Capitolo 16. Audacia

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«È tardi. Non siamo arrivati nemmeno a metà della metà», commentò con il mezzo sorriso stiracchiato.

Aveva trascorso la maggior parte del tempo a spiegare per farmi comprendere ma quel che avevamo letto mi era piaciuto moltissimo. Tutto ciò che riguardava il suo mondo fantastico mi affascinava a dir poco. Non avrei mai smesso di ascoltare.

«Domani possiamo continuare a leggerla?», chiesi speranzosa.

Il suo sorriso si allargò. «Sì. È piaciuto anche a me». Mi baciò sulla fronte e spense l'oggetto rimettendoselo in tasca. Le immagini che aveva ingrandito per soddisfare la mia curiosità – immagini di pianeti rotondi, "aerei" e tante altre cose incredibili e sconosciute che non avrei neanche saputo nominare – sparirono all'istante.

Tutto tornò alla normalità. Silveria e Argo non si erano mossi. Rimanemmo abbracciati e ascoltai il suo respiro, finalmente felice dopo una vita. Che sensazione meravigliosa.

Solo chi ha sofferto a lungo può apprezzare davvero la felicità. E io l'apprezzavo.

«Vivian?».

«Sì?».

«Hai ancora paura di me?», domandò in tono leggero, ma sapevo che in verità era serio.

«Mi sembra tutto un sogno. Ma no. Non ho più paura di te». Ci riflettei un attimo su. «Phil aveva ragione: sei diverso da tutti gli altri».

Passò un altro momento di silenzio scandito solo dai nostri respiri tranquilli. Ero appagata.

«Non avevo mai fermato una freccia», mormorò con voce bassa, a sorpresa. «Mai».

Se avessi avuto le orecchie come Silveria le avrei drizzate. Aspettai, con il fiato sospeso, che proseguisse.

«Ma quando mi sono affacciato in quella radura e ho visto... te, indifesa, sola contro quei maledetti...» – strinse i denti – «a dire il vero non sono riuscito a pensare. Tutto ciò che volevo era fermare quel dardo prima che ti colpisse, non ho desiderato altro al mondo in quel momento. Ma è stato un miracolo che sia riuscito a farlo».

Sospirò e sentii la paura che aveva avuto di perdermi da come mi strinse a sé. Ricambiai l'abbraccio con affetto sincero e profondo, felice che anche lui stesse bene.

Poteva farmi ciò che voleva. Se mi avesse chiesto di sposarlo non avrei avuto esitazione. Volevo stare con lui e, a quanto pareva, lui voleva stare con me. Non c'era motivo per cui non avremmo dovuto iniziare una nuova vita insieme.

Lieta per quella consapevolezza, mi allungai per accarezzargli il volto e assaporarne ogni dettaglio; poi, avvicinai le labbra alle sue.

Fu un bacio lento, molto lento, dolce... ma pian piano divenne più appassionato mentre le nostre mani cercavano avide il viso dell'altro. Ci stringemmo a vicenda.

Lo desideravo da morire. Non volevo altro uomo al mondo e, per come stavano procedendo le cose, dubitavo fortemente che avrei mai desiderato un altro. Anzi, ne ero certa.

Mi allontanai da lui, cogliendolo visibilmente di sorpresa, e – con un'audacia che stupì anche la sottoscritta – iniziai a slacciarmi la veste, lentamente ma con decisione, ignorando il tremolio che mi percorreva.

«Che stai facendo?».

Mi fece sorridere, dandomi coraggio per proseguire nel mio intento.

«Ti regalo la cosa più preziosa che possiedo». Lasciai che l'indumento scivolasse a terra con un lieve fruscio, rimanendo nella leggera sottoveste di lino chiaro. «Me stessa».

Rimase a fissarmi, sbigottito.

Impossibile descrivere le emozioni potenti che agitavano il mio cuore. Inoltre non sapevo bene come comportarmi, non avevo mai avuto quel genere di esperienza. Incapace di continuare, gli strinsi la mano. Ci guardammo intensamente.

Dio, quanto l'amavo.

Riuscii a far scorrere le dita sul suo petto morbido e caldo, accarezzandolo. Mi avvicinai.

«Vivian», sospirò con voce vellutata quando fui a un palmo dalle sue labbra. Prima che potesse aggiungere altro, lo baciai ancora.

Il suo respiro mi diede le vertigini, facendomi perdere quasi immediatamente la lucidità. Le sue braccia tornarono ad avvolgermi sempre più calde, o almeno così le percepivo.

Tracciò con la mano un percorso infuocato sul mio corpo, dalla nuca fino alla base della schiena, e rabbrividii. Ma il freddo non sapevo neanche cosa fosse in quel momento.

Insisté, baciandomi ancora, ancora, con passione crescente quanto disarmante.

Il mio cuore prese il volo quando si spostò di lato, spingendomi sotto di sé, adattando la posizione per permettere ai nostri corpi di aderire insieme, senza smettere di premere le sue labbra inenarrabili sulle mie.

Oltre il tempo - Parte seconda - Vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora