Capitolo 14. Ritrovarsi

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Dovemmo separarci.

Era pur sempre Lord Uilleam, non poteva restare a lungo lontano da corte. Doveva essere costantemente aggiornato su tutto.

«Anche sulle questioni noiose. Soprattutto su quelle noiose», mi rivelò stranamente mesto.

«Tutto bene?», gli chiesi – i ruoli sembravano improvvisamente ribaltati.

Mi rassicurò ma senza guardarmi. Quel dettaglio mi inquietò un poco ma decisi per il momento di lasciar perdere. Avremmo avuto tempo in seguito per parlarne con calma.

Quando non andava, un messaggero lo metteva al corrente dei fatti giornalieri – e, mi confessò anche, il messaggero era proprio mio fratello – ma c'erano delle urgenze sulla guerra a cui non poteva rinunciare, perciò tornai dai miei.

Mia madre era stata in pena per me e non fu l'unica. Lei e mio padre non erano venuti a cercarmi solo grazie alle continue rassicurazioni di Phil.

Raccontai della permanenza immaginaria alla residenza estiva del Conte – di come avevamo imparato a conoscerci, delle nostre passeggiate altrettanto immaginarie – cercando di rimanere sul vago e allo stesso tempo di essere più veritiera che potevo.

Li lasciai decisamente sconvolti. Non riuscivano a spiegarsi una simile tranquillità da parte mia.

Clare venne a trovarmi non appena saputo del mio arrivo. Mi dispiacque mentire anche a lei ma dovetti farlo.

Il sentimento di gelosia nei suoi confronti era svanito. Il pensiero a malapena mi sfiorò. Fui felice di rivederla.

Scoprii che MacBean mi aveva cercato ma fortunatamente era tornato nelle sue terre per non ripresentarsi a breve. La mia permanenza fu molto più piacevole di quanto non lo fosse mai stata.

Dopo quattro giorni, finalmente, annunciai di aver nuovamente accettato l'invito del Conte, questa volta per visitare uno dei suoi castelli non molto lontano.

Lo raggiunsi nel pomeriggio, in un'attesa snervante.

Fu così bello ritrovarsi.

Con mio grande sollievo Argo stava meglio; era riuscito perfino ad alzarsi, anche se per poco. Lo coccolammo a lungo, se lo meritava. Confidai a Will i timori dell'ultima volta in cui ci eravamo visti ma ancora mi rassicurò. Forse ero semplicemente io a inventarmi tutto, forse non ero abituata a sentirmi così felice.

Dopo cena Brigid si sarebbe recata a casa di un'amica per via del padre malato e, vista l'ora tarda, avrebbe passato la notte da lei. Come a confermare quanto detto, poco dopo vedemmo delle luci avvicinarsi nel prato buio: era il gruppo di compaesane venuto per scortare la padrona di casa. Avevamo concordato che momentaneamente non fosse il caso di farmi notare. Inoltre non avevo proprio voglia di dare spiegazioni né di intrattenermi con estranei, perciò mi rinchiusi in camera con Silveria mentre le donne venivano invitate ad entrare.

Erano cinque o sei a giudicare dalle voci. La loro attenzione era incentrata su Argo. Brigid mentì dicendo di esserselo visto arrivare a casa in quelle condizioni, probabilmente vittima di un cacciatore. Fu uno degli argomenti principali.

Prestai molta attenzione quando tra il chiacchiericcio udii Will abbastanza vicino dire: «Grazie, Rosy, per il formaggio e la trapunta. Non dovevate».

Rosy?

Gli rispose una voce giovane, tanto femminile quanto leziosa.

«Visto quello che tua madre sta facendo per noi, ci è sembrato il minimo».

Si avvicinò qualcun altro.

«Volevamo portare di più ma Brigid dice sempre che non vi manca nulla», s'intromise la nuova arrivata dalla voce altrettanto giovane e vezzosa.

«Se c'è qualcosa che posso fare...», continuò la prima ragazza, «dimmelo... Sono in debito e sarebbe un piacere».

«Lo stesso vale per me», aggiunse l'altra in un tono che mi parve spudoratamente malizioso.

E queste chi erano? Sarei voluta uscire per vederle in faccia!

La gelosia tornò a colpire, pungente.

Conversò educatamente fino a quando la comitiva partì e nella stanza regnò la quiete.

Eravamo rimasti io e lui. Da soli.

Due lievi colpetti alla porta.

«Vivian», mormorò la mia voce preferita. «Via libera».

Ci accoccolammo davanti al camino, sul nuovo e comodo divano che aveva realizzato per "schiarirsi la mente dai pensieri" – così mi aveva detto. Argo e Silveria sonnecchiavano tranquilli ai nostri piedi, perennemente vicini.

«Chi è Rosy?», chiesi a un certo punto, cercando di apparire indifferente mentre fissavo la fiamma guizzante senza vederla. Sentii il suo sguardo addosso.

«Una mia amica».

Di nuovo, il momento in cui si era fermato a parlare con la donna a me sconosciuta per la festa di Bealltuinn popolò i miei pensieri.

«Anche la sua amica è una tua amica?», ribattei più aspra di quanto volessi. Addio indifferenza.

Lo trovai che mi osservava con la strana luce negli occhi e il sorriso trattenuto sulle labbra...

«Non guardarmi così», lo ammonii. Non riuscivo a rimanere lucida quando faceva in quel modo. In più si stava prendendo gioco di me. Sbuffai.

È possibile amare una persona e nel contempo detestarla?

Oltre il tempo - Parte seconda - Vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora