò corto lui.

«John... sai che conseguenze potrebbero verificarsi per una cosa del genere?».

«Lo so, mi è rimasta in tasca! Bri, per favore...».

Anche se parlavano un miscuglio di gaelico e inglese mi persi praticamente tutti i loro discorsi: troppo complicati e con troppi termini "del futuro" a me totalmente estranei. Furono comunque tanto pazienti da rendermi partecipe e spiegarmi ciò che dovevo sapere nel modo "più semplice possibile"; almeno così affermavano. Non fecero obiezioni, anzi lodarono la mia determinazione, l'intuizione con cui ponevo domande e il contegno che mantenevo. In verità il mio cervello arrancava per districarsi in quel mondo complesso, sconosciuto e incredibile dal quale mi stavano facendo appena sbirciare.

In poche parole per buona parte del tempo non avrei voluto altro che sbattere ripetutamente la testa sul tavolo.

Ciò nonostante riuscimmo a comprenderci. Il trucco era considerare quella che loro chiamavano "scienza" come magia, senza farsi troppe domande momentaneamente superflue.

L'obiettivo di John era di tornare nel futuro prima che la sua famiglia facesse il salto, in modo da avvertirli e trovare una soluzione. Le sue parole mi riecheggiavano nella mente:

«I dispositivi sono collegati alla macchina che ho creato nel futuro, Vivian. Sostanzialmente è quella che tiene aperto il passaggio. Anche se è stata distrutta, i dispositivi funzioneranno sempre poiché prenderanno in considerazione il momento in cui è stata funzionante».

«I dispositivi sono solo una piccolissima parte in confronto alla macchina in sé, con la sua complessità. Non sono altro che degli interruttori. Certo non puoi sapere cosa sia un interruttore... Ti basti pensare che è come se fosse una chiave. Una chiave che aziona una sorta di... meccanismo... in grado di aprire una porta sul tempo e sullo spazio. Sono collegati alla macchina e senza di essi, la macchina non può funzionare».

Di dispositivi ne aveva costruiti due "funzionanti e perfettamente gemelli": uno ce l'aveva lui, l'altro gli era stato sottratto e i farabutti se ne erano serviti per seguirlo in questo tempo. Erano giunti all'incirca una settimana dopo il suo arrivo, da allora non avevano smesso di incalzarlo, ferendolo in quel modo. Se era vivo, aveva affermato, era solo perché non volevano ucciderlo. Per il momento.

Brigid insisté per farmi mangiare qualcosa verso l'ora di pranzo ma, sebbene avesse preparato un vassoio con focacce, formaggio, miele, frutta secca e del vino, non toccai nulla e loro fecero lo stesso.

«John», intervenni in una breve pausa, «prima hai detto che più ti allontanerai dal passaggio originario, più sarà incerto il tempo in cui capiterai. Mi chiedo... non puoi essere certo sul tempo... ma riguardo al luogo?».

«È un'ottima domanda. Ecco, i dispositivi sono dotati di un segnalatore capace di localizzare una determinata persona e di portare chi usa la macchina da quella persona. Certo, anche questo è variabile. Non è possibile sapere quanto vicino mi ritroverò a William nel nostro caso».

Mi ero persa di nuovo e dovemmo parlare ancora a lungo ma alla fine riuscirono a farmi capire.

«Questa possibilità... ci è dato usarla solo se da questo momento presente andiamo nel futuro. Quando sono venuto qui non ho potuto utilizzare il segnalatore; funziona solamente se viene attivato da qui per localizzare una persona nel futuro. Riesci a capirmi?».

Dopo altri chiarimenti e precisazioni decisi di aver già appreso abbastanza in merito alla macchina ma c'era un'ennesima domanda che premeva per essere considerata:

«Credete che questo sia un posto sicuro?» In verità intuivo la risposta, solo che avevo paura di sentirla.

Si scambiarono un'occhiata che non mi piacque.

«Vivian, c'è un'altra complicazione... I miei colleghi hanno un altro tipo di segnalatore che non sono riuscito a portare con me. Come ti ho spiegato, ogni individuo è unico: non solo per come è nell'anima ma anche per com'è nel corpo. Per questa unicità il segnalatore, o localizzatore, è in grado di trovare qualcuno in particolare. Il segnale sarà più o meno debole in base a quanto quella persona è più o meno lontana».

«John», lo richiamò Brigid.

«Sì», concordò lui. «Non è necessario che ti spieghi i dettagli», mi disse. «Sappi però che se sono abbastanza vicini allora sì, possono trovarci».

Deglutii più rumorosamente di quanto volessi. «Cosa intendi per "abbastanza vicini"».

«Beh... direi fino a un centinaio di passi, duecento al massimo. Più o meno».

«Non possiamo rimanere nascosti?».

«No. Non basterebbe».

«Il segnalatore», iniziò Brigid rivolta al marito, «riesce a localizzare una persona servendosi della sua sequenza genetica e dei lineamenti del volto, giusto?».

«Sì».

Continuarono ancora a parlare e smisi nuovamente di ascoltare. Ormai ero abituata a perdere il senso delle loro conversazioni.

«È davvero possibile fare quello che dite?», chiesi quando ebbero terminato. Mi sforzai di ricacciare indietro le lacrime. «È possibile salvarlo?».

Silenzio.

«Ho dedicato quasi nove anni di vita a questa macchina», mormorò John lentamente. «È stata la mia ossessione». Il tono di voce e lo sguardo mi fecero rabbrividire. «Eppure non so dove capiterò. È un rischio, non lo negherò. Andrò pressoché alla cieca. In teoria è possibile». Sospirò.

«Ma lo scoprirò solo facendolo».    

Oltre il tempo - Parte seconda - Vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora